Oggi parliamo di comunità.
La comunità è un intreccio di legami funzionali e sussistenziali che producono capitale sociale, cos'è il capitale sociale?
In sociologia Coleman lo ha definito come uno stock di risorse, quali fiducia, supporto, normatività, informazioni e
altro.
Non solo, il capitale sociale è qualcosa che riproduce se stesso a livello collettivo e di cui si può beneficiare individualmente, è in pratica, il vicino che ti conosce e ti tiene i bambini senza chiederti soldi quando hai un'emergenza, è il fornaio che ti conosce e ti fa credito, è prendersi cura del giardino condominiale senza doverlo determinare come proprietà, creare un orto e condividerne i frutti.
è un potenziale che si esprime in forme diverse a livello di comunità.
Possiamo trovare molti tipi di creatori di questo capitale, appunto banalmente un condominio con buona comunicazione e progettualità condivisa, social streets, associazioni, orti comunali, centri sociali e così via.
Cosa succede quando l'attore che produce capitale sociale non segue una normativa standard ma al contempo produce un enorme quantitativo (se così si può dire) di capitale sociale?
Succede che nasce un conflitto di interessi a livello sociale, necessariamente esistono dei risvolti che non sono compatibili con l'idea di politica condivisa, in particolare questi attori non hanno la stessa possibilità di essere sotto controllo, ma nemmeno di essere manipolati dall'esterno.
Allo stesso tempo sono difficili da quantificare in termini di valore e quindi altamente strumentalizzabili.
Prendo il caso non a caso degli
spazi pubblici autogestiti, ovvero spazi che si fondano sul rapporto di rispetto reciproco per quanto riguarda la gestione cioè autogestione, che non segue una
gerarchia verticale, che si rifà al
concetto di consenso e non al concetto di democrazia e che gestisce uno spazio in modo anomalo con concetti quasi utopistici ma realizzati, restando ovviamente dentro una
società che per quanto propositiva in ambito sociale, si basa comunque sul capitale come scambio per l'ottenimento dei beni primari, come classificazione di quella che è definita performance (anche sul sociale) e che basa la propria centralità sulla gerarchia tra diversi esseri umani legittimata con la democrazia.
Breve parentesi di spiegazione, il consenso è letteralmente il trovare un accordo realmente condiviso, che richiede più tempo, partecipazione e discussione, ma che è un arrivare a una soluzione condivisa fra persone di uguale valore, non quindi un voto di rappresentanza che rende vincente la maggioranza, ma una partecipazione collettiva alle soluzioni. Questo per esempio significa che se una persona ha più amici di un'altra la sua idea non sarà comunque vincente solo perchè può mobilitare più voti per i motivi sbagliati, il tutto è aperto e discusso a voce tra le persone che sono obbligate a vedersi in faccia e a riconoscere la paternità delle proprie scelte o argomentazioni.
Tornando agli spazi pubblici autogestiti, come questi possono trovare spazio all'interno di una società?
E perchè dovrebbero trovarlo?
Come è molto semplice, parlando di spazi senza autoreddito (ossia che sono composte da singoli che non guadagnano dalle attività che svolgono), la sopravvivenza sarà legata a:
- Valore sociale delle iniziative: che generano circolarità all'interno dello spazio, motivazione a continuare le iniziative, supporto dei partecipanti
- Rapporti positivi e buona comunicazione con il sitema esterno soprattutto di vicinato: per permettere uno scambio e mantenere le attività all'interno del quadro fisico di riferimento
- Partecipazione dei frequentanti: che producono le attività senza uno scambio monetario
- Esistenza e condivisione di valori interni: che mantengano la struttura comune nel tempo anche a fronte di diversità individuali
- Sostegni monetari: per quelli che sono i beni primari inderogabili quali elettricità, luce, gas e altro a seconda del tipo di attività svolte
Se uno di questi fattori viene a mancare il sistema seppur positivo rischia il collasso interno o di essere estirpato dall'esterno come qualcosa di estraneo.
Questo perchè si tratta di suo già di un parasistema, un non luogo rispetto alla legislazione, alla politica e al sistema economico.
Questo significa che spesso anche le attività più complesse e migliori si trovano a far fronte a difficoltà sostanziali che possono decretarne la fine, a prescindere da quanto siano utili per la stessa società che li rigetta.
Un caso è
Casetta rossa di Roma, un luogo di autogoverno, che produce cultura, aggregazione, fa da crogiolo di attività e iniziative sostenibili e ad alto impatto sociale ma rischia uno sgombero dall'amministrazione, a poco serve il fatto che anche giornali come I
nternazionale si schierino per il mantenimento senza rischi di questi luoghi.
Un altro caso più drammatico è quello di
Atlantide di Bologna che ha visto susseguirsi un insieme di rimbalzi di responsabilità e inasprimenti fino al suo
sgombero effettivo.
Cosa è successo ad Atlantide? è successo che hanno vinto pochi rumorosi contro tutta la rete di persone, collettivi, e conseguenze positive che lo spazio creava. è stata una perdita da parte del Comune che invece di accordare ha preferito defezionare, di fatto non prendendosi la responsabilità in quanto pubblico di tutelare il pubblico.
La cosa disdicevole in questi casi non è tanto la preoccupazione dei cittadini, quanto la malainformazione e la strumentalizzazione che ruota intorno a questi sgomberi e a queste incertezze.
Questo non significa che non possa esserci effettivamente troppo rumore alle serate o altre situazioni di disagio ma in rapporto costi-benefici sarebbe totalmente capovolta se le informazioni non fossero il più delle volte completamente scorrette.
La popolazione normalmente ha alcuni preconcetti quali:
- Chi occupa questi spazi è fuori rispetto alla società "normale", è uno studente, non lavoratore, nullafacente ovvero non ha la capacità socialmente riconosciuta di fare scelte o avere responsabilità; sbagliato, i centri autogestiti, soprattutto di lunga data sono in realtà gestiti da persone che lo fanno per passione, non tutti, ma non sarebbe possibile la gestione di un edificio, per decine di anni con tanto di manutenzione, attività e diffusione, se le persone al suo interno fossero dei nullafacenti o fossero tutti studenti senza lavoro, soprattutto perchè a voler fare i conti non uscirebbe mai uno stipendio dalle attività
- Questi spazi ricevono fondi pubblici; sbagliato, il concetto di autogoverno e autogestito sta proprio nel fatto che questi spazi non ricevono fondi pubblici di alcun tipo
- Non pagano le bollette; sbagliato, anzi pagano spesso bollette molto alte proprio perchè l'uso che se ne fa è pubblico, le pagano anche perchè non pagarle sarebbe un'ulteriore esposizione allo sgombero e alla precarietà che li contraddistingue
- Non pagano l'affitto; quasi sempre vero, questo non perchè ci sia un affitto non rispettato ma perchè si tratta di spazi messi al bando pubblico o dismessi e abbandonati e di difficile utilizzo che per non essere appunto dei luoghi abbandonati e di degrado (per degrado intendo luoghi dove si favorisce il proliferare di attività che si trovano a proprio agio nel restare nascoste, quindi sono spesso illegali, rischiose e capaci di ledere quali spaccio, prostituzione, violenza, a questo proposito ricordo quando si parla di degrado anche in termini di spazi autonomi che questi invece sono pubblici, ovvero le attività sono visibili, frequentabili e verificabili da tutti, vicini di casa compresi, anche molto più verificabili di una scuola o un qualsiasi spazio considerato sicuro perchè pubblico). La sistemazione di questi posti richiederebbero al Comune di spendere fondi che non ha per la messa in uso (vedi l'accordo con Casetta rossa), questo è anche il motivo per cui spesso hanno apparenze inavvicinabili, sono posti che subiscono massivamente l'uso pubblico, non sono manutenuti con grossi fondi e quindi non hanno spesso un bell'aspetto, anzi più sono grandi, più sembrano poco "socievoli"
- Fanno solo feste; sbagliato, anzi a dire il vero è esattamente l'opposto, le feste sono in realtà, momenti molto pesanti per gli spazi, in quanto chi li gestisce, deve gestire le feste, questo significa, gestire i suoi avventori, gestire le pulizie e la cassa. Perchè vengono fatte le feste? Perchè come dicevamo il sistema per quanto autogovernato è incastonato nella società e come tale ha comunque bisogno di capitale per quanto riguarda al minimo le utenze e su altri livelli anche il finanziamento dei materiali stessi per le attività, ovvero il capitale è imprescindibile e dovendolo spendere senza prendere soldi pubblici ma pagando le bollette e/o affitto, si necessita di raccoglierne. Basterebbe andare alle feste per accorgersi che i "gestori" del posto non sono quelli che festeggiano.
- Spacciano; sbagliato, ma è vero che attirano anche persone con problemi di abusi, questo vale per gli abusi di sostanze legali, illegali ma vale anche per tutte le tipologie di personalità socialmente considerate problematiche, quali senza tetto, persone con problemi o disagi di vario tipo, economico per esempio. Perchè succede? Perchè gli spazi sociali sono posti che accolgono e non giudicano fintanto che non si lede il rispetto altrui al suo interno, questo significa che una persona che abusa di sostanze ma non lede le persone intorno a sè può restare anche se questo significa che chi vede da fuori non è in grado di distinguere tra l'accettazione delle debolezze altrui e il tentativo di non renderle uno stigma sociale con un luogo che nasce per promuovere quelle debolezze.
Come vengono abbattuti gli spazi autogestiti.
Sostanzialmente vengono abbattuti quando il Comune o è contrario a priori, o quando la pressione sociale si fa abbastanza forte da far sì che il Comune non voglia rischiare di perdere buona fama, o quando lo spazio può essere "più utile" venduto a qualche privato che farà attività più belle esteticamente e sicuramente non più utili socialmente come tendenzialmente qualisiasi attività sia fatta per un surplus di utile.
Questi casi sono molto frequenti, il primo è tipicamente il caso dei governi di destra, che basano intere campagne elettorali sulla promessa della chiusura di spazi autogestiti, facendosi falsi garanti della buona società attraverso una
forte malainformazione che difficilmente i cittadini andranno a contestare, ad esempio vi pongo un caso molto "divertente" ed emblematico che ha presentato "Insieme Bologna" contro l'
xm24, pensare che una delle motivazioni che spingono questo comitato è la
questione del degrado dei vetri rotti in strada a seguito delle feste allo spazio.
Vi faccio un breve estratto sul perchè sia
una siuazione assurda e anche un po' ridicola che sarebbe anche semplicissimo verificare: la questione vetri rotti come degrado da attribuire allo spazio autogestito viene
posta in difesa delle attività commerciali di quartiere, la comicità sta nel fatto che in effetti
dentro lo spazio è bandito il vetro, in particolare all'interno
viene distribuito solo materiale in mais biodegradabile e agli ingressi alle feste viene sequestrato il vetro e buttato nella differenziata apposita, il che non solo significa che
il degrado "del vetro" non è creato dallo spazio e che anzi questo lo disincentiva fortemente ma che molto probabilmente è proprio creato dai commercianti della zona che invece sono autorizzati a vendere vetro e in effetti lo vendono lucrando sul fatto che le feste dello spazio aumentino le proprie possibilità commerciali.
Di fatto si crea la situazione per cui la colpa è della festa ma non di chi ci lucra.
Quella citata è solo una delle tante parti tristemente divertenti delle accuse che si muovono contro i centri autogestiti, tristemente divertenti perchè se le informazioni venissero verificate si scoprirebbero semplicemente assurde,
tristemente perchè nessuno si prende la spesa di tempo di verificarle ma in troppi si prendono la responsabilità di condividerle.
Per esempio credo che le più assurde sono quelle accuse che parlano del
degrado su posti che fanno in realtà da coadiuvante all'inclusione sociale di fasce di popolazione che finirebbero molto probabilmente nel tritacarne di mafie nostrane, circuiti di violenza, alienazione sociale e quello che viene effettivamente connotato come degrado, ovvero il maltrattamento della città da chi non se ne sente parte.
Prima di proseguire vi lascio un link a un articolo correlato
"il pubblico e il privato nella guerra all'integrazione".
Torniamo allora alle prime due domande, e rispondiamo alla seconda:
Perchè questi spazi dovrebbero trovare luogo all'interno di una società?
Partiamo dal presupposto di cosa si intende per
attività che fungono da coadiuvanti sociali.
Gli esempi più comuni sono
le palestre popolari, i corsi di italiano per migranti, serate di approfondimento e spettacolo gratuite sulle tematiche sociali, formazione sui diritti, dibattiti, partecipazione di spazi diversi e collettivi diversi,
ciclofficine popolari e altre che possono variare da spazio a spazio come laboratori di approfondimento sull'antisessismo, sul vivere sostenibile, sul riciclo ecc....
In pratica si parla di attività gratuite che sostengano l'evoluzione della società verso una capacità umana più forte sui temi comuni, più consapevole del rispetto dell'altro e metta in contatto persone e realtà diverse favorendo lo scambio.
Ovviamente le attività qui dette non costano soldi pubblici, questo perchè non c'è autoreddito, ma producono comunque bene pubblico, in primis il bene che deriva a un quartiere dall'inclusione di tutta la sua popolazione a prescindere dalla situazione economica, in attività sociali e di apprendimento. Paliamo soprattutto di
quelle fasce deboli e spesso problematiche rispetto all'alienazione sociale quali le fasce più povere italiane e non , i figli di queste fasce, gli immigrati senza appoggi o similitudini culturali, gli studenti.
Sul discorso immigrati in particolare mi verrebbe da chiedere, come pensate che possano relazionarsi se non conoscono l'italiano, se non si aprono alla popolazione?
Certo c'è chi risponderà che non dovrebbero essere qui allora se non possono integrarsi, credo che chiunque sia disposto ad affrontare un viaggio su un mezzo di fortuna, mettendo a rischio se stesso e chi si ama, chiunque sia disposto ad abbandonare casa propria e tutto ciò che conosce e consideri familiare e identitario per un salto nel vuoto abbia delle ottime motivazioni che non sta sicuramente a chi questa scelta non la deve fare, disquisire o giudicare.
Quello dell'integrazione è un processo che spesso è lasciato al
pubblico che però non ha i fondi e al quale si accusa di usare i fondi che ha per questo problema in un loop senza fine che favorisce paure e nonsense rispetto a una reale soluzione.
Gli spazi sociali favoriscono il processo di integrazione attraverso insegnamento della lingua e mentalità inclusiva nonchè contaminazione culturale grazie anche alle attività stesse che favoriscono un incontro, lo fanno e non costano al pubblico.
La stessa cosa vale per le fasce povere italiane e non, che possono contare sulla possibilità di mantenere rapporti sociali, integrazione e attività inclusive o di supporto, quali la palestra o la ciclofficina senza dover rinunciare e contando su dei servizi che funzionano da ammortizzatori.
Questo vale anche per chi esce da un percorso di droghe, o ne è all'interno, da chi si auto-emargina perchè non rientra in ciò che è normale, nello spazio sociale è accettato.
Quando vedete uno spazio sociale cercatene il programma su internet, entrateci, non lasciatevi offuscare dal pregiudizio perchè se da fuori ci vedete tutto quello che per voi è auspicabile non esistere in una società, sappiate che quello esiste lo stesso e la regola del not in my back yard non ha mai davvero funzionato se non per generare mostri.
Perchè quello esiste lo stesso, la differenza sta nel fatto non di decidere che esista o meno, non ne abbiamo alcun potere,
ma nel pensare che sia meglio che qualcuno che non ci sta lucrando se ne prenda cura piuttosto che si lasci al caso e a chi a porte chiuse ne trae vantaggio e queste il più delle volte sono un male meno brutto da vedere, meno rumoroso il sabato sera ma peggiore, si chiamano mafie, camorre, 'ndanghete, sacre corone unite, si chiamano usurai.
E per carità se ci piace il campanilismo quelle spesso sono tutta roba nostra, italiana al 100% da generazioni.
Ai Comuni che approfittano di queste paure, di questa malainformazione e di questa discriminazione vorrei far notare che è assurdo pensare di chiudere qualcosa che vive per la passione di chi ci abita per produrre cultura e integrazione, e certo non è il solo ma si prende la briga senza un compenso di fare qualcosa di positivo e che suo compito dovrebbe in primis essere in grado di spiegare perchè è un bene che nei centri, nei quartieri esistano degli spazi del genere e perchè vanno protetti da chi li strumentalizza.
Perchè è vero che dentro ci passa chiunque, ma come pubblico questo anche quando da fastidio è un valore non un problema, non si può pulire da quello che non ci piace gli spazi sociali perchè vorrebbe dire separare quelle fasce di popolazione che non ci piacciono da quelle che ci piacciono e questo anche se fatto con le migliori intenzioni significa ghettizzare.
Significa che se io obbligo quello spazio a versarmi un affitto quello o farà più feste diventando molesto o dovrà inserire dei prezzi per coprire i costi, di fatto eliminando parte della propria capacità di abbattere le differenze.
Significa che se io lo tolgo dalla sua sede e lo sposto ho privato il posto da cui è nato e tutti quelli che ne usufruiscono della socialità e dei servizi che produceva.
Come Comune devo avere la lungimiranza di riconoscere queste realtà e favorirle anche non intereferndo con i processi di gestione interni visto che già funzionano, consiste nel pensare al bene sociale che produce un elemento in una comunità piuttosto che alle grosse lamentele di pochi, così come posso fare da mediano e contrattare sui punti salienti, ma non posso fingermi banderuola della situazione perchè essendo Comune devo sapere quali sono i valori prioritari e quali quelli solamente salienti.