Il travestimento è qualcosa di liberatorio, divertente in tutti i periodi della vita, nell'adolescenza anche un'ottima occasione per essere più attraente diventando qualcosa di sorprendente e immaginario magari per conquistare il ragazzo o la ragazza di turno, da adulta è un bellissimo modo per condividere qualcosa con amici e amiche con costumi abbinati o semplicemente condividendo l'euforia del momento scelta abito e trucco che precede la festa.
Quello che cambia sempre di più e sempre più violentemente è la differenza tra come e perchè si vestono le femmine e come e perchè si vestono i maschi.
Fortunatamente in realtà non siamo come veniamo dipinti dalle proposte commerciali e siamo ancora dei giocherelloni pieni di inventiva ma la tendenza, soprattutto sui bambini grazie ai nuovi cartoni animati o alle mode del momento è quella di ridurre sempre più la fantasia e l'immaginario ai cartoni veicolatori di merchandising e a una inquietante dicotomia maschi e femmine sempre più accentuata.
Per quanto riguarda le adulte, dopo l'ondata di cigni neri, quest'anno credo che si vedrà in giro una spropositata quantità di Harley Quinn, badass girl superfica che potrebbe effettivamente rappresentare l'aspirazione femminile della nostra epoca, donna forte, ovviamente bellissima, un po' stronza, un po' matta, sicuramente sexy, aspirante ribelle, ma più nel vestire e nell'atteggiamento che nel reale, anche lei in realtà non conosce nient'altro che la sua storia d'amore, torbida, passionale, sessuale, turbolenta ma con lieto fine. Harley Quinn in realtà è graficamente apprezzabile ed è la ragazza speciale, unica femmina in un mondo di maschi, quindi anche unica femmina apprezzata dai maschi, la classica "non è come le altre", sfrontata, tosta, senza regole ecc.... tutto ciò con un look molto forte con codini stile lolita, cintura borchiata ma sulle mutande, pancia spesso scoperta, maglia e trucco disagiati da vera badass girl ma colorato quindi originale e non deprimente quindi comunque un personaggio vincente, grandi tette, rossetto rosso, tatuaggi al posto giusto, insomma sesso, moda, follia e romanticismo ma non vestito da conformismo, che non lo vuole esteticamente nessuno. Il cocktail fenomenale della corrente pop femminile del nostro secolo, il femminismo alla Beyoncè per intenderci. Una storia che è ovviamente molto lontana dal fumetto principalmente perchè non vedevano l'ora di puntare finalmente anche al pubblico femminile per quella fetta irraggiungibile di incassi dall'altra metà del cielo, per chi fosse interessato, qui il link a un articolo che ha trattato molto bene il tema Harley Quinn sia per la differenza con il fumetto, sia come personaggio cinematografico in sè e che vale la pena leggere.
Tralascio il mondo adulto, perchè sappiamo tutti che le proposte di vestiti di halloween per le femmine sono incredibilmente sessisti, noiosi e per niente spaventosi e sono solo una sequela di varianti sexy di qualcosa che è un po' come dire se non sei sexy cosa festeggi halloween a fare? Chiunque infatti può farsi un costume basta seguire l'assioma: sexy_INSERIRE_PERSONAGGIO, abbiamo quindi sexy piratessa, sexy zombie, sexy vampira, sexy mercoledì della famiglia addams (che era una bambina), sexy gatta, sexy qualcosa appunto, uno dei più divertenti è il sexy bacon che potete vedere sulla mia pagina facebook e che è solo un vestito molto succinto, sexy appunto con stampata della pancetta, da questo punto di vista Lady Gaga aveva saputo fare decisamente di meglio. Fortunatamente non siamo dei robot affidati al marketing.
Vorrei concentrarmi, in questo articolo più che altro, sul mondo infantile, che è molto diverso e a suo modo insidiato.
Quello che mi lascia perplessa cercando su internet i costumi da bambina e bambino è stato notare quanto si stia accentuando sempre di più la dicotomia maschi=vestiti che fanno paura (è halloween.) o divertono e femmine=vestiti che fanno carina/sexy (???!). Non solo l'abbigliamento è piuttosto diverso ma anche il modo in cui questi abiti vengono proposti è decisamente differente, l'atteggiamento che ritroviamo nelle bambine indicativamente dai 6-7 anni in poi è provocante, ammiccante e sicuramente poco affine alla festa e all'età della bambina, è un po' una piccola adulta desiderosa di complimenti e seduzione, mentre il bambino, bè è un bambino, ha una faccia da bambino, costumi da bambino e non ha una sorta di obiettivo perenne.
Nei maschi la festa è quella che è, mostri, cose brutte e un po' disgustose, scherzi, spaventi, nelle femmine è una versione in miniatura dei costumi da donna adulta con più fronzoli, un po' meno aderenze, spesso rosa, calze a rete e cose del genere che di certo non fanno paura, non fanno schifo o sono buffi e non hanno niente a che vedere con la festività in generale, come per molti costumi femminili, è semplicemente la versione buia e sexy di altri abiti e il suo unico obiettivo è essere carinamente dark.
Questo per i costumi generici, che se vogliamo possiamo prenderla un po' come gli adulti, delle proposte che possono casualmente aver seguito o meno (visto quanto è unificata comunque sappiamo che c'è di sicuro un fondo di verità su quali acquisti vengano fatti).
Ma se prendiamo quelli dei cartoni animati (anche italiani, vedi la assillanti Winx) che sono anche un po' quelli più richiesti dalle stesse bambine, sono persino peggio, le pose sono ancora più ammiccanti, i vestiti ancora più improbabilmente sessualizzati e i materiali sempre più sfavillanti.
Si può dire che questi sono classici pensieri da adulti, ovvero, le bambine vedono con occhi diversi una minigonna, vedono delle fatine e basta, così come noi anni '80-'90 nelle Barbie vedevamo semplicemente delle bambole. E questo è senz'altro vero.
Quello che vorrei sottolineare infatti non è tanto la questione vestiti ma quella atteggiamento e identità, cos'è che si impara più o meno direttamente identificandosi in questi personaggi? Quella necessità di doversi sentire carine e piacere ed essere adorabili e gradevoli già così piccole, perchè questi personaggi in effetti non hanno praticamente nessuna caratteristica se non quella di essere adorabili, ben definite, con pose e atteggiamenti specifici e tanti accessori. Questi oltretutto non sono solo giocattoli (tra l'altro mi sa che nessuna si vestisse da Barbie da piccola, era una bambola adulta, non una personificazione di sè) ma sono un intero mondo che circonda le bambine, il loro immaginario, e più di ogni altra cosa la loro identità.
Le Winx per fare un esempio inflazionato come un altro, sono un cartone animato, ma anche un fumetto, bambole, costume, accessori, vestiti, canzoni, accessori capelli, accessori scuola e chissà quanta altra roba che non conosco.
Una canzone Winx, più o meno sono tutte uguali con il concetto, sei parte di un club, sei fantastica e abbiamo dei nemici
Per le bambine, l'influenza che questi cartoni esercitano è molto diversa, essi rappresentano l'intero sistema di oggetti e immaginario che circonda le bambine, dal modo di porsi, alle differenze sociali (chi ha più roba Winx chi non ce l'ha, e comunque non è nemmeno economica, ma se guardate un cartone Winx o un qualsiasi altro cartone vedrete che tendenzialmente non esiste il problema economico e nemmeno esistono limiti classici quali i genitori).
Quali sono nello specifico le caratteristiche dei cartoni stile Winx che vengono replicati un po' in serie per produrre anche un merchandising:
- colori corrispondenti a personalità distinte
- classico mondo magico con pochissima sostanza o capacità dei personaggi che semplicemente sono nati così perchè sono speciali
- bassa variabilità della trama, esiste un modello tipico che si sussegue in tutte le puntate e che è anche la forma totale del cartone
- valori ripetuti all'infinito e in modo esplicito (normalmente l'amicizia) senza però nessuna reale trama o relazione tra i personaggi o realistica dimostrazione di amicizia, l'amicizia è intesa come valore astratto che unisce i personaggi a prescindere da caratteristiche personali, situazioni o altro, in linea di massima il primo screzio è risolto solo in nome dell'amicizia ma senza una base reale
- altri sistemi di conferma e reminding del "brand" quali le canzoni Winx, gli animaletti Winx ecc...
- nessun limite, i personaggi non hanno genitori, non hanno problemi economici, i limiti sono o piccole seccature superabili con morale o grandi nemici da abbattere grazie al proprio coraggio e ai propri poteri
- personaggi fatti per una immedesimazione immediata, e riconoscere una propria identità nettamente distinta dalle altre, i personaggi sono infatti caratterizzati da una/due particolarità caratteriali che ne definiscono anche le corrispondenti fisiche, visive (es. sportiva, amante dei computer, capelli corti, colore verde)
- i personaggi sono gerarchizzati socialmente, c'è la protagonista, centro di ogni gruppo e portatrice unicamente di caratteristiche positive, ha i poteri più forti, le amiche più vicine, quelle meno vicine, in linea di massima è il capo all'interno di un modello di gruppo ben preciso e abbastanza aziendale. La gerarchizzazione è anche funzionale al fidanzato ( che normalmente esiste idealizzato o meno, un elemento che nei cartoni "maschili" invece non esiste mai) ed è speculare, cioè fidanzato migliore a ragazza gerarchicamente più importante.
Non sto dicendo assolutamente che la Barbie fosse salutare per la nostra educazione, ma non è la stessa cosa avere una bambola con una 5° di tette che cambia mestiere ad ogni uscita di catalogo, indossa abiti e ha svariati animali/sorelle/amiche/un fidanzato tutti sostanzialmente muti e lasciati alla nostra interpretazione piuttosto che un intero sistema di storie, canzoni, colori, frasi, movenze, simpatie, valori e merchandising diffuso.
La Barbie più che la sessualizzazione, nonostante curve e vestiti succinti, ci insegnava il consumismo e sostanzialmente, per quanto possa non piacerci l'idea, non si può dire che abbia fallito, infatti non ci identificavamo con lei ma con il bisogno di cambiarle l'abito, di farle avere altri accessori, mezzi di trasporto, parenti, ecc...in generale, Barbie era solo uno specchio dei nostri bisogni, più o meno frivoli, ma non di noi stesse.
La cosa più vicina al sistema giocattolo-mondo che abbiamo ora, era Sailor Moon credo, ma anche lì il merchandising era ancora troppo acerbo per essere così permeante nelle nostre vite, e soprattutto non era l'unico modello di cartone animato, i cartoni, che erano un po' la cosa fondamentale che ci dividevano nella quotidianità dagli adulti e che ci portavamo nei discorsi a scuola, nelle avventure immaginate e negli oggetti, erano anche molto diversi, per la maggior parte erano poco differenziati maschio/femmina e lo erano oltretutto solo alcuni, c'era Sailor Moon che risponde in parte al modello Winx, (soprattutto perchè era e restava solo il cartone che si poteva vedere limitatamente agli orari, ovvero aveva dei limiti) ma c'erano anche molti altri generi con storie e protagonisti completamente diversi, erano pochi quelli basati sulla competizione, la battaglia e la lotta individuale, i poteri magici al di sopra di ogni altra capacità. Quelli su combattimenti e grandi nemici erano così pochi in tutto il periodo '80-'90 da essere rimasti memorabili (ken shiro, cavalieri dello zodiaco, sailor moon, dragon ball, le tartarughe ninja), gli altri erano sostanzialmente storie completamente diverse ma soprattutto, i cartoni non erano necessariamente dei possibili alter ego ma erano personaggi che lasciavano ai bambini la possibilità di definire se stessi in modo più composito e meno netto o diretto. (è quasi magia johnny, occhi di gatto... a volte anche istruttivi a modo loro come Pollon, Lady Oscar, esplorando il corpo umano).
L'immagine sopra è una ricerca genrica costumi halloween femminili e osservando bene vedete che alcune sono bambine altre sono donne, a volte il costume è proprio lo stesso e non solo.
Analizzando i costumi e i cartoni, emerge che le bambine oltre che le donne tendono sempre più a osservare se stesse in funzione di quanto piacciano agli altri e questo è il grande scoglio che il cosiddetto femminismo pop o moderno più che diminuire ha aumentato. L'ha aumentato perchè gli dedica un'enorme attenzione, ha allargato i canoni ma facendolo ha anche sottolineato quanto sia importante per una donna essere considerata bella, il piacere come massimo valore sociale anche ogni volta che un canone non vi rientra (essere grassa, essere bassa o altro), il piacere irraggiungibile come valore se si vuole essere considerate forti, il piacere come fonte di affetto, come fonte di aiuto, come fonte di potere. Correre ai ripari ogni volta che si sospetta che qualcuna possa non essere definita bella ci ha rese ancora più esposte, e oserei dire anche di nuovo esposte, ancora più sotto una lente di ingrandimento dove forza è spesso il sinonimo di un look più che di un fare o sopportare o riuscire..
La stessa sessualità che è stata una grande rivendicazione in quanto strumento di controllo e stigma sulla donna ora che è stato liberato sta tornando indietro modificato come un nuovo grande parametro di giudizio e successo, se prima dovevamo essere carine e pure, ora dobbiamo essere sexy e moderne, alla fine della fiera però dobbiamo sempre essere qualcosa di semplificato e visibile in modo massivo altrimenti siamo qualcos'altro che non va un granchè bene o semplicemente vale molto meno, un discorso che sugli uomini se esiste è già tanto e solo quando si rapporta alle donne, non certo con gli altri uomini.
Se non vogliamo vederlo in noi adulti proviamo a osservare almeno il mondo dei giocattoli e dei costumi dei bambini, vi invito ad andare in un qualsiasi ipermercato/supermercat e osservare il reparto giocattoli, le femmine hanno tantissimi giocattoli rosa, la maggior parte sono bambole e giochi di trucco e parrucco, come essere bella, essere speciale, essere gradevole.
Non voglio entrare nella tematica della sessualizzazione delle bambine e della progressiva infantilizzazione delle donne perchè è un discorso ancora più lungo da trattare a parte (ma che esiste).
I maschi hanno giocattoli che li portano ad esplorare, combattere, conoscere, immaginare.
Qual è allora la differenza sostanziale?
I maschi sono portati a conoscere e approfondire ciò che è fuori da se, a portare la propria attenzione (e quindi percettivamente anche quella di chi li circonda) verso il mondo circostante, quello che sanno fare, immaginare, inventare o hanno visto, fatto, trovato piuttosto che a se stessi, a come si vestono a come si muovono, a come cantano, a come ballano come invece sono portate e indirizzate a fare le bambine..
Non è diverso da quando negli anni '70 fu pubblicato "Dalla parte delle bambine" di Elena Gianini Belotti che, tra le altre cose, metteva in relazione le favole dei bambini e i ruoli maschio femmina, femmina=casa, interiorità, immobilità, maschio=attività, fuori casa, esteriorità intesa come fuori da sè.
Il problema non è che esistano delle differenze e basta, quanto che per le femmine il proprio sè derivi sempre dall'essere in funzione di pochi parametri standardizzati e soprattutto che derivi sempre, in una strada o nell'altra dal piacere a qualcun altro.
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