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mercoledì 3 maggio 2017

Finiti gli argomenti si chiama violenza

Non vorrei dedicarmi a questioni troppo "cittadine", nel senso che quando ho iniziato a scrivere in questo sito, ho cercato di dargli un respiro quanto più nazionale/internazionale e universale possibile.

Mi trovo però davanti alla profonda delusione e sincero sgomento, nel vedere un sindaco, Virginio Merola, e una giunta, paradossalmente figli di un partito ereditario senza merito della sinistra storica, che, senza un piano specifico, senza esigenze di alcun tipo, minacciano di gomberare uno spazio storico difeso, amato e protetto da chi lo frequenta, lo conosce e a modo suo lo abita, connotandosi come uno dei punti sociali più politicamente attivi, culturalmente fertili e socialmente utili della città di Bologna, città paradossalmente ereditiera di un passato di controcultura di cui si fa ampiamente vanto, di cinema, poesia, politica e sinistra storica. 
Città che da sempre vive la propria ricchezza in bilico tra la borghesia e la cultura, che salva la propria anima bottegaia con una spinta fermentata di socialità, attirata e alimentata dal mondo universitario che volente o nolente genera una più viva cultura dal basso, viva proprio perchè nata da se stessa, da una necessità propria e priva quindi della benedizione delle istituzioni.

Sotto: unica foto dell'assemblea pubblica del 9 Aprile con Bruna Gambarelli (macchia rossa in occhiali da sole a sinistra), Daniele Ara (macchia blu con occhiali da sole alla sua destra) e Matteo Lepore (macchia grigia sotto il CE dello striscione alle spalle)

Sono senza parole dal pensare che sia passato inosservato dai media cittadini, tranne che su Radio città del capo e Zic, il fatto che Matteo Lepore, Bruna Gambarelli e Daniele Ara siano effettivamente andati ad un incontro pubblico il 9 Aprile dentro lo spazio pubblico autogestito XM24, sono senza parole dal pensare che i giornalisti ci fossero ma abbiano evitato accuratamente di parlarne, mentre ogni giorno sappiamo anche cosa alcuni esperti pensino possa aver sognato Igor il killer della bassa padana annoiata e perennemente spaventata.
Sono senza parole che non abbiano parlato dei discorsi vaghi e propositivi ma senza certezze di Lepore, dell'imbarazzante mutismo dell'assessora alla cultura Bruna Gambarelli, a confermare la vacuità del proprio ruolo incapace di difendere qualcosa che non faccia pubblicità alla giunta, alla inutile e spavalda aggressività di Daniele Ara che ha cercato con scarso successo di fare revisionismo storico sulla convenzione, i dialoganti e i progetti, azzittito da cittadini che hanno saputo rispondergli senza rabbia, ma così bene che non ha più fatto un solo intervento. 
Un incontro che si è tenuto tutto tra realtà diverse, compreso XM24 da un lato e diciamocelo, solo Lepore, dall'altro, davanti a chiunque volesse partecipare.

Sono senza parole dal pensare che, oltre al soffrire una inutile, non necessaria, non spiegabile spada di Damocle, a chi vive questo spazio, si dica anche che sia per il bene di quei 300 cittadini che hanno posto firme (non convalidate, guidate da Mazzanti, un politico che sulla questione, all'italiana maniera, è tristemente in conflitto di interesse), che si è parlato di sgombero.

Se questo fosse vero, se abitassi in Piazza Verdi mi arrabbierei non poco, se abitassi di fianco allo stadio, dove gli Ultras senza fare attività culturali/sociali e affini continuano a fare feste fino a mattina inoltrata con tanto di raccolte firme dei cittadini limitrofi, che tanto visto che l'area non è punto di interesse economico, vengono bellamente ignorati, mi arrabbierei non poco, se fossi un abitante dell'area intorno piazza dei Martiri, dove ci sono, solo nella piazza due centri slot e un bar con sala slot (una sola piazza) e questo viene considerato accettabile, mi arrabbierei non poco, se fossi un abitante della trilogia navile, ma non chi l'ha promossa, e mi ritrovassi a vedere una giunta così impegnata in una cosa così stupida che ha cavalcato le mie due lamentele per giustificare il proprio nulla progettuale e poi si è dimenticato di me mentre io mi trovo in un complesso fantasma, mi arrabbierei non poco, se fossi uno di bartleby, atlantide o la consultoria femminista, sgomberati per necessità di utilizzo degli spazi, e poi invece lasciati per anni vuoti e murati, perchè non sia mai che qualcuno ci faccia qualcosa, mi arrabbierei non poco.


Io, come cittadina, mi arrabbierei non poco all'idea che un sindaco, e una giunta, si permettano di essere così incuranti di quello che chiede una grossa fetta di città, tra l'altro in cambio di nulla, mi arrabbierei all'idea di un governo cittadino che si permetta di portare avanti scelte economiche sopra quelle sociali, che si permetta di ignorare personalità intelligenti, analisi e fatti portati da una moltitudine variegata di individui, mi arrabbierei anche se di quello spazio e quella vicenda non me ne fregasse nulla, perchè mi sentirei tradita dal fatto che un sindaco stia deliberatamente agendo contro l'interesse e le richieste fatte a gran voce e con una sequela di argomentazioni fatte lucidamente e valide, dei suoi cittadini, e questo, a prescindere dal prendere posizione o meno sulla vicenda specifica, non è assolutamente accettabile. 

Saper fare politica non dovrebbe essere fare interessi economici a breve termine per rattoppare errori fatti, traumatizzare il tessuto sociale, consolidato e fertile dei cittadini, non dovrebbe essere prendere per buona la salienza dei cittadini arrabbiati senza argomentazioni, ma la realtà dei fatti analizzati lucidamente, e questa giunta sembra non essere volutamente in grado di farlo.
Una città come Bologna epurata del suo tessuto spontaneo è una città vetrina e morta, ci sono stati sindaci incompetenti in passato, ma sindaci così apertamente distruttivi dello spirito complesso e non per questo meno armonico di una città che è viva, ancora non erano arrivati.

E quei cittadini che abitano lo spazio? Di quelli che lo stanno sostenendo? Loro chi sono? 
Di quelli nemmeno se ne è parlato, di Milena Magnani, di Wu Ming, di Venti pietre, di Campi aperti, di individui che non vantano un nome famoso ma che brulicano nella città.
Le rare volte in cui li si descrive essi, in particolare quelli che non godono di una fama che li preceda, perdono automaticamente la connotazione tridimensionale di cittadini, residenti, lavoratori, e diventano unicamente antagonisti, attivisti, giovani ecc....

Banalità. Categorizzazioni riducenti che servono a creare un immaginario preciso, a distruggere l'interlocutore, ad abbassare il livello dell'interazione.

Facile parlare dei giovani e degli attivisti, perchè ai più sembrano qualcosa di lontano dal quotidiano che fatica, che soffre le tasse, le cattive amministrazioni e la criminalità, gli antagonisti e gli attivisti sono mentalmente rigettati nel fondo della società, mentre per i giovani si sa, quando si parla di "giovani" si parla o di promesse del futuro, o di persone che tutto sommato non sono dei pieni responsabili, i giovani non sanno bene cosa vogliono, non sono lucidi, hanno passioni temporanee e passeggere, non si mantengono, non costruiscono la società con le loro spalle, sono labili, e così insieme agli attivisti sono degli idealisti scansafatiche, sono lontani dalle esigenze del quotidiano di chi lavora, ha famiglia ecc.... in pratica, giovani e attivisti/antagonisti sono lantani da chi, nell'immaginario collettivo, merita di avere voce in capitolo sulla città.

Ma il 9 aprile, giornalisti che c'erano, le persone che si muovono nello spazio, lo sanno che lì non erano solo i giovani, non erano attivisti bidimensionali da immagine iconografica, questi mostri ridotti a macchietta che tutti immaginano solo felpe nere col cappuccio, volto coperto, sguardo truce e magari spranghe e caschi, stile black block. Come coniughino nella loro mente questa immagine con quella dei progetti, eventi e laboratori che vivono lo spazio pubblico autogestito in questione, è molto difficile da capire, ma del resto si parla anche di immigrati che rubano il lavoro e non hanno voglia di lavorare.

Lo sanno i politici e i giornalisti che ognuna di quelle persone è una e più ruoli, è complessa e sfaccettata come ognuno dei votanti, ognuno dei cittadini.
C'erano studenti, ma anche professori universitari, c'erano anziani, c'erano adulti, c'erano bambini, e c'erano quelli con la felpa col cappuccio, e quelli coi tatuaggi e quelli in camicia, e quelli che del vestirsi non fanno nessuna bandiera, e c'erano le signore energiche, e le ragazze e i ragazzi, e gli stranieri e gli italiani e le madri e i padri e i figli.

(nella foto in basso l'assemblea dell'8 febbraio, la prima assemblea pubblica dopo l'avviso di sfratto)


Gira in queste ore, un appello scritto da persone di rilievo del mondo culturale bolognese, sottoscritto da persone diverse, con motivazioni diverse, basterebbe leggerle per smettere di ridurli a una categoria sola e descrivibile come se fosse una persona sola.
Ci sono professori, ci sono scrittori, comuni cittadini, stranieri, ricercatori, insegnanti, fotografi, artisti, studiosi, altri lavoratori, ragazzi.
Troverete come ho detto, anche qualche motivazione, una delle parole più comuni è che quello spazio, che è XM24 è casa, ma anche che è ricchezza, troverete tantissimo la parola amare e suoi sinonimi, troverete metafore, astrazioni per rappresentare in poche righe l'attaccamento di queste persone.

Io invece non ho parole per un sindaco e una giunta che vogliano fare un atto di forza ingiustificato sulla propria cittadinanza che evidentemente riconosce il valore di quella realtà, che la trattiene, la vuole, se ne sente parte, ci si aggrappa, e che sta parlando, sta chiedendo, con tante modalità, e molto più intensamente che con le 300 firme di rabbia e parole spese di persone che avevano dubbi ma nemmeno c'erano mai stati, ma con molte parole di amore, per tenersi uno spazio pubblico, qualcosa che è palesemente utile, riconosciuto da più fronti, da più umanità.
Non capisco sinceramente perchè fare un torto ai propri cittadini, non capisco, a questo punto in cui nemmeno si sa cosa farne di questo spazio (e anche sapendolo ora sarebbe ridicolo visto che lo si voleva sgomberare per una casermama poi la caserma è saltata, ma forse prima ancora era una casa della letteratura, ora, e questo, a mio avviso, rasenta il tragicomico, per una casa delle associazioni, ma non è che si sia convinti, anche perchè non so magari era per metterci una ciclofficina popolare, una palestra, un orto, una scuola italiano migranti, un punto di dibattito pubblico? Come si spiega a chi si sta opponendo che quelle cose già ci sono e funzionano senza fondi? Come si giustifica? Quanto può cadere la faccia dei politici pur di andare avanti come i muli?)
Non si capisce, a questo punto, se è una specie di dispetto, un capriccio o una fissazione, ma questo sarebbe in fondo, un punto di vista da commedia all'italiana, nella realtà, questa azione di forza ingiustificata, questo mutismo contro una categoria intera di popolazione, solidale, sociale, inizia ad avere sempre più i contorni di una violenza, questa minaccia di sgombero, perchè banalmente è uno sgombero, che come dimostrato dai vari cambi e dai motivi detti, modificati, smontati pubblicamente, non avrebbe più un solo valido motivo di essere realizzato.
Perchè se lo si stesse facendo per i cittadini, allora è evidentemente un errore visto che i cittadini si stanno ampiamente esprimendo in più forme.
Perchè se lo si stesse facendo per necessità di luoghi, basterebbero tutti quelli già vuoti e murati ancora in attesa di essere usati per definirlo evidentemente falso, ma anche non volendo usare questo motivo, allora basta vedere i cambi fatti sulla sua destinazione, per definirlo ormai chiaramente falso.
Perchè lo si sta facendo? Per interessi economici? Per cercare di tirare per i capelli le aziende a investire sulla fine del tragico progetto della Trilogia Navile cara a Mazzanti e a Merola che sta lì dietro lo spazio, perennemente incompiuta? Perchè il comune deve supplicare il privato per concluderlo?
Allora noi, cittadini, abitanti, fruitori di uno spazio pubblico dobbiamo pagare quante volte questo errore?
Una in moneta, una in abbrutimento del paesaggio (perchè diciamolo, ora c'è un'area brutta, incompiuta e inutile fatta di palazzoni che coprono pure San Luca) ma soprattutto una in spazio vitale, partecipazione, stimoli e socialità?
Paola Bonora (geografa) ha dato una sua interpretazione non molto lontana dall'articolo comparso  su questo blog all'inizio di tutta questa vicenda, che è molto esplicativa e che vi invito a leggere.


Questo è l'appello nella sezione sottoscrizioni troverete anche più e più motivazioni che forse rendono meglio un'idea di quello che è quel posto, almeno ne parla chi lo conosce, molto più di quanto non lo facciano la stampa o i politici. 

Troverete nomi e cognomi e ruoli, visto che per qualcuno è importante fare delle distinzioni tra cittadini di merito e non.

sabato 4 febbraio 2017

Il Re è nudo - il contesto e i fatti sulla richiesta di sgombero a XM24

"Il Re è nudo!" Grida il bambino della favola di Andersen, il bambino è quello che vede ciò che tutti vedono ma crede anche sia il caso di dirlo e non si fida ciecamente del suo Re, il ciambellano è quello che continua la finzione.
Questa è la favola dei vestiti nuovi dell'imperatore, una favola che andrebbe raccontata e perpetrata, che ci dice che non tutto quello che viene millantato e detto da un leader è vero, e che un leader ha bisogno, per il bene della sua stessa popolazione, di qualcuno che sappia andargli contro.

Una storia che è difficile da raccontare in questi tempi, perchè il "Re è nudo!" che lo gridino in pochi o tanti, è difficile sentirli, troppe variabili, troppe maschere, troppi filtri mediatici, troppi elementi che passano sotto il tavolo mentre si grida di qualcosa di meno importante. 
La realtà, soprattutto di questa storia, di quella dello spazio sociale XM24 e dell'avviso di sgombero entro il 30 Giugno 2017 intimato dal comune via mail è complessa, facilmente strumentalizzabile, dicotomizzabile, la provo a riportare in un quadro più ampio dei singoli fatti di questi giorni in un driblaggio di notizie modificate, falsità e dichiarazioni casuali, e altri elementi che sembravano non c'entrare niente ma se li metti in fila qualche dubbio viene.
Vi riporto la storia e il contesto in cui si sta decidendo il destino di uno spazio storico, vivo, anche non sempre perfetto ma sociale come l'XM24 sito in via fioravanti 24 a Bologna.

I protagonisti:
XM24: spazio sociale autogestito nel quartiere della Bolognina, situato nell'ex mercato ortofrutticolo, locale dato da Guazzaloca nel 2002 dopo il minimo di lavori richiesti per renderlo frequentabile al costo di 200.000 euro. In convenzione dal 2013, scaduta al 31 dicembre 2016
Virginio Merola: ex assessore all'urbanistica sotto la giunta Cofferati, Sindaco per il secondo mandato del comune di Bologna
Claudio Mazzanti: ex presidente di quartiere della Bolognina, attuale presidente del gruppo consiliare del pd di Bologna, promotore del progetto fallimentare (due volte) trilogia Navile, proprietario di un appartamento nel suddetto progetto, marito di una dei direttivi di Acer
Bruna Gambarelli: assessora alla cultura della giunta Merola
Daniele Ara: presidente di quartiere della Bolognina


2011 - Parte ufficialmente la costruzione della trilogia navile, un progetto di edilizia faraonico nella Bolognina, promosso dall'ancora prima assessore all'urbanistica Virginio Merola, con l'intento di creare inizialmente un progetto di edilizia popolare che si trasforma poi in un progetto molto diverso ( con appartamenti anche da 4000 euro al mq) e che fallisce due volte,(rispettivamente Valdadige, Coop Costruzioni)  richiedendo infine ingenti iniezioni di fondi pubblici, per 3 milioni di euro, nel tentativo di salvataggio. 
Il  progetto è tuttora a metà, dopo l'inaugurazione dello studentato nel 2013, con cavi sporgenti, palazzi incompiuti e da anni macerati alle intemperie. 
Alcuni, tra quelli compiuti, sono stati venduti, tra questi, in uno abita Claudio Mazzanti.


Nel 2013, il Comune decide di abbattere uno dei muri dell'XM24 per far passare la rotonda e la strada che collegano il nuovo progetto trilogia navile, partono una serie di tavoli e iniziative da parte dello spazio per non far abbattere il muro che lo priverebbe della palestra e della cucina, Blu supporta con un'opera di street art sul suddetto muro, si schierano a favore partecipando a serate all'interno dello spazio: Wu Ming 4, Freak Antoni, Mara Redighieri, Pino Cacucci e altri in una campagna chiamata "Battaglia per XM24, la realtà non è rotonda", lo spazio chiede infine il consulto a uno studio di architetti romano che fornisce una proposta alternativa (in risposta alla impossibilità di realizzare tecnicamente un qualsiasi progetto alternativo, forinto dal Comune di Bologna, che consentisse  mantenere il muro senza rinunciare a una pista ciclabile, elemento molto discusso sui giornali locali). Il progetto funziona, il muro resta su, la rotonda e la strada e la ciclabile vengono costruiti e attualmente abbiamo infatti muro, ciclabile e rotonda.

Tre anni di convenzione passano fra laboratori gratuiti, assemblee, feste in quartiere, feste di autofinanziamento (anche contestate). I laboratori crescono, le persone continuano o riprendono a frequentare uno spazio che grazie alla campagna ha goduto di una più visibilità, accrescendo il proprio afflusso, e arriva ai suoi 15 anni di attività.

Nel Gennaio 2017 il Comune decide di sostituire lo spazio sociale XM24 con una caserma per motivi di sicurezza in Bolognina, ricordiamo che il quartiere ha i seguenti problemi di sicurezza:
- spaccio e uso di droghe
- furti e spaccate di negozi (che si manifestano anche in via Murri e Mazzini nel quartiere Savena ma la reazione del sindaco non è stata affatto quella di infilarci polizia, e forse perchè le caserme già ci sono e non cambia poi granchè)
- povertà
- degrado urbano
Problemi riscontrati in Bolognina, non necessariamente nella singola via dello spazio sociale autogestito XM24.

Curiosamente, non vengono sgomberati la SNAI, affollata a tutte le ore, non vengono tolte le slot machine dai bar, affollate a tutte le ore, nonostante normalmente non sia una bella accoppiata quartiere problematico e slot machine, ma questa giunta non sembra molto interessata a toccare quello che porta soldi, non importa come.

XM24 soldi non ne porta a nessuno purtroppo, le attività sono gratuite.

Le motivazioni di una scelta sociologicamente piuttosto discutibile sono le seguenti: gli attivisti dello spazio sono considerati dal Sindaco come "asociali", termine piuttosto utilizzato storicamente nel motivare la distruzione e l'allontanamento di ciò che da semplicemente fastidio (vedi, le lesbiche considerate come asociali nel periodo nazista), in questo caso è molto difficile dirlo di un posto che solo per tenere su un muro ha raccolto nel vicino 2013 i nomi della cultura bolognese e non, e da cui passano tantissime associazioni, spazi sociali, persone singole, basta leggere la relazione sugli ultimi 3 anni cioè quelli convenzionati per avere un'idea, ma basta anche solo andarci visto che gli orari delle attività sono pubblici sul sito, altra motivazione, sono stati lenti a rispondere nel tavolo portato avanti da Bruna Gambarelli. 

Ma facciamo due conti, l'incontro di partenza per il rinnovo convenzione è stato il 28 novembre tra XM24 e assessora alla cultura Bruna Gambarelli presso la sede del comune in piazza maggiore, a questo incontro, l'assessora spiega che i punti che bloccano da parte del comune il rinnovo della convenzione con lo spazio, sono due: 
- articolo 8 della convenzione andrebbe rispettato meglio, ovvero, le serate, e la pulizia dell'area circostante, anche da vetri (che non vengono venduti nello spazio ma sono ritirati anche quando portati da fuori) soprattutto il permanere degli avventori nel quartiere a oltranza in strada, bevendo anche nei locali in zona creano problemi, quali manovre propone lo spazio per risolvere? si prenda il tempo per rispondere e fissare un nuovo incontro
- relazione triennale da fornire sulle attività, più precisa di quella già mandata come documento tecnico poco tempo prima in vista di una commissione richiesta sullo spazio XM24, nello specifico vengono richiesti più dati sul quantitativo di persone e sulle specifiche attività - si prenda il tempo per rispondere

Nei primi di gennaio lo spazio richiede un incontro all'assessora per discutere le proposte e consegnare la relazione, l'assessora non risponde (come del resto non sta rispondendo a Vag61 già da un bel po', nonostante la convenzione scaduta e i loro solleciti inascoltati).


Lo sgombero è stato lanciato il 31 gennaio via mail, ma con data 25 gennaio, lo stesso giorno, il 31 gennaio viene anche inviata la relazione via mail, è una coincidenza ironicamente disarmante.
Ma andiamo avanti.

Il 1 febbraio alla domanda su cosa verrà fatto al posto di XM24 il sindaco Merola, ex assessore all'urbanistica che insieme alla sua giunta ha operato una forzatura del limite di costruzione edilizia sul territorio imposto dalla regione al 3%, dichiara che lui lo sa ma non lo dice cosa si vuol fare, Ara, il presidente di quartiere, invece non lo sa proprio.

Il 2 febbraio mattina i giornali già riportano una dichiarazione di Merola sul sostituire lo spazio con una caserma, un piano scritto di cui era già stato mandata una proposta di progetto al ministero apposito. 

Ora la Gambarelli parla di un peccato perchè è stata un'occasione mancata per portare avanti l'esperienza XM24, Merola parla di asocialità degli attivisti e non disponibilità.

Anche volendo attribuire a uno spazio sociale la colpa di una non velocità nel riorganizzare proposte di gestione delle serate e stilare una relazione triennale, diventa difficile non vedere delle forti incongruenze, incongruenze che di fatto minano fortemente la veridicità di quello che dice un sindaco e di quello che porta avanti la sua giunta, in particolare incarnati nell'assessora alla cultura Bruna Gambarelli. Perchè leggendo la relazione si nota che non manca una socialità dello spazio, vedendo i comunicati di difesa e le citazioni dell'ultimo periodo venute da Baum, Elastico, Labàs, Wu Ming ecc... è difficile, anche non conoscendo affatto la realtà XM24, poterla descrivere come qualcosa di asociale, e la questione tempistiche decisamente non torna, parliamo di un mese e qualche giorno di progettazione con in mezzo le festività natalizie, difficile pensare che questo porti a uno sgombero e ad una sostituzione con una caserma. 
Semplicemente questa sequenza non ha una logica anche volendocela cercare.

Un Sindaco Merola o ancora imberbe assessore all'urbanistica (che nel caso non si fosse notato è il ruolo su cui gioca tutta la politica Meroliana) che vogliamo ricordare da quando è presente nelle giunte a Bologna ha:
- costruito una nuova sede comunale
- avviato la modifica della stazione centrale e piazze medaglie d'oro
- proposto e messo in avvio il passante di mezzo (con una buffa idea di urbanistica partecipata in cui le persone sono chiamate ad esprimersi senza che le idee vengano effettivamente messe in atto)
- avviato i lavori del cinema massimo
- creato, sostenuto e avviato la trilogia navile, progetto che include anche il famoso sottopassaggio non utilizzato, progetto improbabilmente difficile da capire visto il contesto sociale e il tessuto urbano che è fallito due volte impiegando anche soldi pubblici
- sgombera atlantide (tuttora vuoto)
- sgombera bartleby (tuttora vuoto)
- non si presenta agli sgomberi effettuati dalla questura delle occupazioni abitative avviate dalla questura di via de Maria e ex Telecom
- manda un avviso di sgombero a xm24
- si propone per l'expo degli orti (come sappiamo tutti, questi eventi di grosso calibro significano altre costruzioni, rimodernamenti ecc...)
- vende i palazzi acer per costruirne di nuovi nonostante le emergenze abitative che avrebbero richiesto quantomeno delle residenze di transizione per de maria, gandusio, ex telecom (alcuni di questi palazzi sono pronti, invenduti dal 2013, e ristrutturati di fronte all'XM24, nello specifico in via Bolognese).

Sarebbe quantomeno interessante osservare il piano di ammortizzamento di questi progetti, fare qualche confronto sugli investimenti edilizi delle città e il loro seguito.

Sarebbe anche interessante chiedersi quanto sia giusto che un politico come Mazzanti, promotore del progetto fallimentare della trilogia navile rimasto tuttora incompiuto e di cui recentemente, durante la "bomba sgombero XM24" sia stata cambiata in sordina la data di completamento lavori di un anno in avanti (2018), la cui moglie è nel direttivo dell'Acer, e che vive in uno degli appartamenti dei nuovi fallimentari palazzoni della trilogia navile, possa essere il primo ad aver proposto di spostare l'XM24 e possa deliberare su questioni di questo tipo senza avere nessun tipo di conflitto di interesse.

Si parla infine dell'interesse dei cittadini nell'avere una caserma al posto dell'XM24, in un tam tam mediatico molto forte che già si respirava negli ultimi mesi, sostanzialmente da settembre portato avanti in primis dal Resto del Carlino, con articoli spesso discutibili ma che, anche non volendoci fare opinionismo riportarono notizie anche false (il Resto del Carlino poi non si è mai occupato di fare smentite su notizie fasulle quali soldi dati a XM24 dal Comune, bollette non pagate, nonostante la smentita dovuta che risultò come se niente fosse in articoli successivi dalla stessa assessora Gambarelli,  che sempre più appare come un personaggio che poco ha a che vedere con la cultura e molto con l'utilizzo strumentale di questo ruolo decisamente importante in primis per una città come Bologna, dove la cultura, quella vera, quella non fatta da conti di bilancio e rendimento degli immobili, si sta opponendo alle decisioni della sua testa istituzionale, a questo proposito è difficile non ripensare a quando Atlantide fu sgomberata lo stesso giorno in cui Ronchi, l'allora assessore alla cultura, doveva incontrare gli attivisti dello spazio per portare avanti la convenzione. L'assessora Gambarelli probabilmente è semplicemente incappata nella stessa fregatura, ma non vuole darlo a vedere.

In questo contesto così difficile per chi non segue ogni battuta al millesimo, in questo imbroglio di voci, pareri e portavoci, decisamente confuse, portate avanti in nome di cosa succede all'XM24, assurdamente da quelli che dentro l'XM24 non ci entrano mai, e non vivono in Bolognina, il Sindaco Merola, alle già citate motivazioni sulla scelta, parla di fare il bene dei cittadini che sicuramente vogliono una caserma al posto di uno spazio sociale, viene naturale chiedersi quali cittadini? 
Quelli, a quanto pare di serie B che frequentano lo spazio e non contano nonostante siano centinaia? 
Quelli che abitano in Bolognina che hanno parlato e scritto in diretta su Radio Città del Capo dicendo che fosse piuttosto assurdo mettere polizia in un quartiere già pieno di polizia, (infatti la Bolognina ha subito un incremento delle forze dell'ordine sempre più elevato negli ultimi mesi e basta girarci a piedi per scoprirlo) dove uno spazio sociale può dar fastidio per le serate ma nemmeno questo vale uno sgombero?

Aggiungerei che quando si parla di cultura, bisognerebbe anche chiedersi se cultura deve essere istituzionale, perchè cultura è anche qualcosa che dovrebbe, teoricamente essere libero dal condizionamento di chi le da fondi, ne controlla gli immobili e la sopravvivenza tramite bandi e convenzioni, dovrebbe di fatto essere in grado anche di criticare in modo comprensibile e creativo i propri regnanti, altrimenti non è che basta fare cose carine, dare spazi e stringere mani, perchè se questi poi non hanno nessuna possibilità di fare opposizioni senza rischiare la testa, parliamo di una cultura da vetrina, tanto valeva tenersi il Minculpop.

In questi giorni il re è nudo ma tutti guardano il foruncolo sulla faccia del bambino.

Per rispondere su cosa stia succedendo realmente in Bolognina, linko a questo articolo precedente.


venerdì 18 novembre 2016

La ri-qualificazione urbana spiegata attraverso il mio gatto.

Partiamo dalla parola: RIQUALIFICAZIONE.
Riqualificazione è una parola insidiosa perchè ha in se la promessa di qualcosa di più del semplice miglioramento, ha infatti al suo interno il dare per scontato che ci fosse prima una qualità più alta e allo stesso tempo che le variabili in gioco ora siano sinonimo di qualità bassa senza argomentazioni, semplicisticamente e dicotomicamente.

In qualche modo si insinua anche il concetto che ora c'è qualcosa o qualcuno che sta abbassando gli standard (e ovviamente non siamo noi) e in più che sia in qualche modo nostro diritto (e dovere) riportarli in alto, perchè è qualcosa che prima era e che ci è stato tolto.









Risultati immagini per gatto papillon


 (In foto: un gatto elegante e fotogenico a caso preso da internet)

La riqualificazione cittadina è il mantra politico del nostro tempo, riqualificare i quartieri urbani, la vita dei cittadini, la viabilità, i palazzi antichi, gli spazi pubblici ecc...

Riqualificazione è un concetto forte perchè è apparentemente non invasivo, e anzi, è auto autorizzante di quelle che sono le azioni che comporta, è composto da un  ri - ovvero la ripetizione di qualcosa di preesistente (quindi se già c'era è accettabile) e quel qualcosa è la qualificazione quindi il miglioramento.

In pratica parlare di riqualificare è come il piede di un venditore nella porta.

La riqualificazione parte di solito infatti con l'idea che un quartiere sia in balia di degrado urbano e mancanza di ordine pubblico, quello che non si dice però è che spesso si confonde in linea di massima, il brutto e l'economicamente poco appetibile con il pericolo o lo sbagliato.

In un ragionamento così dicotomico, si riducono le variabili e si esclude automaticamente che il degrado e la mancanza di ordine pubblico vengano da dinamiche ben specifiche non riferite sicuramente a una questione di edilizia o di imbellettamento.


(in foto: il mio gatto che ha usato il tempo in cui ero fuori casa per spiegarmi cosa significa essere un fattore di degrado ambientale) 

Secondo il ragionamento che ciò che non capisco e mi sembra brutto sia anche sbagliato, anche il mio gatto forse andrebbe riqualificato.

Soprattutto con la bella stagione perchè perde l'equivalente di almeno altri tre gatti in pelo (sorprendendomi continuamente per il non essere ancora diventato calvo) e questo non è bello e non è funzionale e di sicuro non mi diverte.

Perchè onestamente diciamocela tutta, i gatti non sono i pelouche che amavamo da bambini, e non sono quei batuffoli carini sui video e spettacolari in foto, i gatti quando li hai ti accorgi che costano un botto in spese veterinarie, scoreggiano se mangiano il cibo sbagliato (e fanno di tutto per mangiare il cibo sbagliato), hanno abitudini igieniche discutibili diciamo, ribaltano tutto perchè magari si annoiano e nonostante ti guardino e quindi lo sanno cosa gli stai sbraitando, di sicuro non smettono di farsi le unghie sul divano finchè non sei effettivamente in grado di staccarceli un'unghia alla volta.

E insomma anche il mio gatto ha dei difetti, brutti, che abbrutiscono quello che mi circonda rispetto ai miei standard (sicuramente non ai suoi), che oltre alle cose che apprezzo di lui, mi fanno disperare ma ancora non mi fanno venir voglia di comprare un pelouche a forma di gatto che finge di respirare su un cuscino nonostante ne esista la possibilità

Perchè? 

Non sarebbe ancora meglio se il mio gatto non dovesse fare affatto i suoi bisogni ma fosse un pelouche con le palpebre semoventi su cui specchiare il mio affetto e ricevere conforto a comando alla fine di una dura giornata?

Sarebbe un mondo bellissimo quel mondo in cui del mio gatto non resterebbe altro che la sua buffa dolcezza telegenica. 

O forse, e io la penso così, sarebbe un mondo terribile, di certo molto pulito e preciso, fatto su misura per me ma morto, sterile, avrebbe tolto al mio gatto la sua capacità di essere qualcosa di diverso da me, di vitale e autonomo, non in funzione di me, che ancora non capisco e con cui devo in qualche modo adattarmi per interagire.

La realtà è che è perfetto solo qualcosa che non è vivo, bisogna farsene una ragione.

Ecco riqualificare spesso equivale proprio ad un riportare il mio gatto all'immaginario che ne avevo da bambina come di un perfetto pelouche, bello, dolce, la cui cacca puliva mia madre e quindi non era un mio problema, rispondente ai bisogni più immediati della mia giornata eppure drammaticamente sbagliato.

Questo perchè riqualificare è in realtà prendere qualcosa guardandolo dall'esterno, decidere che non ci piace perchè non è bello secondo i nostri canoni, che non ci intrattiene, che non ci fa venire voglia di viverci, che non ha le caratteristiche che calzano perfettamente sulle nostre esigenze di persone di un certo e specifico tipo cioè con un reddito che ci permette di svagarci potendo anche selezionare più elementi di svago più costosi dei più bassi a disposizione, magari anche solo per vedere com'è uno svago nuovo o seguire gli amici in uno che non ci piace, una medio alta cultura (indirizzata come tutte le culture su determinati frangenti), di media istruzione, che vanno a teatro, guardano concerti famosi, acquistano gelato di un certo tipo, apprezzano i ristoranti di un certo tipo e leggono libri di un certo tipo, guardano alcuni programmi e non altri, in linea di massima si coccolano con cose belle e sensorialmente stimolanti in orario non lavorativo.

(il video è un tratto preso da un episodio di south park dove si parla del nuovissimo quartiere gentrificato SODOSOPA, l'episodio affronta proprio questa tematica ovviamente nel modo in cui lo farebbe un cartone come South park, lo consiglio)

Guardiamo un posto e spesso anche solo perchè non lo conosciamo, è diverso dai nostri standard e ci sembra difficile da capire, diciamo che è sbagliato, ci fa paura, non va bene perchè magari ci sono delle persone che secondo la nostra idea di benessere non ci fanno sentire sicuri, magari anche solo perchè sono vestite male, povere, perchè ci sono cose che non rientrano nel concetto di buona società, esistono i drogati, i ragazzi problematici che ti lanciano i petardi da dietro gli angoli, gli immigrati che parlano solo nella loro lingua e quindi non ci fanno accedere anche indirettamente alla loro conversazione, cibi etnici ma in posti che non ci fanno venire voglia di entrarci e sentirci come in un viaggio ma piuttosto posti dove il cibo è anche buono ma i proprietari sono lenti e poco efficienti e parlano strano e i tavoli sono brutti e di plastica e le pareti di un arancione veramente brutto. 

Noi siamo quelli rappresentati dai media, dai centri commerciali, dalla cultura e da tutto quello che ci circonda e ci conferma ciò che è giusto essere e che tutto per essere giusto dovrebbe essere fatto per noi.

Più che di riqualificazione si potrebbe parlare di accessibilità a un target selettivo. 
Che poi è banalmente una colonizzazione. a livello urbano, e questo si chiama gentrificazione.


In piccoli interventi può essere davvero semplice qualificazione di aree, per esempio una piazza progettata negli anni '80 che non viene usata perchè i lampioni sono rotti e le panche pure, ha senso rimettere il tutto insieme con l'idea che sia utilizzato da chi lo utilizzerebbe.

In grossi interventi però il tutto cambia, si inizia infatti a cercare di modificare radicalmente il tessuto urbano, si inizia normalmente con l'inserire un elemento diverso, una sorta di cattedrale nel deserto come la trilogia navile un palesissimo esempio di inizio di gentrificazione narrato e venduto come una svolta, il sogno possibile, e poi da quel fatidico primo piede nella porta, si cerca di spostare quello che non è adatto a quella cattedrale che è diventata oramai il mostruoso punto di riferimento visivo, incluse le persone.

Di solito si utilizza la cultura come cuneo su cui incentrare i più grossi interventi iniziali, cioè, come un titolo nobiliare per la borghesia appena nata, una sorta di lasciapassare per l'opinione pubblica, inattaccabile, in grado di sostenere l'immagine della ri-qualificazione e di chi la opera, togliendo dignità di parola a chi si manifesterà contro. Si tratta quindi, non  più che di una effettiva qualificazione della vita del quartiere, ma di una più attenta colonizzazione esterna, estremamente strategica
Altri elementi tipici sono il richiamo ad un improvviso bisogno di sicurezza, la focalizzazione sul degrado e di un idealizzato decoro e del millantato ordine pubblico. (consiglio vivamente anche alla fine di questo articolo di leggere il link).

è marketing strategico.

E come per il marketing è tutta questione di guadagno, chi investe infatti deve guadagnarci. non perderci ne fare beneficenza, è importante questo passaggio perchè bisogna che sia chiaro il fatto che si tratti di una questione economica, che nelle gentrificazioni la cultura in realtà non centra niente, in realtà si invade un posto, ne si sconvolge l'equilibrio, lo si trasforma per il gusto di un pubblico più abbiente e poi lo si rivende, esattamente come un rebranding.

Il fascino di vivere in un quartiere popolare senza il popolare, ad un prezzo rialzato.
Se qualcuno è familiare con le politiche di economia di prodotto saprò che il rebranding o anche solo il branding di prodotto comporta un accettabile mark up sul prezzo di acquisto (vedi i prodotti apple vs machintosh).

Vale la stessa cosa per i quartieri.

Dovremmo, noi come quel pubblico a cui sono indirizzate le grandi gentrificazioni, così come cerchiamo di essere consapevoli che quello che acquistiamo a volte ha conseguenze dannose e quindi ci limitiamo, accettare che non tutto è su misura per noi, e che questo forse è anche quello che ci permette di essere vivi, innamorati, incuriositi rispetto alla realtà che ci circonda e che forse è anche molto meglio accettare il nostro ruolo di partecipanti vs attori di potere la cui unica capacità è scegliere tra alcune opzioni che si contendono il titolo di più appetibili.

Dobbiamo a volte ricordare che effettivamente tutto è fatto già abbastanza per noi, per raccontare noi, per rappresentare noi, per parlare a noi, intrattenere noi, divertire noi, commuovere noi, ma soprattutto far spendere soldi e tempo a noi, internet, i media, gli eventi, i cibi, i libri, tutto è fatto per noi che possiamo acquistarli proprio perchè è fatto per essere acquistato, ma non si può pensare che possa valere anche per la vita degli altri, delle case degli altri, dei quartieri di tutti, degli spazi di tutti solo per avere un posto nuovo dove andare, anzi dovremmo essere in grado di porci nuove domande che sicuramente è difficile farsi quando ti promettono un nuovo grosso parco giochi.

Come cittadini abbiamo delle responsabilità prima di tutto di essere consapevoli di quanta importanza diamo a noi stessi e quanto questo abbia senso, quanto abbia senso la realtà posta in modo dicotomico, quanto parliamo di quello che in realtà non conosciamo davvero.

Prima di decidere che qualcosa non va bene, innanzitutto dovremmo conoscerlo personalmente, e significa anche che dovremmo prenderci la responsabilità di non esercitare potere su tutto quello su cui possiamo farlo solo perchè possiamo, che ben venga che esista qualcosa che non è nostro, non ci appartiene, perchè ancora può stupirci ancora può farci crescere, e soprattutto perchè se anche così non fosse, non ci è dovuto tutto e non necessariamente qualcosa deve essere in relazione a noi.

Ho fiducia nel fatto che se siamo riusciti a fare tanto casino per il glutine e l'olio di palma al punto da far creare intere linee prive di questi prodotti praticamente essenziali per alcuni brand, possiamo affrontare con serenità anche un'esame di coscienza sulla gentrificazione e il nostro ruolo assolutamente attivo nella questione.

Vi lascio con una nota ironica e popolare, con questo bellissimo pezzo di True detective che parla di religione ma calza molto bene anche con la questione gentrificazione e che ci aiuta a riportarci al nostro essere parte e non protagonisti assoluti.

The ontological fallacy of expecting a light at the end of the tunnel, well, that’s what the preacher sells, same as a shrink. See, the preacher, he encourages your capacity for illusion. The he tells you it’s a fucking virtue. Always a buck to be had doing that, and it’s such a desperate sense of entitlement, isn’t it?
“Surely this is all for me. Me. Me, me, me. I, I. I’m so fucking important. I’m so fucking important, then, right?”
Fuck you!
Per i non angolofoni:
La falsità ontologica nell’aspettarsi una luce alla fine del tunnel, ecco ciò che vende il predicatore,
come uno strizzacervelli. Vedete, il predicatore incoraggia la vostra capacità di illusione. Poi vi dice che è una fottuta virtù.
Che c’è sempre una ricompensa. Ed è come se vi sentiste in diritto in modo disperato ad averla, no?
“Certo, tutto questo è per me. Me. Me, me, me. Io, io. Sono così fottutamente importante. Sono così fottutamente importante, giusto?”
Fanculo!

mercoledì 16 novembre 2016

Di comunità e di altri demoni

Oggi parliamo di comunità.
La comunità è un intreccio di legami funzionali e sussistenziali che producono capitale sociale, cos'è il capitale sociale?
In sociologia Coleman lo ha definito come uno stock di risorse, quali fiducia, supporto, normatività, informazioni e altro.
Non solo, il capitale sociale è qualcosa che riproduce se stesso a livello collettivo e di cui si può beneficiare individualmente, è in pratica,  il vicino che ti conosce e ti tiene i bambini senza chiederti soldi quando hai un'emergenza, è il fornaio che ti conosce e ti fa credito, è prendersi cura del giardino condominiale senza doverlo determinare come proprietà, creare un orto e condividerne i frutti.
è un potenziale che si esprime in forme diverse a livello di comunità.
Possiamo trovare molti tipi di creatori di questo capitale, appunto banalmente un condominio con buona comunicazione e progettualità condivisa, social streets, associazioni, orti comunali, centri sociali e così via.
Cosa succede quando l'attore che produce capitale sociale non segue una normativa standard ma al contempo produce un enorme quantitativo (se così si può dire) di capitale sociale?
Succede che nasce un conflitto di interessi a livello sociale, necessariamente esistono dei risvolti che non sono compatibili con l'idea di politica condivisa, in particolare questi attori non hanno la stessa possibilità di essere sotto controllo, ma nemmeno di essere manipolati dall'esterno.
Allo stesso tempo sono difficili da quantificare in termini di valore e quindi altamente strumentalizzabili.
Prendo il caso non a caso degli spazi pubblici autogestiti, ovvero spazi che si fondano sul rapporto di rispetto reciproco per quanto riguarda la gestione cioè autogestione, che non segue una gerarchia verticale, che si rifà al concetto di consenso e non al concetto di democrazia e che gestisce uno spazio in modo anomalo con concetti quasi utopistici ma realizzati, restando ovviamente dentro una società che per quanto propositiva in ambito sociale, si basa comunque sul capitale come scambio per l'ottenimento dei beni primari, come classificazione di quella che è definita performance (anche sul sociale) e che basa la propria centralità sulla gerarchia tra diversi esseri umani legittimata con la democrazia.

Breve parentesi di spiegazione, il consenso è letteralmente il trovare un accordo realmente condiviso, che richiede più tempo, partecipazione e discussione, ma che è un arrivare a una soluzione condivisa fra persone di uguale valore, non quindi un voto di rappresentanza che rende vincente la maggioranza, ma una partecipazione collettiva alle soluzioni. Questo per esempio significa che se una persona ha più amici di un'altra la sua idea non sarà comunque vincente solo perchè può mobilitare più voti per i motivi sbagliati, il tutto è aperto e discusso a voce tra le persone che sono obbligate a vedersi in faccia e a riconoscere la paternità delle proprie scelte o argomentazioni.

Tornando agli spazi pubblici autogestiti, come questi possono trovare spazio all'interno di una società?
E perchè dovrebbero trovarlo?
Come è molto semplice, parlando di spazi senza autoreddito (ossia che sono composte da singoli che non guadagnano dalle attività che svolgono), la sopravvivenza sarà legata a:
  • Valore sociale delle iniziative: che generano circolarità all'interno dello spazio, motivazione a continuare le iniziative, supporto dei partecipanti
  • Rapporti positivi e buona comunicazione con il sitema esterno soprattutto di vicinato: per permettere uno scambio e mantenere le attività all'interno del quadro fisico di riferimento
  • Partecipazione dei frequentanti: che producono le attività senza uno scambio monetario
  • Esistenza e condivisione di valori interni: che mantengano la struttura comune nel tempo anche a fronte di diversità individuali
  • Sostegni monetari: per quelli che sono i beni primari inderogabili quali elettricità, luce, gas e altro a seconda del tipo di attività svolte
Se uno di questi fattori viene a mancare il sistema seppur positivo rischia il collasso interno o di essere estirpato dall'esterno come qualcosa di estraneo.
Questo perchè si tratta di suo già di un parasistema, un non luogo rispetto alla legislazione, alla politica e al sistema economico.
Questo significa che spesso anche le attività più complesse e migliori si trovano a far fronte a difficoltà sostanziali che possono decretarne la fine, a prescindere da quanto siano utili per la stessa società che li rigetta.
Un caso è Casetta rossa di Roma, un luogo di autogoverno, che produce cultura, aggregazione, fa da crogiolo di attività e iniziative sostenibili e ad alto impatto sociale ma rischia uno sgombero dall'amministrazione, a poco serve il fatto che anche giornali come Internazionale si schierino per il mantenimento senza rischi di questi luoghi.

 Un altro caso più drammatico è quello di Atlantide di Bologna che ha visto susseguirsi un insieme di rimbalzi di responsabilità e inasprimenti fino al suo sgombero effettivo.
Cosa è successo ad Atlantide? è successo che hanno vinto pochi rumorosi contro tutta la rete di persone, collettivi, e conseguenze positive che lo spazio creava. è stata una perdita da parte del Comune che invece di accordare ha preferito defezionare, di fatto non prendendosi la responsabilità in quanto pubblico di tutelare il pubblico.

La cosa disdicevole in questi casi non è tanto la preoccupazione dei cittadini, quanto la malainformazione e la strumentalizzazione che ruota intorno a questi sgomberi e a queste incertezze.
Questo non significa che non possa esserci effettivamente troppo rumore alle serate o altre situazioni di disagio ma in rapporto costi-benefici sarebbe totalmente capovolta se le informazioni non fossero il più delle volte completamente scorrette.

La popolazione normalmente ha alcuni preconcetti quali:
  • Chi occupa questi spazi è fuori rispetto alla società "normale", è uno studente, non lavoratore, nullafacente ovvero non ha la capacità socialmente riconosciuta di fare scelte o avere responsabilità; sbagliato, i centri autogestiti, soprattutto di lunga data sono in realtà gestiti da persone che lo fanno per passione, non tutti, ma non sarebbe possibile la gestione di un edificio, per decine di anni con tanto di manutenzione, attività e diffusione, se le persone al suo interno fossero dei nullafacenti o fossero tutti studenti senza lavoro, soprattutto perchè a voler fare i conti non uscirebbe mai uno stipendio dalle attività
  • Questi spazi ricevono fondi pubblici; sbagliato, il concetto di autogoverno e autogestito sta proprio nel fatto che questi spazi non ricevono fondi pubblici di alcun tipo
  • Non pagano le bollette; sbagliato, anzi pagano spesso bollette molto alte proprio perchè l'uso che se ne fa è pubblico, le pagano anche perchè non pagarle sarebbe un'ulteriore esposizione allo sgombero e alla precarietà che li contraddistingue
  • Non pagano l'affitto; quasi sempre vero, questo non perchè ci sia un affitto non rispettato ma perchè si tratta di spazi messi al bando pubblico o dismessi e abbandonati e di difficile utilizzo che per non essere appunto dei luoghi abbandonati e di degrado (per degrado intendo luoghi dove si favorisce il proliferare di attività che si trovano a proprio agio nel restare nascoste, quindi sono spesso illegali, rischiose e capaci di ledere quali spaccio, prostituzione, violenza, a questo proposito ricordo quando si parla di degrado anche in termini di spazi autonomi che questi invece sono pubblici, ovvero le attività sono visibili, frequentabili e verificabili da tutti, vicini di casa compresi, anche molto più verificabili di una scuola o un qualsiasi spazio considerato sicuro perchè pubblico). La sistemazione di questi posti richiederebbero al Comune di spendere fondi che non ha per la messa in uso (vedi l'accordo con Casetta rossa), questo è anche il motivo per cui spesso hanno apparenze inavvicinabili, sono posti che subiscono massivamente l'uso pubblico, non sono manutenuti con grossi fondi e quindi non hanno spesso un bell'aspetto, anzi più sono grandi, più sembrano poco "socievoli"
  • Fanno solo feste; sbagliato, anzi a dire il vero è esattamente l'opposto, le feste sono in realtà, momenti molto pesanti per gli spazi, in quanto chi li gestisce, deve gestire le feste, questo significa, gestire i suoi avventori, gestire le pulizie e la cassa. Perchè vengono fatte le feste? Perchè come dicevamo il sistema per quanto autogovernato è incastonato nella società e come tale ha comunque bisogno di capitale per quanto riguarda al minimo le utenze e su altri livelli anche il finanziamento dei materiali stessi per le attività, ovvero il capitale è imprescindibile e dovendolo spendere senza prendere soldi pubblici ma pagando le bollette e/o affitto, si necessita di raccoglierne. Basterebbe andare alle feste per accorgersi che i "gestori" del posto non sono quelli che festeggiano.
  • Spacciano; sbagliato, ma è vero che attirano anche persone con problemi di abusi, questo vale per gli abusi di sostanze legali, illegali ma vale anche per tutte le tipologie di personalità socialmente considerate problematiche, quali senza tetto, persone con problemi o disagi di vario tipo, economico per esempio. Perchè succede? Perchè gli spazi sociali sono posti che accolgono e non giudicano fintanto che non si lede il rispetto altrui al suo interno, questo significa che una persona che abusa di sostanze ma non lede le persone intorno a sè può restare anche se questo significa che chi vede da fuori non è in grado di distinguere tra l'accettazione delle debolezze altrui e il tentativo di non renderle uno stigma sociale con un luogo che nasce per promuovere quelle debolezze. 

Come vengono abbattuti gli spazi autogestiti.
Sostanzialmente vengono abbattuti quando il Comune o è contrario a priori, o quando la pressione sociale si fa abbastanza forte da far sì che il Comune non voglia rischiare di perdere buona fama, o quando lo spazio può essere "più utile" venduto a qualche privato che farà attività più belle esteticamente e sicuramente non più utili socialmente come tendenzialmente qualisiasi attività sia fatta per un surplus di utile.
Questi casi sono molto frequenti, il primo è tipicamente il caso dei governi di destra, che basano intere campagne elettorali sulla promessa della chiusura di spazi autogestiti, facendosi falsi garanti della buona società attraverso una forte malainformazione che difficilmente i cittadini andranno a contestare, ad esempio vi pongo un caso molto "divertente" ed emblematico che ha presentato "Insieme Bologna" contro l'xm24, pensare che una delle motivazioni che spingono questo comitato è la questione del degrado dei vetri rotti in strada a seguito delle feste allo spazio.
Vi faccio un breve estratto sul perchè sia una siuazione assurda e anche un po' ridicola che sarebbe anche semplicissimo verificare: la questione vetri rotti come degrado da attribuire allo spazio autogestito viene posta in difesa delle attività commerciali di quartiere, la comicità sta nel fatto che in effetti dentro lo spazio è bandito il vetro, in particolare all'interno viene distribuito solo materiale in mais biodegradabile e agli ingressi alle feste viene sequestrato il vetro e buttato nella differenziata apposita, il che non solo significa che il degrado "del vetro" non è creato dallo spazio e che anzi questo lo disincentiva fortemente ma che molto probabilmente è proprio creato dai commercianti della zona che invece sono autorizzati a vendere vetro e in effetti lo vendono lucrando sul fatto che le feste dello spazio aumentino le proprie possibilità commerciali. 
Di fatto si crea la situazione per cui la colpa è della festa ma non di chi ci lucra.
Quella citata è solo una delle tante parti tristemente divertenti delle accuse che si muovono contro i centri autogestiti, tristemente divertenti perchè se le informazioni venissero verificate si scoprirebbero semplicemente assurde, tristemente perchè nessuno si prende la spesa di tempo di verificarle ma in troppi si prendono la responsabilità di condividerle.
Per esempio credo che le più assurde sono quelle accuse che parlano del degrado su posti che fanno in realtà da coadiuvante all'inclusione sociale di fasce di popolazione che finirebbero molto probabilmente nel tritacarne di mafie nostrane, circuiti di violenza, alienazione sociale e quello che viene effettivamente connotato come degrado, ovvero il maltrattamento della città da chi non se ne sente parte.

Prima di proseguire vi lascio un link a un articolo correlato "il pubblico e il privato nella guerra all'integrazione".

Torniamo allora alle prime due domande, e rispondiamo alla seconda:
Perchè questi spazi dovrebbero trovare luogo all'interno di una società?

Partiamo dal presupposto di cosa si intende per attività che fungono da coadiuvanti sociali.
Gli esempi più comuni sono le palestre popolari, i corsi di italiano per migranti, serate di approfondimento e spettacolo gratuite sulle tematiche sociali, formazione sui diritti, dibattiti, partecipazione di spazi diversi e collettivi diversi, ciclofficine popolari e altre che possono variare da spazio a spazio come laboratori di approfondimento sull'antisessismo, sul vivere sostenibile, sul riciclo ecc....
In pratica si parla di attività gratuite che sostengano l'evoluzione della società verso una capacità umana più forte sui temi comuni, più consapevole del rispetto dell'altro e metta in contatto persone e realtà diverse favorendo lo scambio.
Ovviamente le attività qui dette non costano soldi pubblici, questo perchè non c'è autoreddito, ma producono comunque bene pubblico, in primis il bene che deriva a un quartiere dall'inclusione di tutta la sua popolazione a prescindere dalla situazione economica, in attività sociali e di apprendimento. Paliamo soprattutto di quelle fasce deboli e spesso problematiche rispetto all'alienazione sociale quali le fasce più povere italiane e non , i figli di queste fasce, gli immigrati senza appoggi o similitudini culturali, gli studenti.


Sul discorso immigrati in particolare mi verrebbe da chiedere, come pensate che possano relazionarsi se non conoscono l'italiano, se non si aprono alla popolazione?
Certo c'è chi risponderà che non dovrebbero essere qui allora se non possono integrarsi, credo che chiunque sia disposto ad affrontare un viaggio su un mezzo di fortuna, mettendo a rischio se stesso e chi si ama, chiunque sia disposto ad abbandonare casa propria e tutto ciò che conosce e consideri familiare e identitario per un salto nel vuoto abbia delle ottime motivazioni che non sta sicuramente a chi questa scelta non la deve fare, disquisire o giudicare.
Quello dell'integrazione è un processo che spesso è lasciato al pubblico che però non ha i fondi e al quale si accusa di usare i fondi che ha per questo problema in un loop senza fine che favorisce paure e nonsense rispetto a una reale soluzione. 
Gli spazi sociali favoriscono il processo di integrazione attraverso insegnamento della lingua e mentalità inclusiva nonchè contaminazione culturale grazie anche alle attività stesse che favoriscono un incontro, lo fanno e non costano al pubblico.
La stessa cosa vale per le fasce povere italiane e non, che possono contare sulla possibilità di mantenere rapporti sociali, integrazione e attività inclusive o di supporto, quali la palestra o la ciclofficina senza dover rinunciare e contando su dei servizi che funzionano da ammortizzatori.
Questo vale anche per chi esce da un percorso di droghe, o ne è all'interno, da chi si auto-emargina perchè non rientra in ciò che è normale, nello spazio sociale è accettato.

Quando vedete uno spazio sociale cercatene il programma su internet, entrateci, non lasciatevi offuscare dal pregiudizio perchè se da fuori ci vedete tutto quello che per voi è auspicabile non esistere in una società, sappiate che quello esiste lo stesso e la regola del not in my back yard non ha mai davvero funzionato se non per generare mostri.
Perchè quello esiste lo stesso, la differenza sta nel fatto non di decidere che esista o meno, non ne abbiamo alcun potere, ma nel pensare che sia meglio che qualcuno che non ci sta lucrando se ne prenda cura piuttosto che si lasci al caso e a chi a porte chiuse ne trae vantaggio e queste il più delle volte sono un male meno brutto da vedere, meno rumoroso il sabato sera ma peggiore, si chiamano mafie, camorre, 'ndanghete, sacre corone unite, si chiamano usurai. 
E per carità se ci piace il campanilismo quelle spesso sono tutta roba nostra, italiana al 100% da generazioni.


Ai Comuni che approfittano di queste paure, di questa malainformazione e di questa discriminazione vorrei far notare che è assurdo pensare di chiudere qualcosa che vive per la passione di chi ci abita per produrre cultura e integrazione, e certo non è il solo ma si prende la briga senza un compenso di fare qualcosa di positivo e che suo compito dovrebbe in primis essere in grado di spiegare perchè è un bene che nei centri, nei quartieri esistano degli spazi del genere e perchè vanno protetti da chi li strumentalizza.
Perchè è vero che dentro ci passa chiunque, ma come pubblico questo anche quando da fastidio è un valore non un problema, non si può pulire da quello che non ci piace gli spazi sociali perchè vorrebbe dire separare quelle fasce di popolazione che non ci piacciono da quelle che ci piacciono e questo anche se fatto con le migliori intenzioni significa ghettizzare.
Significa che se io obbligo quello spazio a versarmi un affitto quello o farà più feste diventando molesto o dovrà inserire dei prezzi per coprire i costi, di fatto eliminando parte della propria capacità di abbattere le differenze.
Significa che se io lo tolgo dalla sua sede e lo sposto ho privato il posto da cui è nato e tutti quelli che ne usufruiscono della socialità e dei servizi che produceva.
Come Comune devo avere la lungimiranza di riconoscere queste realtà e favorirle anche non intereferndo con i processi di gestione interni visto che già funzionano, consiste nel pensare al bene sociale che produce un elemento in una comunità piuttosto che alle grosse lamentele di pochi, così come posso fare da mediano e contrattare sui punti salienti, ma non posso fingermi banderuola della situazione perchè essendo Comune devo sapere quali sono i valori prioritari e quali quelli solamente salienti.

martedì 6 settembre 2016

A Virginio Merola sul Navile e ai politici in generale.


Caro sindaco,
questa è una lettera aperta, perchè evidentemente i social o qualsiasi altro mezzo con cui può fingere di avere un rapporto con gli elettori funziona solo per quando c'è chi si lamenta di banalità o le fa i complimenti alle sagre o nelle passeggiate mentre parla di degrado non sapendone la causa, ma soprattutto non volendo in fondo neanche saperla, perchè sarebbe un problema complesso.
Vorrei dirle che è molto facile fare il sindaco quando ci si mette un elmetto in testa e si scavalca con un passo lungo gli errori fatti mentre se ne stanno per fare di peggiori, parlando di impegno e di interesse pubblico, quando si lascia un ecomostro in cemento in mezzo a un quartiere e non si sa ancora dove trovare i fondi dopo averne affidato la costruzione ad aziende su aziende che sono stranamente fallite facendo dilapidare i nostri (sono NOSTRI) soldi creando aree di nulla e già parlare di altre costruzioni senza nemmeno considerare quello che si distrugge per mettere in piedi servizi che saranno l'ennesimo vuoto riservato a chi ha soldi da spendere.
Ma soprattutto è bello vedere quanto è facile sorridere alle telecamere, alle macchine fotografiche mentre si omette tanto di quello che esiste, in Bolognina, esistevano occupazioni abitative di intere famiglie, da anni che erano una comunità e sono state smantellate mentre ancora si parla di emergenza abitativa, ma diamogli il suo vero nome è mala organizzazione quando l'emergenza dura da anni e nei quartieri i soldi si spendono per costruire appartamenti di lusso.
Esistono spazi sociali in bolognina che ogni giorno danno servizi gratuiti a chiunque cercando di conoscere e risolvere molti dei problemi di integrazione, isolamento e povertà nel quartiere senza ricevere nulla ne dal comune ne dalla popolazione, hanno imparato a farsi i lavori da sè, hanno imparato a parlare con le realtà del quartiere, le persone che già ci abitano, ma visto che non si abbinano all'immagine che ci siamo fatti della cultura, con palazzi di vetro, donne in camicette dalla voce pacata e libri famosi, dove è netta la distinzione tra chi produce cultura e chi la consuma senza partecipazione, questa non è cultura, e visto che non abbiamo le presentazioni in auditorium appaltati a chissà quali amici, dove ci sono concerti a pagamento sotto il nome di qualche grossa banca che magari ha tanti di quegli appartamenti sfitti in giro da risolvere il problema abitativo, ma visto che ha i soldi li trattiamo bene, e visto che non ci sono le palestre di lusso, con tanto di sauna e attrezzi che tutto sommato sono fermi mentre si corre come criceti in ruota, non si impara granchè, si paga, si suda e si torna a casa, visto che in effetti quegli spazi sociali sono aperti per la partecipazione reale delle persone, per essere un approdo per chiunque con attività e fatica ma di soldi ahimè non ne sta guadagnando proprio nessuno, forse non piace un granchè no? Eppure c'è il biologico, c'è la cultura, c'è la palestra ed è gratis per tutti senza costare al comune, perchè allora quello non va bene e spendere altri soldi rischiando altri fallimenti per servizi che già esistono e costano e non sono alla portata di tutti e non creano sociale e non creano cultura invece vanno bene e sarebbero nell'interesse della popolazione?
Ci piacciono i posti trendy che possano farci fare bella figura quando ci passeggiamo davanti, dove la gente magari passa la serata a bere e mangiare e poco altro ma ha tutto un gran bel mood intorno, magari è meglio una palestra che ci faccia dimagrire pagando fior di soldi in uno spazio molto carino invece che partecipare a qualcosa gratis dove esiste miracolosamente l'autogestione.
è strano il suo sistema di valori sindaco.
Una persona che davvero abbia l'interesse di amministrare una città di cultura, forse si preoccuperebbe di valorizzare le eccellenze che ha, che non sono solo tortellini e prosciutti, anche a prescindere dai soldi che ne ricava, o che ne ricavano gli amici.
Un sindaco che prende decisioni nell'interesse della popolazione lo dovrebbe fare calcolando davvero la popolazione, non quella che fa bella figura nei rendering o i bravi giovani che stringono la mano in foto e sono tanto carini, ma tutta la popolazione e a maggior ragione quella che si interessa davvero di ciò che gli sta intorno, si impegna ogni giorno per fare qualcosa per gli altri senza ricavarne in cambio ne meriti ne soldi e prendendosi anche lo sfregio di essere surclassato dagli interessi di pochi, di essere ignorato e di essere calpestato.
Cos'è un bravo sindaco se non considera questo?
Invece di fare le passeggiate nei quartieri con l'elmetto in testa perchè non la smette di fingere che non esistano certe realtà, che costruire altre roccaforti di cemento per ricchi non integrerà la popolazione, non solleverà dalla povertà e non creerà nulla se non altri buchi sociali?