Cosa hanno di speciale le cooperative? Nascono come aggregato economico di tipo sociale, quindi una sorta di off del modello capitalista (dove c'è un arricchimento di chi possiede e uno il più limitato possibile da chi lavora), nella cooperativa il principio è quello di ripartire gli utili fra i soci membri e quindi determinare un accrescimento economico collettivo piuttosto che piramidale.
Idealmente le cooperative permettono una partecipazione attiva di tutti i soci con il principio "una testa un voto", e una ripartizione degli utili decisa in modo assembleare, tra tutti i soci.
Questo è ciò che succede in termini giuridici a livello di gestione, quello che non si dice, ma lo sanno molto bene i lavoratori nel sociale, è che le cooperative sono anche buchi di diritto dove sostanzialmente si sfrutta l'agevolazione fiscale concessa (che potete vedere qui) mantenendo sostanzialmente l'atteggiamento imprenditoriale di una qualsiasi azienda.
Le cooperative accedono ad appalti specifici in particolare per la manodopera in cui gareggia con le altre cooperative sulla base del miglior prezzo, andando quindi al ribasso ma mantenendo un margine di guadagno, i lavoratori che ne fanno parte sono assunti (come in un'azienda) con contratti temporanei e rinnovati più e più volte in base agli appalti con stipendi più bassi dei lavoratori con stessa mansione e stessa qualifica che sono inseriti nel pubblico o nel privato, proprio in nome della convenienza dell'appalto.
In pratica alle cooperative spetta la flessibilità che chi appalta non vuole permettersi e allo stesso tempo, vengono gestite da chi uno scopo di lucro può tranquillamente averlo e può permettersi contratti estremamente flessibili in nome delle modalità con cui accede alle risorse.
L'incrocio di queste variabili ci porta ad avere un sistema parallelo, ingarbugliato e sommerso, spesso svogliatamente indagato anche a causa dell'ideale che aleggia intorno alle cooperative e al terzo settore in generale ma anche per motivi più ciccioni diciamo, cioè una discreta collusione tra cooperative e mondo pubblico.
Nel caso Yoox e Mr Job, ritroviamo l'emblematico mondo dello sfruttamento lavorativo in tutta la sua forza, Mr Job è infatti la cooperativa in appalto per la forza lavoro di Yoox legata alla logistica (facchinaggio, magazzino...), in questi ambiti, ovvero moda e e-commerce, la logistica ha un ruolo centrale anche se a noi consumatori non viene sbandierato altro che abbinamento colore, sensualità e quotidiano, nella realtà è giocato tutto sulla rapidità dei tempi di lavoro ed è uno dei settori a maggior rischio di sfruttamento a causa di una qualificazione necessaria relativamente bassa, le esigenze economiche e le modalità di assunzione. In pratica per assurdo ci troviamo nella massima espressione del capitalismo paventato da Marx, con riduzione del costo di manodopera al limite del possibile per mantenere quanto più alto il guadagno. Non solo è una questione di costo però, infatti quando il lavoratore diventa macchina, sostituibile, quantificabile, tarata unicamente su efficienza e produttività, avviene il crack della dignità umana. Ovvero il lavoratore è un operatore, un oggetto, come una macchina pretendi che funzioni per ciò che ti serve, e se non ti produce quanto vuoi puoi sostituirla se c'è ricambio, e in tempo di crisi il ricambio c'è.
Il lavoratore è qualcosa che non è davvero umano, tutto sommato ti appartiene perchè compri il suo tempo e da questo cambio di mentalità degenera anche il resto del trattamento che diventa insultante, privo di rispetto e oggettificante, peggio ancora avviene quando il datore è uomo e i lavoratori donne, come nel caso Yoox, allora l'oggettificazione del lavoratore prende anche le sfumature dell'antica oggettificazione sessuale, dal tempo, al rispetto, al corpo, tutto fa parte di quel pacchetto di stipendio quasi fosse un contratto orario di proprietà, dove i confini tra possesso e contratto tutto sommato sono scavalcabili da chi ti permette di vivere e potrebbe semplicemente prendere qualcun altro più disponibile nel caso non ti andasse bene.
I lavoratori si sono rivolti al Cobas nel 2014 portando a galla il problema dei maltrattamenti e delle molestie, il 6 ottobre sono state ascoltate le parti e nel 2017 avremo una sentenza, per avere un'idea di quello che c'è dietro il termine molestia di seguito vi riporto alcuni stralci di interviste pubblicati qui e che sono stati raccolti a partire dal Luglio del 2014:
- Le prime settimane il responsabile F.G. della cooperativa Mr.Job entrava nello studio fotografico una volta all'ora e si rivolgeva a noi sempre nello stesso modo.
“Allora quanti pezzi avete fatto? Dieci in più? Se non li avete fatti non voglio nemmeno sapere il numero . Vengo tra un'ora per sapere che avete fatto dieci pezzi in più.”
“Allora quanti pezzi avete fatto? Dieci in più? Se non li avete fatti non voglio nemmeno sapere il numero . Vengo tra un'ora per sapere che avete fatto dieci pezzi in più.”
- “Se non avete voglia di lavorare (ci diceva) domani state a casa che io prendo altre ragazze”
“ Non avete voglia di fare niente e non capite un cazzo” ci urlava sbattendo i pugni sul tavolo e se qualcuna provava a parlare o a giustificarsi lui urlava frasi come : “basta non me ne frega un cazzo di quello che avete da dirmi . A me interessano solo i pezzi che dovete fare....perchè fuori c'è la fila di gente che ha bisogno di lavorare e voi per stare qui dovete sputare il sangue”
“Sei la prossima che mi scopo” o ancora “Il certificato portamelo in bagno” o “ Se non fai la produttività te ne puoi stare anche a casa”
“Mi si diceva : “Come sei bella! Fammi veder come balli la danza del ventre”. Una volta lui si avvicinò a me e mi toccò in maniera impropria baciandomi sul collo. Io mi irrigidì e lo pregai di non farlo mai più. Di fronte ai miei espliciti rifiuti il suo atteggiamento cambiò e le sue attenzioni mutarono in atteggiamenti punitivi. Venivo spostata continuamente di reparto. Mi venivano addebitati errori che io sapevo di non aver fatto . Mi furono negate sistematicamente le ferie che in tre anni non potei mai fare, nemmeno per un solo giorno.”
Questo tipo di comportamenti non è affatto raro, soprattutto sulle lavoratrici, è importante capire come riconoscerli, trovare in questo caso un esempio di unità e miglioramento, che indirettamente colpisce anche chi entra nel mondo del lavoro, chi entrerà più tardi e chi già ci si ritrova. La precarietà e la crisi sono problemi economici ma anche terrificanti strumenti di controllo che funzionano su chi già è più debole. Quando si parla di basso costo, quando il consumo è massimamente agevolato per l'acquirente, purtroppo è difficile che dietro non ci sia uno sfruttamento, a prescindere dall'attrattività del mondo in cui i prodotti venduti ci proiettano.
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