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sabato 4 febbraio 2017

Il Re è nudo - il contesto e i fatti sulla richiesta di sgombero a XM24

"Il Re è nudo!" Grida il bambino della favola di Andersen, il bambino è quello che vede ciò che tutti vedono ma crede anche sia il caso di dirlo e non si fida ciecamente del suo Re, il ciambellano è quello che continua la finzione.
Questa è la favola dei vestiti nuovi dell'imperatore, una favola che andrebbe raccontata e perpetrata, che ci dice che non tutto quello che viene millantato e detto da un leader è vero, e che un leader ha bisogno, per il bene della sua stessa popolazione, di qualcuno che sappia andargli contro.

Una storia che è difficile da raccontare in questi tempi, perchè il "Re è nudo!" che lo gridino in pochi o tanti, è difficile sentirli, troppe variabili, troppe maschere, troppi filtri mediatici, troppi elementi che passano sotto il tavolo mentre si grida di qualcosa di meno importante. 
La realtà, soprattutto di questa storia, di quella dello spazio sociale XM24 e dell'avviso di sgombero entro il 30 Giugno 2017 intimato dal comune via mail è complessa, facilmente strumentalizzabile, dicotomizzabile, la provo a riportare in un quadro più ampio dei singoli fatti di questi giorni in un driblaggio di notizie modificate, falsità e dichiarazioni casuali, e altri elementi che sembravano non c'entrare niente ma se li metti in fila qualche dubbio viene.
Vi riporto la storia e il contesto in cui si sta decidendo il destino di uno spazio storico, vivo, anche non sempre perfetto ma sociale come l'XM24 sito in via fioravanti 24 a Bologna.

I protagonisti:
XM24: spazio sociale autogestito nel quartiere della Bolognina, situato nell'ex mercato ortofrutticolo, locale dato da Guazzaloca nel 2002 dopo il minimo di lavori richiesti per renderlo frequentabile al costo di 200.000 euro. In convenzione dal 2013, scaduta al 31 dicembre 2016
Virginio Merola: ex assessore all'urbanistica sotto la giunta Cofferati, Sindaco per il secondo mandato del comune di Bologna
Claudio Mazzanti: ex presidente di quartiere della Bolognina, attuale presidente del gruppo consiliare del pd di Bologna, promotore del progetto fallimentare (due volte) trilogia Navile, proprietario di un appartamento nel suddetto progetto, marito di una dei direttivi di Acer
Bruna Gambarelli: assessora alla cultura della giunta Merola
Daniele Ara: presidente di quartiere della Bolognina


2011 - Parte ufficialmente la costruzione della trilogia navile, un progetto di edilizia faraonico nella Bolognina, promosso dall'ancora prima assessore all'urbanistica Virginio Merola, con l'intento di creare inizialmente un progetto di edilizia popolare che si trasforma poi in un progetto molto diverso ( con appartamenti anche da 4000 euro al mq) e che fallisce due volte,(rispettivamente Valdadige, Coop Costruzioni)  richiedendo infine ingenti iniezioni di fondi pubblici, per 3 milioni di euro, nel tentativo di salvataggio. 
Il  progetto è tuttora a metà, dopo l'inaugurazione dello studentato nel 2013, con cavi sporgenti, palazzi incompiuti e da anni macerati alle intemperie. 
Alcuni, tra quelli compiuti, sono stati venduti, tra questi, in uno abita Claudio Mazzanti.


Nel 2013, il Comune decide di abbattere uno dei muri dell'XM24 per far passare la rotonda e la strada che collegano il nuovo progetto trilogia navile, partono una serie di tavoli e iniziative da parte dello spazio per non far abbattere il muro che lo priverebbe della palestra e della cucina, Blu supporta con un'opera di street art sul suddetto muro, si schierano a favore partecipando a serate all'interno dello spazio: Wu Ming 4, Freak Antoni, Mara Redighieri, Pino Cacucci e altri in una campagna chiamata "Battaglia per XM24, la realtà non è rotonda", lo spazio chiede infine il consulto a uno studio di architetti romano che fornisce una proposta alternativa (in risposta alla impossibilità di realizzare tecnicamente un qualsiasi progetto alternativo, forinto dal Comune di Bologna, che consentisse  mantenere il muro senza rinunciare a una pista ciclabile, elemento molto discusso sui giornali locali). Il progetto funziona, il muro resta su, la rotonda e la strada e la ciclabile vengono costruiti e attualmente abbiamo infatti muro, ciclabile e rotonda.

Tre anni di convenzione passano fra laboratori gratuiti, assemblee, feste in quartiere, feste di autofinanziamento (anche contestate). I laboratori crescono, le persone continuano o riprendono a frequentare uno spazio che grazie alla campagna ha goduto di una più visibilità, accrescendo il proprio afflusso, e arriva ai suoi 15 anni di attività.

Nel Gennaio 2017 il Comune decide di sostituire lo spazio sociale XM24 con una caserma per motivi di sicurezza in Bolognina, ricordiamo che il quartiere ha i seguenti problemi di sicurezza:
- spaccio e uso di droghe
- furti e spaccate di negozi (che si manifestano anche in via Murri e Mazzini nel quartiere Savena ma la reazione del sindaco non è stata affatto quella di infilarci polizia, e forse perchè le caserme già ci sono e non cambia poi granchè)
- povertà
- degrado urbano
Problemi riscontrati in Bolognina, non necessariamente nella singola via dello spazio sociale autogestito XM24.

Curiosamente, non vengono sgomberati la SNAI, affollata a tutte le ore, non vengono tolte le slot machine dai bar, affollate a tutte le ore, nonostante normalmente non sia una bella accoppiata quartiere problematico e slot machine, ma questa giunta non sembra molto interessata a toccare quello che porta soldi, non importa come.

XM24 soldi non ne porta a nessuno purtroppo, le attività sono gratuite.

Le motivazioni di una scelta sociologicamente piuttosto discutibile sono le seguenti: gli attivisti dello spazio sono considerati dal Sindaco come "asociali", termine piuttosto utilizzato storicamente nel motivare la distruzione e l'allontanamento di ciò che da semplicemente fastidio (vedi, le lesbiche considerate come asociali nel periodo nazista), in questo caso è molto difficile dirlo di un posto che solo per tenere su un muro ha raccolto nel vicino 2013 i nomi della cultura bolognese e non, e da cui passano tantissime associazioni, spazi sociali, persone singole, basta leggere la relazione sugli ultimi 3 anni cioè quelli convenzionati per avere un'idea, ma basta anche solo andarci visto che gli orari delle attività sono pubblici sul sito, altra motivazione, sono stati lenti a rispondere nel tavolo portato avanti da Bruna Gambarelli. 

Ma facciamo due conti, l'incontro di partenza per il rinnovo convenzione è stato il 28 novembre tra XM24 e assessora alla cultura Bruna Gambarelli presso la sede del comune in piazza maggiore, a questo incontro, l'assessora spiega che i punti che bloccano da parte del comune il rinnovo della convenzione con lo spazio, sono due: 
- articolo 8 della convenzione andrebbe rispettato meglio, ovvero, le serate, e la pulizia dell'area circostante, anche da vetri (che non vengono venduti nello spazio ma sono ritirati anche quando portati da fuori) soprattutto il permanere degli avventori nel quartiere a oltranza in strada, bevendo anche nei locali in zona creano problemi, quali manovre propone lo spazio per risolvere? si prenda il tempo per rispondere e fissare un nuovo incontro
- relazione triennale da fornire sulle attività, più precisa di quella già mandata come documento tecnico poco tempo prima in vista di una commissione richiesta sullo spazio XM24, nello specifico vengono richiesti più dati sul quantitativo di persone e sulle specifiche attività - si prenda il tempo per rispondere

Nei primi di gennaio lo spazio richiede un incontro all'assessora per discutere le proposte e consegnare la relazione, l'assessora non risponde (come del resto non sta rispondendo a Vag61 già da un bel po', nonostante la convenzione scaduta e i loro solleciti inascoltati).


Lo sgombero è stato lanciato il 31 gennaio via mail, ma con data 25 gennaio, lo stesso giorno, il 31 gennaio viene anche inviata la relazione via mail, è una coincidenza ironicamente disarmante.
Ma andiamo avanti.

Il 1 febbraio alla domanda su cosa verrà fatto al posto di XM24 il sindaco Merola, ex assessore all'urbanistica che insieme alla sua giunta ha operato una forzatura del limite di costruzione edilizia sul territorio imposto dalla regione al 3%, dichiara che lui lo sa ma non lo dice cosa si vuol fare, Ara, il presidente di quartiere, invece non lo sa proprio.

Il 2 febbraio mattina i giornali già riportano una dichiarazione di Merola sul sostituire lo spazio con una caserma, un piano scritto di cui era già stato mandata una proposta di progetto al ministero apposito. 

Ora la Gambarelli parla di un peccato perchè è stata un'occasione mancata per portare avanti l'esperienza XM24, Merola parla di asocialità degli attivisti e non disponibilità.

Anche volendo attribuire a uno spazio sociale la colpa di una non velocità nel riorganizzare proposte di gestione delle serate e stilare una relazione triennale, diventa difficile non vedere delle forti incongruenze, incongruenze che di fatto minano fortemente la veridicità di quello che dice un sindaco e di quello che porta avanti la sua giunta, in particolare incarnati nell'assessora alla cultura Bruna Gambarelli. Perchè leggendo la relazione si nota che non manca una socialità dello spazio, vedendo i comunicati di difesa e le citazioni dell'ultimo periodo venute da Baum, Elastico, Labàs, Wu Ming ecc... è difficile, anche non conoscendo affatto la realtà XM24, poterla descrivere come qualcosa di asociale, e la questione tempistiche decisamente non torna, parliamo di un mese e qualche giorno di progettazione con in mezzo le festività natalizie, difficile pensare che questo porti a uno sgombero e ad una sostituzione con una caserma. 
Semplicemente questa sequenza non ha una logica anche volendocela cercare.

Un Sindaco Merola o ancora imberbe assessore all'urbanistica (che nel caso non si fosse notato è il ruolo su cui gioca tutta la politica Meroliana) che vogliamo ricordare da quando è presente nelle giunte a Bologna ha:
- costruito una nuova sede comunale
- avviato la modifica della stazione centrale e piazze medaglie d'oro
- proposto e messo in avvio il passante di mezzo (con una buffa idea di urbanistica partecipata in cui le persone sono chiamate ad esprimersi senza che le idee vengano effettivamente messe in atto)
- avviato i lavori del cinema massimo
- creato, sostenuto e avviato la trilogia navile, progetto che include anche il famoso sottopassaggio non utilizzato, progetto improbabilmente difficile da capire visto il contesto sociale e il tessuto urbano che è fallito due volte impiegando anche soldi pubblici
- sgombera atlantide (tuttora vuoto)
- sgombera bartleby (tuttora vuoto)
- non si presenta agli sgomberi effettuati dalla questura delle occupazioni abitative avviate dalla questura di via de Maria e ex Telecom
- manda un avviso di sgombero a xm24
- si propone per l'expo degli orti (come sappiamo tutti, questi eventi di grosso calibro significano altre costruzioni, rimodernamenti ecc...)
- vende i palazzi acer per costruirne di nuovi nonostante le emergenze abitative che avrebbero richiesto quantomeno delle residenze di transizione per de maria, gandusio, ex telecom (alcuni di questi palazzi sono pronti, invenduti dal 2013, e ristrutturati di fronte all'XM24, nello specifico in via Bolognese).

Sarebbe quantomeno interessante osservare il piano di ammortizzamento di questi progetti, fare qualche confronto sugli investimenti edilizi delle città e il loro seguito.

Sarebbe anche interessante chiedersi quanto sia giusto che un politico come Mazzanti, promotore del progetto fallimentare della trilogia navile rimasto tuttora incompiuto e di cui recentemente, durante la "bomba sgombero XM24" sia stata cambiata in sordina la data di completamento lavori di un anno in avanti (2018), la cui moglie è nel direttivo dell'Acer, e che vive in uno degli appartamenti dei nuovi fallimentari palazzoni della trilogia navile, possa essere il primo ad aver proposto di spostare l'XM24 e possa deliberare su questioni di questo tipo senza avere nessun tipo di conflitto di interesse.

Si parla infine dell'interesse dei cittadini nell'avere una caserma al posto dell'XM24, in un tam tam mediatico molto forte che già si respirava negli ultimi mesi, sostanzialmente da settembre portato avanti in primis dal Resto del Carlino, con articoli spesso discutibili ma che, anche non volendoci fare opinionismo riportarono notizie anche false (il Resto del Carlino poi non si è mai occupato di fare smentite su notizie fasulle quali soldi dati a XM24 dal Comune, bollette non pagate, nonostante la smentita dovuta che risultò come se niente fosse in articoli successivi dalla stessa assessora Gambarelli,  che sempre più appare come un personaggio che poco ha a che vedere con la cultura e molto con l'utilizzo strumentale di questo ruolo decisamente importante in primis per una città come Bologna, dove la cultura, quella vera, quella non fatta da conti di bilancio e rendimento degli immobili, si sta opponendo alle decisioni della sua testa istituzionale, a questo proposito è difficile non ripensare a quando Atlantide fu sgomberata lo stesso giorno in cui Ronchi, l'allora assessore alla cultura, doveva incontrare gli attivisti dello spazio per portare avanti la convenzione. L'assessora Gambarelli probabilmente è semplicemente incappata nella stessa fregatura, ma non vuole darlo a vedere.

In questo contesto così difficile per chi non segue ogni battuta al millesimo, in questo imbroglio di voci, pareri e portavoci, decisamente confuse, portate avanti in nome di cosa succede all'XM24, assurdamente da quelli che dentro l'XM24 non ci entrano mai, e non vivono in Bolognina, il Sindaco Merola, alle già citate motivazioni sulla scelta, parla di fare il bene dei cittadini che sicuramente vogliono una caserma al posto di uno spazio sociale, viene naturale chiedersi quali cittadini? 
Quelli, a quanto pare di serie B che frequentano lo spazio e non contano nonostante siano centinaia? 
Quelli che abitano in Bolognina che hanno parlato e scritto in diretta su Radio Città del Capo dicendo che fosse piuttosto assurdo mettere polizia in un quartiere già pieno di polizia, (infatti la Bolognina ha subito un incremento delle forze dell'ordine sempre più elevato negli ultimi mesi e basta girarci a piedi per scoprirlo) dove uno spazio sociale può dar fastidio per le serate ma nemmeno questo vale uno sgombero?

Aggiungerei che quando si parla di cultura, bisognerebbe anche chiedersi se cultura deve essere istituzionale, perchè cultura è anche qualcosa che dovrebbe, teoricamente essere libero dal condizionamento di chi le da fondi, ne controlla gli immobili e la sopravvivenza tramite bandi e convenzioni, dovrebbe di fatto essere in grado anche di criticare in modo comprensibile e creativo i propri regnanti, altrimenti non è che basta fare cose carine, dare spazi e stringere mani, perchè se questi poi non hanno nessuna possibilità di fare opposizioni senza rischiare la testa, parliamo di una cultura da vetrina, tanto valeva tenersi il Minculpop.

In questi giorni il re è nudo ma tutti guardano il foruncolo sulla faccia del bambino.

Per rispondere su cosa stia succedendo realmente in Bolognina, linko a questo articolo precedente.


venerdì 18 novembre 2016

La ri-qualificazione urbana spiegata attraverso il mio gatto.

Partiamo dalla parola: RIQUALIFICAZIONE.
Riqualificazione è una parola insidiosa perchè ha in se la promessa di qualcosa di più del semplice miglioramento, ha infatti al suo interno il dare per scontato che ci fosse prima una qualità più alta e allo stesso tempo che le variabili in gioco ora siano sinonimo di qualità bassa senza argomentazioni, semplicisticamente e dicotomicamente.

In qualche modo si insinua anche il concetto che ora c'è qualcosa o qualcuno che sta abbassando gli standard (e ovviamente non siamo noi) e in più che sia in qualche modo nostro diritto (e dovere) riportarli in alto, perchè è qualcosa che prima era e che ci è stato tolto.









Risultati immagini per gatto papillon


 (In foto: un gatto elegante e fotogenico a caso preso da internet)

La riqualificazione cittadina è il mantra politico del nostro tempo, riqualificare i quartieri urbani, la vita dei cittadini, la viabilità, i palazzi antichi, gli spazi pubblici ecc...

Riqualificazione è un concetto forte perchè è apparentemente non invasivo, e anzi, è auto autorizzante di quelle che sono le azioni che comporta, è composto da un  ri - ovvero la ripetizione di qualcosa di preesistente (quindi se già c'era è accettabile) e quel qualcosa è la qualificazione quindi il miglioramento.

In pratica parlare di riqualificare è come il piede di un venditore nella porta.

La riqualificazione parte di solito infatti con l'idea che un quartiere sia in balia di degrado urbano e mancanza di ordine pubblico, quello che non si dice però è che spesso si confonde in linea di massima, il brutto e l'economicamente poco appetibile con il pericolo o lo sbagliato.

In un ragionamento così dicotomico, si riducono le variabili e si esclude automaticamente che il degrado e la mancanza di ordine pubblico vengano da dinamiche ben specifiche non riferite sicuramente a una questione di edilizia o di imbellettamento.


(in foto: il mio gatto che ha usato il tempo in cui ero fuori casa per spiegarmi cosa significa essere un fattore di degrado ambientale) 

Secondo il ragionamento che ciò che non capisco e mi sembra brutto sia anche sbagliato, anche il mio gatto forse andrebbe riqualificato.

Soprattutto con la bella stagione perchè perde l'equivalente di almeno altri tre gatti in pelo (sorprendendomi continuamente per il non essere ancora diventato calvo) e questo non è bello e non è funzionale e di sicuro non mi diverte.

Perchè onestamente diciamocela tutta, i gatti non sono i pelouche che amavamo da bambini, e non sono quei batuffoli carini sui video e spettacolari in foto, i gatti quando li hai ti accorgi che costano un botto in spese veterinarie, scoreggiano se mangiano il cibo sbagliato (e fanno di tutto per mangiare il cibo sbagliato), hanno abitudini igieniche discutibili diciamo, ribaltano tutto perchè magari si annoiano e nonostante ti guardino e quindi lo sanno cosa gli stai sbraitando, di sicuro non smettono di farsi le unghie sul divano finchè non sei effettivamente in grado di staccarceli un'unghia alla volta.

E insomma anche il mio gatto ha dei difetti, brutti, che abbrutiscono quello che mi circonda rispetto ai miei standard (sicuramente non ai suoi), che oltre alle cose che apprezzo di lui, mi fanno disperare ma ancora non mi fanno venir voglia di comprare un pelouche a forma di gatto che finge di respirare su un cuscino nonostante ne esista la possibilità

Perchè? 

Non sarebbe ancora meglio se il mio gatto non dovesse fare affatto i suoi bisogni ma fosse un pelouche con le palpebre semoventi su cui specchiare il mio affetto e ricevere conforto a comando alla fine di una dura giornata?

Sarebbe un mondo bellissimo quel mondo in cui del mio gatto non resterebbe altro che la sua buffa dolcezza telegenica. 

O forse, e io la penso così, sarebbe un mondo terribile, di certo molto pulito e preciso, fatto su misura per me ma morto, sterile, avrebbe tolto al mio gatto la sua capacità di essere qualcosa di diverso da me, di vitale e autonomo, non in funzione di me, che ancora non capisco e con cui devo in qualche modo adattarmi per interagire.

La realtà è che è perfetto solo qualcosa che non è vivo, bisogna farsene una ragione.

Ecco riqualificare spesso equivale proprio ad un riportare il mio gatto all'immaginario che ne avevo da bambina come di un perfetto pelouche, bello, dolce, la cui cacca puliva mia madre e quindi non era un mio problema, rispondente ai bisogni più immediati della mia giornata eppure drammaticamente sbagliato.

Questo perchè riqualificare è in realtà prendere qualcosa guardandolo dall'esterno, decidere che non ci piace perchè non è bello secondo i nostri canoni, che non ci intrattiene, che non ci fa venire voglia di viverci, che non ha le caratteristiche che calzano perfettamente sulle nostre esigenze di persone di un certo e specifico tipo cioè con un reddito che ci permette di svagarci potendo anche selezionare più elementi di svago più costosi dei più bassi a disposizione, magari anche solo per vedere com'è uno svago nuovo o seguire gli amici in uno che non ci piace, una medio alta cultura (indirizzata come tutte le culture su determinati frangenti), di media istruzione, che vanno a teatro, guardano concerti famosi, acquistano gelato di un certo tipo, apprezzano i ristoranti di un certo tipo e leggono libri di un certo tipo, guardano alcuni programmi e non altri, in linea di massima si coccolano con cose belle e sensorialmente stimolanti in orario non lavorativo.

(il video è un tratto preso da un episodio di south park dove si parla del nuovissimo quartiere gentrificato SODOSOPA, l'episodio affronta proprio questa tematica ovviamente nel modo in cui lo farebbe un cartone come South park, lo consiglio)

Guardiamo un posto e spesso anche solo perchè non lo conosciamo, è diverso dai nostri standard e ci sembra difficile da capire, diciamo che è sbagliato, ci fa paura, non va bene perchè magari ci sono delle persone che secondo la nostra idea di benessere non ci fanno sentire sicuri, magari anche solo perchè sono vestite male, povere, perchè ci sono cose che non rientrano nel concetto di buona società, esistono i drogati, i ragazzi problematici che ti lanciano i petardi da dietro gli angoli, gli immigrati che parlano solo nella loro lingua e quindi non ci fanno accedere anche indirettamente alla loro conversazione, cibi etnici ma in posti che non ci fanno venire voglia di entrarci e sentirci come in un viaggio ma piuttosto posti dove il cibo è anche buono ma i proprietari sono lenti e poco efficienti e parlano strano e i tavoli sono brutti e di plastica e le pareti di un arancione veramente brutto. 

Noi siamo quelli rappresentati dai media, dai centri commerciali, dalla cultura e da tutto quello che ci circonda e ci conferma ciò che è giusto essere e che tutto per essere giusto dovrebbe essere fatto per noi.

Più che di riqualificazione si potrebbe parlare di accessibilità a un target selettivo. 
Che poi è banalmente una colonizzazione. a livello urbano, e questo si chiama gentrificazione.


In piccoli interventi può essere davvero semplice qualificazione di aree, per esempio una piazza progettata negli anni '80 che non viene usata perchè i lampioni sono rotti e le panche pure, ha senso rimettere il tutto insieme con l'idea che sia utilizzato da chi lo utilizzerebbe.

In grossi interventi però il tutto cambia, si inizia infatti a cercare di modificare radicalmente il tessuto urbano, si inizia normalmente con l'inserire un elemento diverso, una sorta di cattedrale nel deserto come la trilogia navile un palesissimo esempio di inizio di gentrificazione narrato e venduto come una svolta, il sogno possibile, e poi da quel fatidico primo piede nella porta, si cerca di spostare quello che non è adatto a quella cattedrale che è diventata oramai il mostruoso punto di riferimento visivo, incluse le persone.

Di solito si utilizza la cultura come cuneo su cui incentrare i più grossi interventi iniziali, cioè, come un titolo nobiliare per la borghesia appena nata, una sorta di lasciapassare per l'opinione pubblica, inattaccabile, in grado di sostenere l'immagine della ri-qualificazione e di chi la opera, togliendo dignità di parola a chi si manifesterà contro. Si tratta quindi, non  più che di una effettiva qualificazione della vita del quartiere, ma di una più attenta colonizzazione esterna, estremamente strategica
Altri elementi tipici sono il richiamo ad un improvviso bisogno di sicurezza, la focalizzazione sul degrado e di un idealizzato decoro e del millantato ordine pubblico. (consiglio vivamente anche alla fine di questo articolo di leggere il link).

è marketing strategico.

E come per il marketing è tutta questione di guadagno, chi investe infatti deve guadagnarci. non perderci ne fare beneficenza, è importante questo passaggio perchè bisogna che sia chiaro il fatto che si tratti di una questione economica, che nelle gentrificazioni la cultura in realtà non centra niente, in realtà si invade un posto, ne si sconvolge l'equilibrio, lo si trasforma per il gusto di un pubblico più abbiente e poi lo si rivende, esattamente come un rebranding.

Il fascino di vivere in un quartiere popolare senza il popolare, ad un prezzo rialzato.
Se qualcuno è familiare con le politiche di economia di prodotto saprò che il rebranding o anche solo il branding di prodotto comporta un accettabile mark up sul prezzo di acquisto (vedi i prodotti apple vs machintosh).

Vale la stessa cosa per i quartieri.

Dovremmo, noi come quel pubblico a cui sono indirizzate le grandi gentrificazioni, così come cerchiamo di essere consapevoli che quello che acquistiamo a volte ha conseguenze dannose e quindi ci limitiamo, accettare che non tutto è su misura per noi, e che questo forse è anche quello che ci permette di essere vivi, innamorati, incuriositi rispetto alla realtà che ci circonda e che forse è anche molto meglio accettare il nostro ruolo di partecipanti vs attori di potere la cui unica capacità è scegliere tra alcune opzioni che si contendono il titolo di più appetibili.

Dobbiamo a volte ricordare che effettivamente tutto è fatto già abbastanza per noi, per raccontare noi, per rappresentare noi, per parlare a noi, intrattenere noi, divertire noi, commuovere noi, ma soprattutto far spendere soldi e tempo a noi, internet, i media, gli eventi, i cibi, i libri, tutto è fatto per noi che possiamo acquistarli proprio perchè è fatto per essere acquistato, ma non si può pensare che possa valere anche per la vita degli altri, delle case degli altri, dei quartieri di tutti, degli spazi di tutti solo per avere un posto nuovo dove andare, anzi dovremmo essere in grado di porci nuove domande che sicuramente è difficile farsi quando ti promettono un nuovo grosso parco giochi.

Come cittadini abbiamo delle responsabilità prima di tutto di essere consapevoli di quanta importanza diamo a noi stessi e quanto questo abbia senso, quanto abbia senso la realtà posta in modo dicotomico, quanto parliamo di quello che in realtà non conosciamo davvero.

Prima di decidere che qualcosa non va bene, innanzitutto dovremmo conoscerlo personalmente, e significa anche che dovremmo prenderci la responsabilità di non esercitare potere su tutto quello su cui possiamo farlo solo perchè possiamo, che ben venga che esista qualcosa che non è nostro, non ci appartiene, perchè ancora può stupirci ancora può farci crescere, e soprattutto perchè se anche così non fosse, non ci è dovuto tutto e non necessariamente qualcosa deve essere in relazione a noi.

Ho fiducia nel fatto che se siamo riusciti a fare tanto casino per il glutine e l'olio di palma al punto da far creare intere linee prive di questi prodotti praticamente essenziali per alcuni brand, possiamo affrontare con serenità anche un'esame di coscienza sulla gentrificazione e il nostro ruolo assolutamente attivo nella questione.

Vi lascio con una nota ironica e popolare, con questo bellissimo pezzo di True detective che parla di religione ma calza molto bene anche con la questione gentrificazione e che ci aiuta a riportarci al nostro essere parte e non protagonisti assoluti.

The ontological fallacy of expecting a light at the end of the tunnel, well, that’s what the preacher sells, same as a shrink. See, the preacher, he encourages your capacity for illusion. The he tells you it’s a fucking virtue. Always a buck to be had doing that, and it’s such a desperate sense of entitlement, isn’t it?
“Surely this is all for me. Me. Me, me, me. I, I. I’m so fucking important. I’m so fucking important, then, right?”
Fuck you!
Per i non angolofoni:
La falsità ontologica nell’aspettarsi una luce alla fine del tunnel, ecco ciò che vende il predicatore,
come uno strizzacervelli. Vedete, il predicatore incoraggia la vostra capacità di illusione. Poi vi dice che è una fottuta virtù.
Che c’è sempre una ricompensa. Ed è come se vi sentiste in diritto in modo disperato ad averla, no?
“Certo, tutto questo è per me. Me. Me, me, me. Io, io. Sono così fottutamente importante. Sono così fottutamente importante, giusto?”
Fanculo!