mercoledì 6 dicembre 2017

Capire la gentilezza e le sue deformità

Oggi parliamo della gentilezza.
Innanzitutto cos'è la gentilezza? 

Dalla Treccani:

gentilézza s. f. [der. di gentile1]. – 
1. ant. Nobiltà, sia ereditaria sia (secondo l’interpretazione degli stilnovisti) acquisita con l’esercizio della virtù e con l’elevatezza dei sentimenti: prende amore in gloco (Guinizzelli). 
2. a. La qualità propria di chi è gentile, nei varî sign. dell’aggettivo: gd’aspettogdi modi; e in senso morale: gd’animodi costumidi sentimenti. Più com., amabilità, garbo, cortesia nel trattare con altri: persona di squisita g.; la sua innata g.; è di una graraincomparabileper g., formula di cortesia nel chiedere un favore, un’informazione e sim. 
b. Atto, espressione, modi gentili: fare una g., usare molte g., colmare di gentilezzegli disse delle g.; trattareaccogliere con gran gentilezza. Spesso iron.: fammi la gdi levarti dai piedim’ha dato tutti questi epiteti e m’ha detto altre simili g. (cioè insolenze, impertinenze).


Ma la gentilezza è prima di tutto uno strumento per aprire e gestire un canale di relazione e comunicazione con l'Altro, soprattutto con l'estraneo o il conoscente, perchè la gentilezza si compone al contempo di distanza e amabilità.
All'interno di una società delle comunicazioni multiple,  strutturare un comportamento di relazione sulla gentilezza può essere qualcosa di sottovalutato ma assolutamente rivoluzionario.
Le comunicazioni che creiamo sono estremamente differenziate tra loro, sia per modalità, ovvero possono essere fisiche con presenza e linguaggio non verbale, solo verbali, scritte o per immagini.
Ma sono anche differenziate nel tempo, da quelle a tempo zero come una conversazione telefonica o in presenza a quelle dilazionate, come le mail, i messaggi vocali di whatsapp.
Infine cambiano anche in base all'interlocutore, una telefonata è diversa da una mail di gruppo, da un post sui social network e infine dai commenti ad un post.


Nei rapporti commerciali, la gentilezza è la chiave per una transazione vincente, sono gentili infatti, i  lavoratori dei call center, sono gentili i commessi, sono gentili i rapporti formali via mail tra i diversi uffici (almeno all'inizio o nella formula commerciale della mail).
Ma la gentilezza non solo stabilisce un approccio, è infatti anche un chiaro strumento per stabilire la disparità di potere, infatti il commesso è tenuto ad essere gentile, il cliente no, e anche quando non lo è, può comunque continuare a pretendere gentilezza dal commesso.
Il capo di un'azienda merita gentilezza e rispetto ma non è tenuto a restituire lo stesso tipo di relazione e più il dipendente è in una posizione di debolezza, meno saranno le conseguenze per il capo.
La gentilezza viene quindi distorta in quanto resa coatta in una relazione e una comunicazione dove non c'è una risposta reciproca, è quindi strumento di relazione, ma come espressione di potere.

La gentilezza con cui veniamo a contatto più spesso, quella commerciale, è quella invece che ha un secondo fine, un obiettivo da ottenere, a differenza di quella come forma di ricatto come nel caso dei rapporti lavorativi fortemente impari questa è una forma di manipolazione come nel caso di una proposta di vendita
Possiamo quindi già stabilire due forme di deformazione di utilizzo:

  •  è  ricatto quando la non gentilezza comporta una sanzione, (perdita del lavoro) 
  • è manipolazione quando la sua assenza non comporta uno specifico vantaggio
Nella sua massima espressione di devianza, la gentilezza è utilizzata per compiere un danno, abbassando le difese dell'Altro, è il caso dei truffatori, e dei bugiardi.

Questo succede perchè la gentilezza è potente, è in grado di abbassare le difese e farci acquistare più volentieri, fidare più facilmente, esattamente come la bellezza, la gentilezza è in grado di farci sentire al sicuro, di farci stare bene.
Se la gentilezza di ricatto, usata da chi è in posizione di debolezza è uno strumento per non ottenere una sanzione, e la troviamo dove vi è una gerarchia netta e quindi in pochi, chiari rapporti, la gentilezza di manipolazione, che potremmo chiamare commerciale, è presente intorno a noi polverizzata in moltissimi ambiti e comunicazioni. Ha infatti talmente tanto pervaso il nostro habitat in un modo perverso da aver generalizzato le sue componenti a tutto il concetto di gentilezza rendendola sospetta.
Si tratta di una gentilezza impastata e confusa con il marketing che, essendo utilizzata per ottenere qualcosa in cambio, rende il soggetto ricevente, l'Altro, un bersaglio (letteralmente un target) e quindi in situazione di debolezza, perchè deve costantemente proteggersi dall'abbassare la propria difesa con il rischio di effettuare azioni che non avrebbe voluto compiere (come un acquisto non programmato che punta sul piacere ma rischia di essere un problema economico).
Chi riceve costantemente questa forma di debolezza, per proteggersi deve sistematicamente porre una minore fiducia nei rapporti.

Svalutando una modalità di relazione così importante come la gentilezza, due diventano le conseguenze più evidenti:
  1. la prima è che ora chi parla e scrive in modo ironico, acido, aggressivo, visibilmente offensivo, finisce con l'essere associato all'onestà, in quanto privo di quel codice di comportamento che noi abbiamo imparato ad associare alla truffa, alla menzogna e al secondo fine. Di conseguenza la gentilezza può essere associata all'essere stupidi, alla fiducia malriposta, è lo stesso modus operandi con cui si è arrivati all'abuso del termine "buonismo", che da modalità fallace di interazione con gli avversari è diventato associabile a qualsiasi azione o comportamento che richieda un sacrificio di risorse senza ottenere in cambio un vantaggio. Il problema non è l'atto quindi, ma il cedimento di risorse, che viene dissociato dal motivo per cui lo si compie, ma associato allo spreco e alla fiducia malriposta in chi lo riceverà.
  2. la seconda è che quella gentilezza manipolatoria che è tipicamente commerciale, non si è solo fermata ad una cortese formalità, ma si è evoluta e si sta evolvendo sempre più in una forma che non è più solo di gentilezza e quindi di distanza ma inizia ad assumere la forma amicale, confidenziale, e ora abbiamo account social di aziende che "parlano" come se fossero i nostri migliori amici, ma più gentili, mutando ulteriormente la gentilezza come strumento comunicativo in intimità, quindi meno formale, più diretta ma sempre amabile.
La gentilezza, quella vera, è quella senza secondi fini, se non quello di sentirsi bene per aver fatto sentir bene qualcun altro, un piccolo egoismo che possiamo davvero permetterci.
La gentilezza è quell'atto che non solo stabilisce una relazione di rispetto e richiede lo stesso trattamento ma può generare anche gratitudine, un altro sentimento molto difficile ed estremamente potente che nasce appunto da un primo gesto di dono, spontaneo, gratuito e apparentemente immotivato. Può essere il far sedere una persona sull'autobus perchè è anziana ma anche per un motivo meno legato all'obbligo sociale, può essere far sedere una persona che è visibilmente molto più stanca di noi.

Allora la gentilezza, è anche dono e in una forma spontanea di questo tipo, matura anche un'altra componente che è prettamente di natura sociale oltre alla distanza e all'amabilità, quella dell'attenzione.

Attenzione a chi abbiamo di fronte, alle dinamiche che lo coinvolgono, ai sentimenti e alla situazione di chi è al di fuori di noi e del nostro mondo e del nostro punto di vista, dei nostri problemi e delle nostre gratificazioni, della nostra sensibilità.

Come si forma la concezione di gentilezza? Fin da piccoli siamo stati abituati alla gentilezza nei confronti di tutti ma in particolare di chi poteva esercitare un potere su di noi, come strumento di protezione, le maestre,  gli adulti estranei, ma anche come forma di rispetto e cura come la gentilezza verso un bambino con problemi familiari o le persone più anziane.
La seconda è la modalità che include l'attenzione, ma la prima è la gentilezza come merce di scambio per non rischiare di ottenere qualcosa di spiacevole.

La funzione della gentilezza è chiaramente qualcosa di molteplice e per non confondersi bisogna ricordare che ha comunque una funzione primaria che è quella di aprire un canale di relazione e comunicazione che parta con un piede giusto, diventa molto meno faticoso e molto più semplice sopravvivere alle dinamiche tortuose e sofferenti della gentilezza, se si tiene a mente questo concetto, anche perchè permette di mantenere un rispetto non soltanto per l'Altro, verso cui stiamo aprendo quel canale, ma anche per noi stessi, se la risposta è aggressiva, sgarbata, o offensiva, la gentilezza non ha più senso e allora sappiamo che è qualcosaltro.

Capire questo concetto ci permette anche di smascherare le tattiche di comunicazione volte a manipolarci, farci indignare, farci acquistare, la gentilezza non ha un secondo fine, in risposta a un comportamento sgarbato e protratta rischia di essere una forzatura manipolatoria o una disparità di potere, e quando non è il primo modo per aprire un dialogo, chiediamoci perchè.

La gentilezza permette di creare spazi di discussione reale, non basati sul codice di linguaggio ma sul contenuto perchè stabilisce una base di rispetto reciproca da cui partire, consente di trarre gratificazione dalla felicità altrui, e soprattutto di ridurre la distanza tra forza e debolezza, perchè diciamocelo, essere deboli, malati, stanchi, vecchi, immigrati, stressati, usurpati, sfruttati, tocca a tutti in un momento o l'altro, per questo conviene creare circuiti virtuosi in ogni possibile occasione in cui si è i forti.