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venerdì 21 luglio 2017

Imbarazzismi di genere negli spot - Scivoloni o finestre sul tema?

Quando parliamo di pubblicità, il tema sessismo fa subito capolino, oggi parliamo di trattamento di donne negli spot e non solo, partiamo da un'analisi dei ruoli tipici per arrivare a quelli che sono quei momenti di seccante imbarazzo, quegli scivoloni poco piacevoli di quando una pubblicità viene vista come sessista, si scatena il web e l'azienda deve fare le solite scuse e una poderosa marcia indietro.

Ma partiamo dai ruoli delle donne in pubblicità, versione 2.0, quali sono? (non li analizzeremo tutti, ma quelli più dannosi)




La mamma è senz'altro il primo archetipo, la mamma è divisa in due grandi filoni, uno è la mamma focolare della casa, ormai piuttosto fuori moda e poco presente, l'altro, più moderno è la mamma iperattiva e tonica, più plasmata sui ritmi moderni. Si caratterizza per essere particolarmente giovane, molto in forma e con un abbigliamento neutro, non sessualizzato, scarpe comode, jeans/pantaloni, camicia/maglia poco scollata e preferibilmente a maniche lunghe, i capelli sono "sotto controllo", in un velo virtuale, ovvero non si muovono, non sono ondosi, non sono scomposti ma vanno dal corto al molto riccio al molto liscio o fermati. La mamma iperattiva è raccontata come la responsabile della casa, dei figli e dell'igiene, infatti è normalmente il testimonial di tutto ciò che riguarda la salute dei bambini, l'igiene della casa, la cura. è la supermamma che lavora, ha poco tempo ma è attiva, in forma, giovane e furba, ce la fa grazie ai prodotti venduti. L'esempio più evidente è quello della pubblicità della Lysoform.

La donna oggetto, non ci giro tanto intorno, questo tipo di testimonial è presente in vari modi più o meno espliciti per essere l'oggetto del desiderio dello spettatore o del protagonista dello spot. A volte viene utilizzata una testimonial famosa, per essere più accettabile, infatti possiamo evidenziare che la pubblicità con esplicito desiderio sessuale come incarnazione di prodotto è sempre più difficile da far passare senza critiche, il testimonial, in quanto già incarnazione vivente di sessualità riesce a evitare lo scivolone, e in effetti assistiamo a un aumento dell'uso dei testimonial di fama, in controtendenza rispetto agli anni precedenti. Un esempio di questo tipo di caratterizzazione è la pubblicità della Schwepps.
La donna oggetto può essere la donna che si rende disponibile al protagonista facendogli compiere azioni buffe, eroiche o di miglioramento tramite i prodotti, o può essere l'implicita ricompensa allo spettatore se utilizzerà il prodotto.

In questo caso abbiamo la cosiddetta "magnifica ricompensa" ovvero la donna che in quanto sessualmente attraente è oggettificata come ricompensa del protagonista/spettatore per aver acquistato il prodotto o per aver compiuto azioni eroiche o degne di nota. Troviamo questo esempio nello spot Algida, quello del cornetto che sviluppa la propria immagine già da alcuni anni su una narrazione romantica. L'ultimo spot uscito vede la ragazza come apparentemente la protagonista dell'azione, siamo portati a crederlo perchè è il primo personaggio che vediamo, viene seguito di più dalla camera e inquadrato spesso in primi piani, ma in realtà svolge il ruolo di contatto con il prodotto, se ci pensiamo bene infatti, la ragazza non fa assolutamente nulla tranne essere carina e portare il prodotto. Nella trama, non è che la ricompensa del protagonista che è colui che svolge azioni interessanti per arrivare al prodotto (e alla ragazza). Nella fattispecie il ragazzo, che è uno street artist, colpito dalla ragazza con il cornetto, per conquistarla modifica la propria opera e ne fa un gigantesco ritratto di lei (con il cornetto), e grazie all'azione ottiene la ragazza.

Un altro spot di esempio è sempre Algida, qui la narrazione intorno al gelato è riferita alla socialità, all'amicizia, alle follie estive, alla spensieratezza e al fare qualcosa di energico e divertente. Nello spot vediamo infatti varie sequenze di vita quotidiana e il protagonista è apertamente maschile, compie azioni, soprattutto amichevoli, le ragazze sono presenti come contorno, anche quando si parla di amicizia non sono contemplate se non come intorno dell'azione e supporto del protagonista, ovvero guardano, stanno a fianco ma non compiono l'azione del protagonista e degli amici, sono delle insalate di plastica con il sushi, fanno colore. 
Alla fine dello spot, arriva la magnifica ricompensa, una ragazza con in mano il gelato che balla con il protagonista.
Lo spot di magnifica ricompensa è molto insidioso perchè appunto riesce a bypassare lo stereotipo del sessismo che si identifica di solito con la sessualità evidente, abbassa però la capacità dell'immagine femminile di compiere azioni che non siano essere carina, essere desiderabile, compiere azioni legate al romanticismo e ai rapporti con il ragazzo, supportare il ragazzo nelle sue avventure, e infine essere una ricompensa per la vita del protagonista.
Ho preso l'esempio Algida perchè volenti o nolenti, chi ha fatto gli spot, probabilmente senza volerlo, e senza dubbio mettendoci impegno e casting, ha presentato comunque lo stesso tipo di trama, e lo stesso tipo di caratterizzazione della donna.
Possiamo prendere anche un altro tipo di magnifica ricompensa, ovvero la ricompensa negata. Il protagonista potrebbe avere il prodotto e questo gli procurerebbe l'accesso alla ragazza, ma è un protagonista perdente e quindi qualcuno (con il prodotto) gliela porta via.
La tipologia di ragazza contorno o maginifica ricompensa, sono facilmente riscontrabili nelle pubblicità per giovani, sono dinamiche, richiedono una trama che intrattenga e con azioni spesso creative, si riconoscono per tipo di prodotto venduto, età dei protagonisti. Hanno "protagoniste" femminili apparentemente attive, furbe, sveglie, ma che di fatto in realtà non fanno altro che essere ammiccanti, emotive e carine, la furbizia è correlata unicamente al prodotto e alla capacità di attirare.

Passiamo a la Grechina, un tipo di figura che è stato discusso da Lorella Zanardo, è la donna senza sessualità ma gradevole che fa da contorno e /o veicolo, è il corpo piacevole da guardare per mantenere l'attenzione, lo troviamo di solito per prodotti neutri o servizi finanziari, per tutto ciò che riguarda situazioni spiacevoli, mal di denti, mal di testa, richiesta di un mutuo, ecc... è la suggeritrice o la gradevole soluzione al problema, è una rappresentazione fisica dell'azienda e del prodotto. Assomiglia al ruolo di madre in quanto a mascheramento dei caratteri sessuali, sorriso e vestiario. Un esempio è riscontrabile nello spot della Tantum verde


La ribelle è un altra tipologia femminile molto in voga, particolarmente interessante perchè si pone ad un ulteriore livello strumentale,
è di nuovo la donna che viene presa per ammiccare al consumatore non solo per identificarsi con il prodotto ma spesso, anche per qualificare l'immagine dell'azienda agli occhi delle donne. La ribelle viene sempre posta come l'incarnazione della ribellione agli stereotipi, cosa c'è di criticabile in questo? 
Il criticabile è che nuovamente un corpo (che in ogni caso non esce mai dal dogma dell'essere bello e sessualmente attraente), sempre quello della donna, viene riempito di significati (che in realtà sono per lo più legati solo ad accessori e vestiario) per parlarci di come è giusto o meglio essere donna, attraverso un personaggio che esce simbolicamente da un passato discriminatorio per vendere un prodotto, per ammiccare al consumatore, qualificando l'immagine dell'azienda.
Questo è solo un altro livello di oggettificazione, più amichevole rispetto alla generazione di donne che del modello pubblicitario remissivo e accondiscendente ha in realtà solo una narrazione. 
La tipologia ribelle è caratterizzata per ambientazioni più moderne, lucide, vestiti apparentemente trasgressivi, trucco apparentemente trasgressivo, non va quasi mai oltre ad una diversa rappresentazione del trucco e delle pose, analizzandola possiamo vedere che in realtà non fa molto più delle colleghe, ma lo fa come un distacco dall'opinione altrui. Viene posta, proprio in mancanza di una effettiva azione o caratterizzazione oltre il look, in antitesi al modello sensuale o madre o grechina, di cui vengono esacerbate le caratteristiche che sfociano normalmente nello snobismo, stupidità, futilità, in qualche modo riconfermata come tipica della donna.
E si torna al messaggio standard del "non è come le altre", di fatto rendendo un eccezione allo standard del mondo femminile che è noioso e futile, la ribelle e giudicando in ogni caso le altre donne, sempre ben categorizzabili e leggibili in classi standard, di fatto non umane ma pura narrazione semplificata. 
Un esempio è lo spot dell'Opel corsa

Quello che diventa evidente se includiamo questo ulteriore ruolo nei tanti personaggi femminili che compongono l'oggettificazione pubblicitaria, è che il corpo della donna negli spot non è mai un elemento neutro, la donna negli spot non è mai interamente una persona in quanto tale, come è invece per i ruoli maschili, ma è sempre e comunque un corpo gradevole veicolatore di messaggi e simboli molto specifici, soprattutto legati all'intero mondo femminile e non solo alla storia nello spot.

Nell'ambito bambini, la questione è più semplice, i bambini, soprattutto negli spot televisivi sono accuratamente non sessualizzati, troviamo però a fasce di età diverse, diversi modi di rappresentarli.
Quando sono molto piccoli, le bambine e i bambini se non sono neutri, possono essere caratterizzati di potenzialità culturali, un emblema è lo spot della Huggies che peraltro ha fatto molto discutere, la bambina attira il bambino, è carina, farà cose carine, il bambino ha un insieme di potenzialità culturali legate all'azione. Oltre a questo però, non abbiamo grosse distinzioni tra maschio e femmina nel mondo prescolare.

Quando si parla di bambine in età scolare invece, la questione già cambia, il ruolo della bambina è legato alla decorazione di sè e al giocare al piacere agli altri, anche se in modo non apertamente sessuale. Le pubblicità che coinvolgono bambine in età scolare presentano bambine molto accessoriate, spesso leggermente truccate, con acconciature elaborate (trecce, codini) e molti ninnoli. Nelle bambine in età scolare entriamo poi nel discorso (che non voglio ampliare troppo qui), dei prodotti proposti a loro, che includono per lo più bambole estremizzate in questo senso o prodotti volti proprio al truccarsi, vestirsi, agghindarsi, farsi belle, piacere.
Ovviamente in generale sui bambini troviamo una maggiore varietà di ruoli, salvo eccessi eclatanti di sessualizzazione  o in generale nelle campagne di abbigliamento che presentano frequentemente il fenomeno di adultizzazione.
Difficilmente troviamo pubblicità apertamente sessualizzate e molto stereotipate, proprio a causa del fatto che i bambini ancora non rientrano appieno nella categorizzazione culturale di genere.
Però possiamo notare che è sempre molto difficoltoso per i pubblicitari presentare ruoli diversi dall'insieme di significati legati al genere a cui i bambini appartengono. 
Se ci facciamo caso, possiamo osservare che i personaggi infantili femminili che escono apertamente dallo standard, si presentano faticosi, finti, esagerati o creati appositamente per esaltare il non sessismo dell'azienda.
Un esempio è lo spot di Lufthansa dove la bambina per poter essere una bambina tecnicamente preparata, è agghindata molto (fermagli, accessori, enormi occhiali) ma viene esagerata nella sua intelligenza fino ad essere la macchietta del secchione, antipatica, fredda, con un robot come pupazzo, di fatto per fare una bambina intelligente la si è dovuta stereotipare o esagerare anche in uno spot dove i toni non sono quelli del comico e non sarebbe stato affatto necessario.

Se prendiamo le preadolescenti / adolescenti, lì il discorso diventa molto piatto, se escludiamo il grande bacino delle pubblicità con i giovani come il futuro (dove rientrano indiscriminatamente maschi e femmine), l'adolescente è presente negli spot solo in modo apertamente sessualizzato, è presente come magnifica ricompensa o per rivolgersi ad altre adolescenti e passa costantemente il messaggio dell'acquisto del prodotto come strumento per essere attraenti e desiderabili, con pochissime fuoriuscite dai ruoli già dedidicati alla donna.

Quello che voglio dire presentando questi personaggi però, non è che la pubblicità sia cattiva, perchè la pubblicità in realtà è fatta per rendere un prodotto appetibile per il consumatore, non per promuovere messaggi sociali.
Le aziende non sono amiche dei consumatori, anche se si travestono come tali, le aziende hanno un obiettivo molto semplice che si manifesta con gli spot, e cioè vendere un prodotto o servizio, e per farlo deve farsi piacere e far piacere il prodotto, soprattutto poi, deve far identificare il prodotto con una serie di simboli, altrimenti rischia di non essere acquistato. Infatti la concorrenza tra prodotti praticamente identici si risolve nell'accezione simbolica di cui si riveste ogni prodotto, un prodotto funziona meglio se è stato identificato per la ribelle invece che per la mamma, anche se di fatto lo utilizzerebbero (e probabilmente lo fanno) tutte e due le tipologie.
Per quanto mi riguarda, la confusione che crea questo avvicinamento amicale delle aziende ai consumatori e la loro fusione con valori e simboli, è visibile in modo emblematico nel marchio Vitasnella, che dopo altri marchi, alcuni anni fa, intraprese la strada del body positive per la propria immagine, con quello che è stato applaudito nei commenti social come un grande spot e cambio di linea, e che in realtà è fin troppo palesemente solo un impacciato cambiamento di pelle di una sostanza che è sempre la stessa.
Infatti parliamo di un brand che innanzitutto si chiama Vita - snella, e che vende prodotti dietetici o coadiuvanti del dimagrimento, per quanto possa esprimere attraverso gli spot concetti sul body positive, l'obiettivo è bypassare un periodo di magra per chi vende prodotti dimagranti presentando il dimagrimento come un desiderabile punto di arrivo per le donne e viene accusato implicitamente di body shaming.
L'azienda non è ne promotore di messaggi propri, ne amica, è un'azienda, e il suo obiettivo principale è vendere i propri prodotti a una clientela che cambia ma che di fatto resta il suo target.
Quando parliamo di pubblicità sessiste parliamo quindi di rappresentazioni di realtà esistenti che le aziende usano per essere più vicine al proprio target, per farsi voler bene e quindi vendere, non sono ne cattive ne buone, sono interessate.
Allora si apre un altro tema, le scuse post pubblicità sessiste, che avvengono ogni giorno, scivoloni del reparto comunicazione che non hanno ammiccato bene al bacino di utenza e sono state sostanzialmente troppo esplicite, come la pubblicità della de Agostini  o quella della Bic, o più di recente la pubblicità dell'Audi in Cina.

Non è un caso poi che, se escludiamo le pubblicità di moda, sono più spesso quelle fatte fatte da studi pubblicitari meno rinomati o meno illustri, o le cosiddette pubblicità fai da te, se ne escano spesso con immagini e giochi di parole apertamente molto sessisti e molto sessualizzati. Paradossalmente sono più onesti, infatti non hanno il livello di consapevolezza del politically correct per distinguere che un messaggio implicito che funziona non lo si può dire ad alta voce, gli stessi messaggi si possono dire in modo più raffinato e attraverso ruoli oggettificati più accettabili perchè più vicini alla realtà come forma.
La pubblicità rappresenta la realtà, o meglio una sua narrazione semplificata, e la realtà è che un prodotto vende di più se di fianco c'è qualcosa di attraente o se lo si caricano di valori, la verità è anche che le donne sono più ascoltate se sono belle, più interessanti se sono belle, e se non sono belle contano molto meno, ottengono molto meno, sono spesso viste in relazione all'amore, alla famiglia e all'uomo molto più che rispetto alle proprie caratteristiche individuali o le loro capacità, sono molto più vessate se il loro corpo non rispecchia ciò che dovrebbe essere, (e questo vale in particolare quando si parla di religione, buon costume, buon gusto, tutti concetti applicabili all'estetica che difficilmente si applicano al corpo dell'uomo) e cioè disponibile, attraente e semplificabile in categorie (come avviene anche per gli "esterni" come ho spiegato in un altro articolo che trovate qui). 
La pubblicità non è il cattivo, è solo uno specchio molto grande in cui tutto questo diventa evidente.
Per qualche dato, vi linko una interessante ricerca sulle rappresentazioni di genere nelle pubblicità svolta dall'Università di Bologna.
Chiudendo infine con la pubblicità dell'Audi, possiamo farne una breve analisi e dire che in tutta onestà non era nemmeno una pubblicità davvero sessista. Mi spiego, l'azienda ha giocato sul rapporto tra parenti e sposi dei figli, la pubblicità poteva benissimo essere fatta anche al contrario da padre o madre della sposa verso il suo nuovo marito, e non sarebbe cambiato assolutamente nulla. L'oggettificazione reale della donna in quanto donna, non ci sarebbe stata, la pubblicità avrebbe fatto sorridere, o anche no e nessuno l'avrebbe criticata. è vero la donna viene paragonata a un oggetto, ma non in quanto donna, in quanto persona che passerà la vita con il figlio, sarebbe valso al contrario. L'azienda è stata poco furba esponendosi a una serie di critiche evitabili facilmente facendo lo spot al contrario ma non si è comportata in modo sessista.
Quando parliamo di oggettificazione bisogna anche non cadere nel tranello facile del "qualsiasi riferimento o paragone donna/ sesso o donna/oggetto è sessismo", il più delle volte l'esplicito è meno pericoloso di quello che ci passa sotto il naso.
Un altro esempio di questi scivoloni interpretativi, questa volta dal gruppo Non una di Meno di Mantova, a mio avviso, è quello sul manifesto di intimissimi, viene criticata la posa sexy e un po' vacua della modella, non una di meno ci si è pesantemente scagliata contro.
Ma stiamo parlando di intimo femminile, non è oggettificazione se il prodotto è effettivamente un prodotto femminile e sensuale, e che per essere rappresentato indossato va portato da seminudi, così come si potrebbe rappresentarlo con una donna normale, non è nemmeno sbagliato rappresentarlo con una donna molto bella, su cui il prodotto probabilmente ha un effetto migliore e invita quindi maggiormente a essere provato. Inoltre non mi aspetto che una pubblicità di intimo rappresenti la donna, mi aspetto che faccia vedere dell'intimo e non mi stupisco se in quanto intimo ci sia anche una certa sensualità dietro, di certo mi darebbe molto più fastidio pensare che sia compito di una pubblicità di intimo, il carico di rappresentare la complessità del mondo femminile, o debba farmi vedere che ehi anche le donne sono intelligenti.
Non è il compito di un cartellone che cerca di vendermi un paio di mutande di pizzo.
Se proprio dobbiamo prendercela con Intimissimi, prendiamocela per quando ha utilizzato una donna pure per vendere mutande maschili, ma ancora di più prendiamocela con quegli uomini che ancora comprano solo se ci sono un paio di tette dietro.

(molte delle illustrazioni sono state raccolte da internet e sono di Paola Bonet ; qui il profilo Pinterest)



mercoledì 18 gennaio 2017

Il sesso come insulto, rifondare il dibattito

In questi giorni sto pubblicando molto sul genere, lo so anche se questa non è una pagina dedicata al genere, ma è anche vero che in questi giorni mi sono spesso imbattuta in tante pagine anche ironiche o assolutamente non legate ai generi, che, come da lunga tradizione, usano e incoraggiano l'uso del sesso come insulto verso le donne che hanno in quel momento un qualsiasi tipo di potere (vale spesso anche per gli omosessuali e per le donne che hanno il potere di far sentire gli uomini frustrati o esaltati, per il potere decisionale a livello poltico, per il potere di parola che influenza l'opinione pubblica in bene o in male e così via, a prescindere da quanto siano capaci o incapaci), pagine anche carine, divertenti, che poi cascano sull'offesa alla professionalità dei personaggi femminili ricorrendo al sesso punitivo, (il cazzo come vergogna "le piace il cazzo" il cazzo come strumento punitivo "merita di essere inculata", "merita lo stupro" che normalmente viene augurato agli uomini solo, assurdamente, in caso di stupro cioè il viscerale occhio per occhio dente per dente).

Il sesso come umiliazione si rifà sempre alla questione se ti piace il sesso allora vali di meno, è una sorta di cortocirucuito nella mentalità maschilista per cui le donne sono apprezzate in quanto sessualmente attraenti ma non devono apprezzare la sessualità, devono essere disponibili ma controvoglia, devono essere belle ma possono essere attaccabili se troppo belle ("è un cesso", "si veste come una puttana", cioè dovrebbe essere bella per meritare attenzione ma discretamente per non essere notata solo per quello o più semplicemente non esserne consapevole per essere ancora una preda accessibile).

Il cortocircuito in pratica le fa tornare ad oggetto del sesso ma non a partecipanti dello stesso, se partecipanti volontariamente, queste diventano deplorevoli, sporche, non meritevoli di ascolto/stima/capacità/responsabilità.



Quando questo avviene nel momento in cui andrebbe criticata la professionalità o l'atteggiamento non inerente al sesso di una donna di più o meno potere, significa tenere nella conversazione sempre presente che la donna è primariamente qualcosa che ha a che fare con il sesso e non con l'ambito della critica, si riduce a un oggetto, a qualcosa di debole e che rende più forte in automatico chi sta attaccando, a prescindere che ci siano delle buone ragioni o meno, è come il classico modo di dire per non avere l'ansia in pubblico: "immagina il tuo pubblico nudo".


Per le donne soprattutto esposte pubblicamente, questo è una costante che mina la possibilità di crescere professionalmente ma anche di ricevere critiche sensate. Questo tipo di problematica infatti ha effetti non solo sulle donne in quanto vittime dell'attacco e tutte le donne che in qualche modo vengono accomunate all'oggetto tramite l'effetto alone, (infatti normalmente se si attacca in questo modo una donna, con un effetto alone questo tipo di attacco si estende anche ad altre, vedi la Boschi con la Boldrini, un tipo di attacco che le unisce in quanto politiche e donne che non si applica allo stesso modo a politici e uomini) ma anche in quanto favorite da una non argomentazione, mi spiego, nel momento in cui si attacca per i motivi sbagliati, una parte di persone si sentirà in dovere di schierarsi contro il tipo di attacco perchè in effetti ingiusto e deplorevole, il focus del discorso quindi automaticamente cambierà e diventerà molto difficile portare avanti il tema iniziale, è quello che succede spesso nella politica per indebolire un argomento o un politico, si attacca lateralmente, si disperde il punto affinchè quel punto semplicemente importi molto meno del suo effetto.

In queste pagine infatti (ma vale in generale per tutte le conversazioni in ambienti non conclamati che includa il femminismo tra le tematiche) alla risposta dei loro stessi utenti con la parola sessismo, rispondono senza argomentare sul tema, ridicolizzano, sviano l'attenzione ecc.. anche davanti ad argomentazioni sensate non rispondono, rispondono sulle virgole, gridano al comblotto, si invocano le classiche fattele due risate, insomma non rispondono per argomenti, eliminando di fatto le possibilità di avere un dialogo o un dibattito.


Togliere il dibattito annulla ogni sforzo e soprattutto toglie significato alle stesse parole, che diventano accettabili solo in contesti estremi e non nel quotidiano, si riduce ad eccezione.

Allora mi sembra necessario riportare in auge il fatto che un dialogo o un dibattito, che sia una serie di commenti o che sia una conversazione al bar, è un elemento importante della nostra società, è in grado di formare opinioni o mantenerne, richiede quindi che ci sia una responsabilità in chi dialoga, in chi dibatte, soprattutto pubblicamente, è necessario quindi, che siano rivalutate nella loro importanza: le motivazioni, le argomentazioni, e tutti gli strumenti di senso, come la statistica, la semantica, le logiche prive di sofismi.

Importante è dunque, rifondare il senso di dibattito attraverso le opinioni da riproporre su basi solide in grado di essere discutibili e difendibili, perchè altrimenti ci riduciamo a ridicolizzare quello che non ci convince, non approfondirlo e lasciarlo galleggiare in mezzo a fazioni pro o contro che non si incontrano tra loro creando di fatto, una società a scomparti dove un'ingiustizia viene rivendicata da un gruppo e perpetrata nell'altro, ma anche dove la comprensione di quello che non è un'ingiustizia anche se lo sembra, genera incomprensioni senza vedere il positivo (per esempio anche negli stessi gruppi femministi ci sono estremizzazioni su cosa è sessismo, un dibattito interno o con l'esterno, se non è vissuto come una fazione bi-opinionistica, può risolvere e canalizzare meglio le energie del gruppo, facendo portare avanti le cause significative).

lunedì 3 ottobre 2016

Lo scandalo Bettarini - Russo, perchè ne sono felice

Partiamo dagli albori, riporto quanto scritto su Globalist 2.0

Ecco cosa è accaduto.  Bettarini ha raccontato i molteplici tradimenti alla ex moglie che dice lui l'aveva tradito. Il pugile Clemente Russo dopo che aveva dato, nei giorni scorsi, del “friariell” a Bosco e del “b….o” a Signorini, ha dato della della “z…” alla Ventura, non solo, alla fine ha anche  aggiunto che lui al posto suo l’avrebbe ammazzata.


Bettarini ha raccontato nei dettagli di aver fatto sesso con Antonella Mosetti e Alessia Mancini mentre era sposato con la popolare presentatrice televisiva. L’ex calciatore sostiene che, nel 2006, aveva 4 amanti nessuna delle quali sapeva dell’esistenza delle altre. Cita Antonella Mosetti e Sara Varone. La prima “si era fatta trovare nuda nella suite di un Hotel di Roma, in Via Nazionale, a cavalcioni di una sedia e pulsava come un’anguilla”.

Non mi dilungo sui dettagli perchè il fatto ha già fatto il giro del web, l'hanno riportato un po' tutti e tutto sommato non c'è molto altro da dire, è una vicenda squallida, fatta di maschi latini fatti e finiti, muscolosi, abbronzati e attillati, confusi di testosterone che hanno avuto successo grazie a sport e agganci e che si confrontano sulle rispettive conquiste e rivendicazioni neanche il loro cazzo fosse lo strumento di misura del successo (probabilmente per loro è proprio così).
Poi cos'è successo? Il delirio, denunce (giustamente dalla Ventura e ci si augura dalle altre donne riportate nei commenti) e poi scandalo per le frasi, chiudiamo il programma ecc...Tutti sconvolti. Un po' come sempre, direi.



Parlare di "l'avrei ammazzata" in televisione, è distruggere la sacra patina di perfezione che normalmente attornia personaggi più o meno noti (in questo caso molto meno noti) che sono sempre pervasi da buoni sentimenti e simpatia o cancellati dalla storia. Sono tutti brave moglie e bravi mariti, con figli splendidi, senso della famiglia, non conoscono il concetto di droga se non per dire che è genericamente una cosa molto brutta, ed è normale che sia così anche se in Italia sono tutti particolarmente corretti tampinanti nella loro perfezione soprattutto che riguarda tutta la sfera famiglia/genuinità in un modo praticamente alienante se prendete persone che seguono davvero la televisione, infatti sanno vita morte e miracoli di tutti e come sono in casa è una delle prime cose che vi potranno riportare, soprattutto degli uomini (bravo padre, aiuta la moglie, è bravo in casa) della donna vi diranno molto meno, di solito hanno schede tristi fatte di gusti di gelato e cose così.  Lo "scorretto" è riservato ai "comici", ma per scorretto si intendono delle tristissime battutine trite, quelle alla Pierino maniera, dove i comici fanno faccette buffe e battute volgari e irriverenti solo per il tuo capo ufficio banalmente perchè il più delle volte sono semplicemente offensive verso  minoranze e ovviamente donne e campano di tormentoni urlati che sostanzialmente danno via libera al merchandising.

Poi arrivano loro due, i due bestioni da monta che rompono il perfetto equilibrio e li vogliamo  cancellare? No ragazzi, io voglio vederli più spesso in tv, voglio vederli bombardati di domande da gente intelligente, confrontati con i casi reali, voglio vedere giornalisti e giornaliste seri e serie acchiapparli e fargli domande, togliere il velo dell'uomo violento e in preda al misterioso fantomatico raptus, quell'uomo improvviso e nascosto nei meandri della nostra società, voglio estrarlo dall'illusione che esista solo nel buio e nel degrado, la grande paura dei bei quartieri e delle case con mobili ikea a prezzo medio alto, perchè sveliamo la maschera finalmente, di una mentalità che esiste e che è fatta di uomini che si sentono in diritto di passare sopra la volontà della donna perchè in fondo conta di meno, perchè in fondo non è affidabile quello che dice, da ciò che la riguarda personalmente, alle opinioni pubbliche al sesso, che diventa stupro (in fondo lo vuoi ammettilo è una delle frasi più riportate in assoluto e potete vederlo qui).


Questi uomini che si sentono in diritto di avere dei "peccatucci veniali" ma non sanno come gestire una situazione in cui la donna non faccia come il suo ruolo avesse promesso, un ruolo di dolcezza e compagnia, ci aggiungiamo in tempi moderni quello di essere sexy, furba e giovane, magari lavori, ma senza rompere i fatidici coglioni. Il maschilismo esiste, esiste nella mentalità profonda, esiste nelle confessioni cameratiste, nelle battute, nei valori familiari italiani, nelle riunioni di lavoro, esiste nelle conquiste fatte di scambi e opportunità, esiste sui viali, esiste nelle camere da letto impregnate di egoismo, esiste nei parchi di notte, esiste nei paesini quando ti vesti nel modo sbagliato, esiste quando "fai cose da uomo" e non sei sexy per esempio e non mantieni la tua promessa implicita di essere gradevole sopra ogni cosa, esiste quando non ti importa di essere perennemente gradevole, poco aggressiva, troppo carina, troppo o poco sempre di tutto, esiste ma lo vediamo solo davanti a una denuncia e o un femminicidio, e anche lì spesso viene preso per una vomitata esagerata del pensiero di quelle racchie frigide delle femministe che vogliono dare alle donne più visibilità degli uomini anche quando vengono uccise. Solo che le donne vengono uccise da uomini che le conoscono, gli uomini hanno dinamiche casuali, le donne hanno dinamiche ricorrenti con elementi specifici (familiarità dell'aggressore spesso corredata da precedente o attuale situazione sentimentale tra i due) e per le leggi della statistica questo evidenzia fenomeni sociali specifici, non è opinionismo, è reale.
Quindi questo programma non andrebbe cancellato per questo (per altre cose magari sì), ma dovrebbe essere ripreso per parlare di noi, gente seria dovrebbe abbassarsi e parlarne, anzi parlarci spaccando anche la divisione tra il divertentismo mediatico (che si permette qualsiasi cosa in nome della battuta) e la serietà giornalistica (che ascoltano solo gli accaniti fan di rai3, le persone sfigate e pochi altri perchè già lavori 8 ore al giorno, ti devi pure sorbire sta roba? ), e io direi un bel grazie a quelli che per audience o per sbaglio hanno lasciato visibile al pubblico questo dialogo, invito chiunque a parlarne, non tanto dei due manzi da niente, quanto del pensare al fatto che un po' tutti una conversazione così l'abbiamo sentita, vista o magari detta, invito chi si sentirà dire che tutto questo è esagerato, a rispondere anche ad amici o parenti che questo non è vero, invito gli uomini in primis, quelli che sono femministi (perchè sì è questo il termine per la parità uomo donna) ad avere un po' più di coraggio perchè la vostra parte non è solo chiusa nella vostra testa e nel fatto che voi ascoltate le donne, non stuprereste o picchiereste mai una donna o la rispettate in generale come vostro pari (no non è da ringraziarvi per questo) ma è nella vostra capacità di ampliare questo concetto al mondo maschile, che spesso è drammaticamente chiuso a queste conversazioni, (del resto perchè dovrebbero interessargli? Non è che abbia problemi di cui discutere).
Il maschilista, quello che manca di rispetto alle donne perchè in fondo sono sempre qualcosa di generico, esiste, magari iniziamo a guardarlo in faccia e chiamarlo con il suo nome fuori dai blog femministi, dai libri, ma dentro casa, dentro la televisione, non è un mostro che non ci riguarda, è lì, è qui.

martedì 20 settembre 2016

Che fatica vivere da femmina! Una riflessione silenziosa ma letale.

Un breve post sulla fatica femminile di esistere e sulla confusa lotta per essere libere.

Poi è più che altro personale, però di recente ho assistito a una splendida assemblea femminista aperta con condivisione di esperienze e dibattito e nello stesso tempo ho fatto un piccolo gesto che mi è sembrata una cosa sbagliatissima per ciò in cui credo in merito al femminismo ma non riuscivo a non farla, ho tolto il like a una pagina femminista che seguo da molto, che ha molto successo e che non sto a dire perchè sembra voglia farle una cattiva pubblicità ma in realtà no.

Diciamo che è una pagina di femminismo basato sulla libertà individuale, tutto molto bello, viva lo shorts, viva il corpo ecc.. tutto iper libero e positivo, così tanto da arrivare al mal di testa.
Mi sono accorta che ad ogni nuovo post c'era una parte di me che si chiudeva invece che aprirsi, che si nauseava invece di apprezzare, in effetti era come avere davanti un urlo continuo di establishment individuale, un sacco di rabbia, tanto consenso collettivo e un senso di malessere.

E so che può essere pericolosa questa critica ma datemi credito del fatto che il mio è un percorso, è stato lungo e non vale per tutti, c'è chi viene vessato, incolpato per ciò che veste e quello è il suo problema primario nel quotidiano e la rabbia verso questo lo aiuta, a me la rabbia senza che generi un dibattito, una riflessione anche interiore, non aiuta, mi sfianca, mi avvelena e chiude un cerchio senza successo.
A me insomma, che non sono adolescente, che il mio corpo lo conosco, l'urlo costante, la lotta arrabbiata, spesso senza guardare oltre l'affermazione di sè ha stancato e non la vedo più troppo utile.
Quello che vedo è che ci sono tante pagine/siti molto più coerenti, più complete e approfondite che purtroppo non usando vignette di donne grasse e in bikini o almeno non specializzandosi sull'urlo, la rabbia e il concetto lineare, vengono poco seguite o comunque molto di meno tra queste per esempio il Ricciocorno Schiattoso, Narrazioni Differenti e altre.
Questa pagina, per assurdo, ho capito che mi stava nuocendo, continuava a focalizzare l'attenzione sulla rabbia, continuava a concentrarsi sul corpo e sul vestito, bello, grasso, magro, pantaloncini hot, sei libera, sei libera anche nel nudo, sì lo so ma forse a un certo punto sono stanca di arrabbiarmi e di parlare di come mi vesto e tenere il dialogo sempre sul mio corpo sempre sul mio vestito, sempre sulla mia libertà di essere sessualmente attraente, sempre tutto a mille tutto positivo da un lato, tutto incomprensibile e negativo dall'altro in percorso senza interruzioni di alti toni.


Perchè gli diamo così tanta attenzione al corpo? Perchè purtroppo qualcuno ancora si sente in diritto di giudicarci per come vestiamo, e questo perchè su di noi come ci vestiamo, come appariamo è importante, agli uomini semplicemente è difficile che succeda, è trasversale al ceto sociale eventualmente, o alle sottoculture ma a parte quello insomma non importa a nessuno come si vestono gli uomini, anche perchè è agli uomini che interessa anche molto meno, in realtà è che agli uomini non interessa quindi non esiste, ma gli interessa come sono vestite le donne e quindi è un fatto e lo è anche per noi donne, gli uomini sono liberi dal doverci pensare, ma soprattutto dal dovere essere connotati, misurati attraverso i vestiti, dall'essere attraenti o meno e che questo influenzi completamente la propria percezione. La sensualità è una connotazione che non li caratterizza primariamente, non quando sono soli o quando sono con gli amici, non quando vanno in giro per strada, quando studiano, lavorano o altro, al massimo è una caratteristica se sei un personaggio di spettacolo o se devi rimorchiare e poco altro.
La fatica di vivere femminile è anche questa, che tutto sommato hai sempre questo metro di misura tatuato nel cervello, di cui vuoi liberarti eppure no, vuoi non essere un oggetto ma al contempo la tua estetica è molto molto importante, che sia basata sull'essere truccata, vestita in un certo modo (piuttosto che un altro, ma diciamo hai un'opinione in merito e la cosa è importante), ti definisce, anche quando te ne liberi, il mondo femminile intorno a te è un durissimo muro di paragone, tu in un certo senso ti privi di quello che tutto sommato è universalmente riconosciuto come un vantaggio sociale, nel tuo cervello volente o nolente, è una lotta concepirti come un essere in cui la bellezza conta meno quando anche a te stessa in fondo importa e tutto il mondo ti ricorda che sì fidati, ti importa.
Quando un po' ne esci hai comunque sempre un paragone esterno, e la fatica è che sì siamo libere ma a volte ho l'impressione che siamo libere dentro un mondo di plastica, come essere libere in un Truman show, dove affermi il tuo modo di vestire sessualizzato per cercare di liberarti da una mentalità che ti ha reso oggetto gradevole e sessuale tutta la vita e lo fa in forme nuove, e tu lo rivendichi, sei divisa dentro te stessa in questa lotta fra la te che è d'accordo con lo shorts libero e la te che è d'accordo con lo shorts* libero ma vorrebbe che non si sentisse semplicemente il bisogno di indossarlo, ne di farne un establisment individuale (parliamo di pantaloncini per dio quanto poco dovrebbe essere importante rivendicarlo) per poi in realtà ripensare a quanto il rapporto di sorellanza sia difficile, impervio e pieno di voci non dette, guerre segrete e giudizi, urlare insieme non è conversare e amare tutto non è capire e sinceramente è un percorso molto faticoso, vivere è davvero faticoso senza contare tutte le riflessioni esterne e condivise con l'altro sesso.

E insomma, brevemente, vivere come femmina è molto più complesso di quello che sembra, sicuramente più di quello che può sembrare a un uomo, soprattutto se decidi di non seguire la strada più facile, che significa che in ogni caso dovrai farti tantissime domande, in tutti gli step della tua vita e visto che la vita non è fatta tutta a step, arriveranno domande e dubbi quando meno te lo aspetti, dovrai fartele sul mondo, su te stessa e cambiare pelle così a fondo e non una volta sola, da rischiare ogni tanto, di perdere la tua immagine fondamentale.
E magari non ho detto niente di nuovo in questo post ma quando si risale dalla nebbia della nostra percezione di se, si affronta periodicamente lo slalom tra i nostri valori e pensieri, tra slogan, vignette, giudizi, complimenti, grida e competizione (che è veramente tanto alla base del mondo femminile purtroppo, e un po' torna come una belva anche quando ce ne si libera per tanto tempo), ci si deve ricordare che abbiamo la responsabilità di non banalizzare il dibattito e non concentrarci su piccole cose su cui è facile avere un'opinione e averla unita e non accontentarci di noi stesse per quello che siamo con gli strumenti con cui nasciamo perchè gli strumenti stessi a volte sono illusori o acerbi e che il cambiamento delle cose è insieme e non solo fatto di atti personali e forse soprattutto non di rabbia, a questo proposito, qui il link di internazionale su una riflessione di Martha Nussbaum che merita di essere letto, e che coincide anche in gran parte con il pensiero che mi ha portato a levare il fatidico like.

*intendo il microshorts iperaderente che è anche relativamente scomodo perchè in realtà quando ti siedi su un autobus tocchi quasi tutto il sedile con la pelle ed è aderente fino all'impossibile tanto che la tua vagina a volte hai l'impressione stia sperimentando una nuova fase della sua divisione labiale.


mercoledì 14 settembre 2016

Tiziana, Selvaggia, fiaccole e forconi mediatici

Il caso di Tiziana Cantone che fa il giro del web è uno dei tanti momenti di shock mediatico in cui ci si sveglia dal letargo e ci si rende conto che ciò che vediamo di virtuale improvvisamente forse non lo sia.
Che forse anche delle parole scritte, delle "opinioni" (le virgolette è perchè veramente fin troppa gente è convinta di avere opinioni quando si tratta di insulti) abbiano un peso reale.
Quello che è successo a Tiziana Cantone è una caduta vorticosa e terrificante amplificata da un mondo che non è la parola ma è la scritta, virale, incancellabile, inarrestabile di cui è capace solo la potenza mediatica del nuovo millennio.

Quello che è successo insomma è quello che succede nei paesini, il passaparola, la calunnia, la semplice risata, il pettegolezzo, con strumenti smisurati rispetto alla capacità di chi li ha utilizzati con la stessa mentalità noncurante e ignorante.
Una valanga che è la somma di comportamenti da crudeli a pettegoli a leggeri o anche solo indifferenti che l'hanno accresciuta.
La maggioranza (per fortuna) l'ha riconosciuto, è stato un episodio terribile, e ci si è schierati in massa contro il bullismo mediatico, che riassunto in bullismo fa pensare alla smutandata a scuola ma in realtà, soprattutto in questo caso è oggettificazione, cattiveria e sessismo che hanno fatto di Tiziana, per chi ha fatto esplodere la vicenda, un essere senza spessore ne importanza ne sentimenti protagonista suo malgrado di un video e ormai pubblico dominio, una vergogna perchè legato al sesso e Tiziana era una donna, perchè dai diciamocelo, nessuna folla riderebbe e distruggerebbe un uomo per essere in dei video hard.
Poi ci sono gli altri, quelli che si sono chiesti se non ci fosse la stessa leggerezza da parte sua nel condividere un video. Quindi colpa sua. (oddio.)
Io non voglio parlarvi di quanto sia assurdo che si dia della puttana a una donna che fa sesso solo perchè ne esiste un video (le donne fanno sesso anche se non c'è un video, e magari è fetish)
Non voglio parlarvi dell'ignoranza allucinante con cui le persone si stanno rapportando alla vicenda perchè credo che per fortuna i più non la pensino così e non serva un altro articolo che confermi questa visione.
Detto questo passiamo oltre nella vicenda.
A mio avviso servono, un po' come in quasi tutte le situazioni, un po' di logica, un po' di empatia e un momento di dubbio.
Cominciamo dall'empatia che è la base che caratterizza la nostra capacità di relazionarci agli altri, anche senza avere lo stesso linguaggio, la capacità di comprendere le emozioni altrui, le situazioni emotive, non richiede un titolo di studio o un'intelligenza logica spiccata.
Una persona è arrivata a spegnersi, a non esistere pur di escludersi da quello che la circondava, in nome dell'empatia non credo sia il caso di sottolineare una leggerezza o l'errore che possa aver commesso nel valutare la fiducia verso qualcuno, davvero si può sottolineare un errore così piccolo quando il prezzo è la morte? Ma soprattutto, chi riesce a dire che lei in fondo se l'è cercata, sarebbe capace di dire la stessa cosa guardando in faccia una persona sul punto di uccidersi perchè si è fidata della persona sbagliata?
Una persona reale, non una foto sgranata, non il riassunto di quattro informazioni che l'hanno descritta ai più, ma un'essere umano con voce, comportamenti, occhi.
Siamo animali, guardiamo, annusiamo, tocchiamo e il nostro modo di percepire il reale, il nostro rapportarci al resto del mondo è costituito da molto più che le parole, chi ha giudicato lei, ha da chiedersi questo e se cambierà idea dopo averci pensato avrà peccato di leggerezza. Altrimenti di sociopatia. (c'è sempre un motivo multiplo dietro un comportamento, questo non cambia che giudicare una vittima e ribaltarla dalla colpa dei propri carnefici non sia una cosa semplicemente sbagliata). Il fatto è che qualsiasi sia il punto, dobbiamo ricordarcelo che non stiamo ragionando con un complesso semplicistico di informazioni scritte su un monitor, dobbiamo riconoscere i nostri limiti rispetto agli strumenti che usiamo.

Poi arriviamo alla logica, agli altri (quelli che giudicavano Tiziana con commenti spesso a dir poco di pessimo gusto) si sono aggiunti i peggio, quelli che sono in grado anche (non si capisce come, sessismo? tare mentali?) di dare della troia a Tiziana e la morte a chi è contro, forse queste persone non sono in grado di distinguere il sesso consenziente, dal sesso a pagamento e chissà se lo sanno fare rispetto al sesso da sfruttamento o da stupro?
A questi in tanti hanno risposto, giusto, ho pensato, questi stronzi non capiscono niente, si meritano la stessa cosa. E poi è arrivata lei. Selvaggia Lucarelli.
Selvaggia ha fatto ciò che in tanti hanno augurato mentalmente e non ai commentatori sociopatici o tarati che riuscivano a insultare e a colpevolizzare una ragazza che si è suicidata per la maldicenza della gente.
E ha fatto questo, ha preso un tizio e ne ha pubblicato il commento sulla propria pagina, indicandone anche lavoro e localizzazione.


La mole dei commenti è sopra i 5.000, i like sono circa 42.000, e questi sono quelli che hanno manifestato una qualsiasi interazione con il post. E non ho festeggiato.
Sinceramente a vederlo, mi sono venuti i brividi.
Selvaggia Lucarelli ha "sputtanato" il personaggio e iniziato una istigazione pubblica al linciaggio mobilitando la sua massa di fan e chi semplicemente si trovava la notizia in bacheca grazie alla condivisione degli amici, i commenti sono per lo più di sostegno, complimenti e ulteriori istigazioni come quello sotto, che non sono solo commenti, sono la vita reale della persona, che ha una mentalità di merda, siamo d'accordo, ma attualmente è in una gogna mediatica che cerca di colpirlo personalmente anche nella vita reale. E non so voi ma a me ricorda qualcuno.


Qualcuno può trovarci dell'ironia, ma sinceramente a vederlo mi è passata la voglia di riderci su, Selvaggia Lucarelli è molto seguita, ha utilizzato la propria potenza mediatica per distruggere qualcuno perchè ha una pessima mentalità e ha fatto pessimi commenti su qualcuno che era stato distrutto dalla gogna mediatica, probabilmente da qualcun altro che ha pensato in fondo fosse giusto secondo la propria mentalità, o che non fosse un problema, o che fosse divertente o magari non ci ha nemmeno pensato.
Ok. 
Cosa stona e inizia a nauseare (o meglio comincia a nauseare in modo diverso) di questa vicenda?

I problemi di tutta questa storia sono stati:
1- persone che volenti o nolenti hanno oggettificato una persona riducendola a motivo di derisione e gogna, non curandosi delle conseguenze, a causa del sesso, perchè viene considerato vergognosa una donna che fa sesso (feticistico o meno)
2- la potenza di fuoco dei social media che in mano a chiunque sono un potente strumento di diffusione, difficilmente arrestabile 
3- l'incapacità generalizzata del nostro cervello di rapportarsi in modo sano nel mondo online, dall'incapacità di ridimensionare il nome che ci troviamo davanti dandogli la forma di una persona reale all'incapacità di comprendere le conseguenze e l'effetto di ciò che facciamo

Quello che ha fatto Selvaggia Lucarelli è stato istigare alla stessa gogna, senza nessuno spirito critico, forte del fatto che la sua potenza mediatica da sola, è più forte di quella del suo "avversario virtuale".
E adesso lei e la sua massa di proseliti lo stanno distruggendo in tutti i modi possibili in nome di una giustizia per Tiziana.
La giustizia è questa? 
E' il liberalizzare l'arma con cui è stata schiacciata Tiziana nel nome del fatto che si ha ragione? 
E' credere che se si è nella ragione valgono gli stessi mezzi che abbiamo trovato terrificanti in mano a qualcun altro? 
Non è lo stesso comportamento distruttivo e noncurante con cui potrebbe ragionare un bambino? 
Se crediamo che qualcosa sia terribile e ingiusto, diventa giusto se lo facciamo noi?
Mi dispiace e mi duole dovermi trovare a non apprezzare una situazione in cui si svergogna un sessista offensivo e carente della minima intelligenza emotiva, ma per me, quello che ha fatto Selvaggia, dall'alto del suo ruolo di influencer ossia un normale essere umano con un megafono globale, è grave, e fa paura, le masse sono caricate, il pensiero critico si è sciolto, armarsi di forcone e fiaccole mediatiche, scatenare la valanga di distruzione oltretutto verso un essere umano solo, nient'altro che un pinco pallino ignorante, questo vale per ciò che ha fatto uccidere una persona (e nemmeno la prima) e vale anche per quello che ha fatto Selvaggia Lucarelli. 
Non è diverso dalla diffusione spropositata di armi negli Stati Uniti, ognuno è convinto di avere ragione ad essere nel giusto nell'avere un'arma da fuoco, più ha potere più la promuove.
Il fine non giustifica i mezzi, perchè i mezzi sono sempre gli stessi ma i fini sono umani, per questo inaffidabili, per questo a mio avviso, non serve ribaltare i mezzi 
Tra l'altro stiamo parlando di distruggere la vita di una persona per dei commenti, ridimensioniamo, anche se sono orribili, anche se magari quella persona è totalmente rispecchiata nei propri commenti, resta sproporzionato, voi fareste dei cartelloni pubblicitari per una litigata con insulti anche pesanti con qualcuno che ritenete un idiota? Tappezzereste la città in cui vive e tutta l'italia di cartelli, lo fareste licenziare?
I mezzi serve comprenderli, saperli utilizzare con coscienza per evitare che possa risuccedere in futuro, anche perchè parliamone, chi esprime i propri commenti in modo duro su qualsiasi social network è convinto di avere ragione, secondo voi, anche parlando in modo il più utilitaristico possibile, il "punirne uno per educarne cento" funziona considerando un mondo convinto di non essere mai gli "uno"? O vale solo per gente come Selvaggia che può permettersi di schiacciare? 
Gli interrogativi, quando si ha il potere di distruggere qualcuno, sono quantomeno necessari.