domenica 11 marzo 2018

Dalla xenofobia al razzismo: perchè ora l'Italia è un paese razzista

La migrazione in Italia è diventata uno dei temi più caldi e difficili con cui il paese si sia dovuto confrontare dall'ultimo dopoguerra ad oggi, ha diviso i partiti, schierato le file dei politici, confuso i programmi elettorali, acuito il cambiamento di linguaggio adoperato nei media e alimentato una incredibile varietà di logiche fallaci di pensiero che lasciano ampio spazio alla diffusione di false notizie.
Per questo vorrei ripercorrere alcuni di quelli che sembrano i passaggi fondamentali di un sentimento collettivo che negli ultimi dieci anni (ma anche meno) è passato dall'essere xenofobia a razzismo.
Va detto innanzitutto che l'Italia è storicamente un paese di emigrazione e non di immigrazione, il fenomeno di immigrazione è infatti molto recente, inizia negli anni '60, prosegue negli anni '70-'80 con le migrazioni filippine e sudamericane, ma diventa "visibile" negli anni '90 con gli sbarchi dall'Europa dell'est.

Il fenomeno della emigrazione ha invece caratterizzato da sempre la popolazione italiana, dagli Stati Uniti al Belgio, dall'Australia alla Francia, l'Italia è famosa per la sua diffusione nel mondo, i suoi quartieri, i suoi cibi, il suo gesticolare, ma anche la sua mafia organizzata, e la sua presenza a rete familiare. Emblematico è il caso della Brexit che nasce e si è rafforzata anche a causa delle migrazioni europee, tra cui appunto quella italiana.
L'immigrazione in Italia ha visto diverse assimilazioni o quantomeno convivenze non conflittuali tra cui quella filippina, quella albanese, quella dell'est Europa, quella cinese, quella del continente indiano (Pakistan, India, Bangladesh).
Diverso è invece il caso di due migrazioni, quelle provenienti dall'area del Maghreb, in particolare dal Marocco e quelle provenienti dall'Africa subsahariana.
Quella nord africana, ha acuito la naturale xenofobia presente ad ogni ingente migrazione, in concomitanza con i fatti accaduti a seguito dell'11 settembre 2001, e rinforzata dagli attentati di matrice islamica estremista avvenuti successivamente in Europa a partire dall'attentato alla sede di Charlie Hebdo il 7 gennaio 2015. La migrazione nord africana è stata erroneamente associata all'immigrazione massiccia e ha innescato la paura del pericolo fisico, introducendo il sospetto che l'immigrazione non solo comportasse questioni legate alla condivisione del lavoro, degli spazi pubblici e di quelli privati (condomini, case popolari), ma comportasse un pericolo per l'incolumità fisica.
Alcune strategie comunicative nel frattempo sono state, volenti o nolenti, utilizzate per rendere accettabile l'immigrazione, in particolare in quanto come fenomeno nuovo non solo difficilmente gestibile dai governi, ma ancora più complesso per l'Italia, in quanto paese di approdo, bloccata dalla legge Bossi-Fini e anche da quelle europee, in particolare l'accordo di Dublino che attribuisce la responsabilità della domanda d'asilo ai paesi di primo accesso. 
In questo meccanismo legislativamente bloccato, la comunicazione che è stata adottata è spesso confluita nell'idea di sensibilizzazione a sentimenti di pietà, da un lato, in particolare da associazioni sul territorio che cercavano di favorire l'incontro, ma anche di creare una solidarietà caritatevole, e da discorsi di tipo economico dall'altro, portati avanti spesso da media e politica, che cercavano di portare alla luce i benefici economici della migrazione, ovvero una forza lavoro giovane in un paese in fase di invecchiamento in grado di garantire le pensioni, una forza lavoro che si adatta più facilmente a lavori che gli italiani si rifiutavano di fare ovvero il tipo di lavoro cosiddetto delle 5 P: Precario, Poco pagato, Pesante, Pericoloso e Penalizzato.

Quella subsahariana è però una migrazione massiccia e difficilmente contenibile nel numero utile di una forza lavoro a basso costo e pretese, ma soprattutto ha un elemento che non è nuovo (basti pensare al velo islamico) ma che è più impattante, ossia è incredibilmente visibile.
E' visibile innanzitutto per la rilevanza mediatica, i cosiddetti barconi, ma anche le rivolte del cibo, ed è visibile in quanto il fenotipo di chi migra dall'Africa subsahariana è immediatamente riconoscibile, completamente diverso da quello italiano e identificabile facilmente, in un unica parola è saliente e soprattutto favorisce un ragionamento per salienza.
Il corpo dei migranti è già vissuto dagli autoctoni come un corpo estraneo, quando anche più evidente e più visibile questo diventa "invadente", e nel caso dell'Italia smaschera una narrazione della migrazione già parzialmente errata ossia il discorso dell'accettazione per pietà.
Il corpo dei migranti subsahariani non risponde all'immaginario che ha permesso di "tollerare" la migrazione, ossia quella di profughi in fuga o (nel caso dei subsahariani) di bambini africani denutriti o in generale a quello di povertà e malnutrizione, e questo è in prima battuta vissuto come un tradimento, perchè evidenzia come uno dei pochi discorsi che rendevano accettabile l'immigrazione (per alcuni) fosse falso o quantomeno lo sia in questo caso.
Per capire quanto questo sia vero, basta osservare le bufale, la pancia della gente, che sono lo specchio di ciò che si pensa ma non si dice finchè non c'è qualcuno a dirlo per noi e quindi a legittimarlo, emblematica è infatti la bufala di Giobbe Covatta a cui sarebbe stata attribuita la paternità di questa frase: "Quando vedo sbarcare questi con ‘sti fisici, capisco che l’Europa non ha capito niente della situazione in Africa."
Per quanto questa sia una bufala, è stata condivisa centinaia di migliaia di volte e addirittura ha avuto due momenti di diffusione, uno nel luglio 2016 e uno nel febbraio 2018 e ovviamente non è la sola di questo tipo.
L'altro elemento che viene a cadere davanti alla massiccia migrazione subsahariana è il concetto di essere umano straniero come "risorsa", ovviamente non è possibile questo tipo di ragionamento perchè funziona solo davanti a una esigua migrazione che occupa precisamente i lavori meno appetibili  e quindi oltre a essere un tipo di discorso fallace in quanto poco utile nel lungo periodo, è anche un discorso enormemente sbagliato, perchè ha aperto le porte alla possibilità di rendere accettabili esseri umani stranieri solo se utili e in qualche modo sottomessi.
Sottomessi perchè produttivi a vantaggio degli autoctoni ma con condizioni di vita peggiori, i loro corpi sono stati resi visivamente accettabili solo in funzione di una loro produttività e utilità o estrema debolezza e remissività.
Riassumendo i modelli comunicativi che sono stati utilizzati, emerge che l'immigrato in Italia è stato considerato accettabile fintanto che era debole e bisognoso o utile e sottomesso, in ogni caso in una posizione di completo svantaggio o di produzione di utilità, è stato considerato in pratica, alla stregua degli animali ossia carino e da accudire o utile e da lavoro, altrimenti non un essere vivente ma un costo inutile e una scomodità a cui non siamo tenuti a sottostare. 
Ne è stata invalidata l'umanità alla base.
La migrazione subsahariana in particolare più di altre immigrazioni non risponde visivamente all'idea di debolezza, e qui la salienza gioca un ruolo fondamentale, perchè il nostro cervello si bassa in larga misura sugli elementi che percepisce, in particolare quelli visivi, inoltre essa non corrisponde all'idea di utile o sottomesso perchè abbiamo davanti molte persone che migrano ma non trovano lavoro e finiscono in circuiti poco "utili" agli autoctoni quali i narcotraffici, la vendita ambulante e la questua.
Questo si rende evidente dal momento in cui anche i sindaci invece di concepire la questua come un elemento di sussistenza lo asserisce tra quelli del degrado (ad esempio Genova e Varese),
Cosa diventa allora il corpo dell'immigrato subsahariano? 
Diventa elemento di pericolo perchè non è neutro in quanto visibile, ma non è debole e non è utile. Diventa un elemento di troppo, che in quanto riconoscibile assume una connotazione che non è più legata alla xenofobia cioè alla paura dello straniero, ma a quella del razzismo.


Anche in questo caso le bufale rendono questa problematicità evidente, ad esempio su voxnews, noto sito di bufale, viene riportato un articolo che indicherebbe come 9 su 10 spacciatori siano neri, a detta di un magistrato. Ci vuole poco a capire che questa è una bufala perchè nessun magistrato farebbe una statistica in base al colore della pelle, ma è evidentemente il modo in cui ragionano invece le persone che quella bufala la condividono. 
E qui arriviamo ai fatti che stabiliscono una linea storica di confine sulla presa di coscienza dell'Italia come paese in parte razzista: Luca Traini.
In un paese con alto tasso di femminicidi, si è scelto di dedicare la massima attenzione mediatica a un presunto omicidio compiuto da un nigeriano a cui ne è seguito un altro accertato compiuto da un tranviere milanese che invece è passato quasi inosservato. Al primo presunto omicidio è seguito poi l'atto di Luca Traini, ossia "vendicare" la ragazza sparando a uomini e donne dalla pelle nera.
La reazione politica e della popolazione è stata così blanda che a Macerata, le persone si sono sentite spaventate dai protestanti in manifestazione e la Lega, di cui faceva parte proprio Traini e che è stata accusata da Amnesty di propagare odio in particolare razziale, ha conseguito un risultato straordinario del 21% alle elezioni politiche.
Pochi giorni fa, a Firenze un uomo, Pirrone ha ucciso un altro uomo, Idy Diene perchè a suo dire voleva uccidersi ma poi ci ha ripensato e quindi per andare in galera, ha pensato di sparare 6 colpi non sul primo uomo che passava (un uomo italiano di famiglia) ma sul secondo, cioè un venditore ambulante di colore.
A scendere in piazza per una situazione così assurdamente drammatica e trattata come un semplice fatto di cronaca è stata la comunità senegalese di Firenze, insieme, fortunatamente, a degli italiani.
Durante questa manifestazione sono state rotte due fioriere, e a questo il sindaco ha risposto con un tweet, parlando di violenza non legittimabile.
A questo punto è il caso di accorgersi che la violenza in quanto condannata in egual misura è anche avvalorata in egual misura a due episodi, uno è quello della morte di un uomo e l'altro è quello della "morte" di due fioriere.
Questo non è solo un fatto assurdo, è un fatto che diventa l'emersione di un pensiero diffuso, per capirlo è utile allora riprendere il gesto di Pirrone e riflettere su cosa significa averlo superato come un semplice gesto di un uomo "stanco": Pirrone non era un uomo stanco ma ha ha fatto un preciso calcolo, ha stabilito chi meritasse di vivere e chi no, e ha stabilito che, nonostante lui fosse il primo a desiderare la morte, la propria vita valesse abbastanza da essere mantenuta, ha incontrato un altro uomo e ha stabilito che la sua vita valesse abbastanza da meritare di vivere, infine ha incontrato Idy Diene e solo guardandolo ha stabilito che la sua vita potesse essere sacrificabile in funzione di un proprio obiettivo personale per di più modificato nel corso della giornata.
Un sindaco ha stabilito che la morte di un uomo (la terza nella comunità senegalese per razzismo a Firenze) non potesse giustificare la fine accidentale di due fioriere.
La reazione davanti a questi fatti è stata troppo debole e completamente errata.
E' questo che ci dice che l'Italia è un paese razzista, perchè davanti all'attentato a Charlie Hebdo ci fu il silenzio, il dolore, la compartecipazione nazionale, ci si sentiva vicini alle vittime perchè simili, mentre davanti ai tentati omicidi fatti da Traini ci si è sentiti lontani dalle vittime, ci si è sentiti più vicini alla ragazza dipendente dalla droga uccisa o morta per overdose, ci si è sentiti lontani da Idy Diene ma non ci si è sentiti altrettanto lontani da Luca Traini perchè lo si è accomunato alla "gente stanca", Traini è stato pericolosamente equiparato alla gente stanca, ossia agli italiani.
Le reazioni a questi fatti, hanno dimostrato che l'Italia purtroppo valuta diversamente la vita di chi è nero da chi è bianco, che a prescindere da chi è vittima e carnefice si sente più vicina a chi è bianco e questo significa che l'Italia purtroppo è diventata a pieno titolo un paese razzista.

1 commento:

  1. quanta ipocrisia sul razzismo

    FACCIAMO FINTA CHE L EUROPA SIA AFRICA E L AFRICA SIA L EUROPA

    ORA, facciamo finta che sia l Europa ad essere stata attaccata , sfruttata , a subire violenza , e che Hitler, mussolini, stalin, fossero neri e musulmani , E CHE SIAMO NOI A SCAPPARE DALLE GUERRE , BEH SECONDO TE ADMIN DI QUESTO BLOG , COME CI TRATTEREBBERO ?

    BASTA CON QUESTO RAZZISMO VERSO I BIANCHI

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