giovedì 19 gennaio 2017

La storia di Julia e Jeff, qualche considerazione in più

Riporto una storia presa su internazionale per poter aggiungere alcune riflessioni:

Julia Wise è un’assistente sociale e suo marito Jeff Kaufman è un ingegnere informatico. Nel 2013 il loro reddito complessivo era di poco inferiore ai 245mila dollari, e quindi il loro nucleo familiare faceva parte del 10 per cento più benestante degli Stati Uniti. Eppure, se si escludono le tasse e i risparmi, i due hanno vissuto con appena 15.280 dollari: il 6,25 per cento dei loro guadagni.

Cosa è successo al resto del loro stipendio, pari a quasi centomila dollari? Lo hanno devoluto in beneficenza.

Questa somma corrisponde al 40 per cento del loro reddito lordo, e non è la prima volta che Wise e Kaufman fanno beneficenza: dal 2008 donano tutti gli anni una percentuale simile del loro reddito.



Come dimostrato nell'articolo, reddito e felicità non vanno necessariamente di pari passo ed è un fatto provato, l'articolo si concentra sul fatto che il volontariato o il donare siano elementi che producono felicità negli individui soprattutto in contrapposizione al conservare il denaro per uno stile di vita inutilmente più agiato. 
Anche questo è statisticamente vero e in generale tutti sperimentiamo, chi più chi meno, la gioia che scaturisce nell'aiutare qualcun altro senza farlo con interesse. 

Da una ricerca sui donatori di sangue (che è un dato estremamente importante nelle statistiche italiane in quanto viene considerato il dono per eccellenza e concorre a determinare gli indicatori sulla generosità di un luogo) emergeva che il gesto di un dono anonimo e gratuito non solo era soddisfacente, ma renderlo a pagamento avrebbe diminuito la quantità di donatori e di fatto avrebbe prodotto una minor quantità di donazioni, contro ogni aspettativa. 

Detto ciò, quello che chi riporta questa storia,a mio avviso, considera poco, è che la coppia è sana, non ha figli, non ha parenti a carico e rinuncia a una grossa parte del reddito per scelta questo significa che la coppia ha un'ampia disponibilità di denaro in partenza, denaro che non viene da rendita ma dal proprio lavoro, e che quindi, sappiamo dallo stipendio, viene socialmente riconosciuta come meritevole ( nella società occidentale lo stipendio è quasi sempre il metro di misura per definire quanto una persona vale nella sua comunità di riferimento) ricevendo quindi un feedback positivo dal mondo esterno, i due protagonisti della storia, fanno lavori soddisfacenti che premiano le loro peculiarità, probabilmente sono i lavori per cui hanno studiato investendo ore, risorse economiche e allenando i propri cervelli e le proprie caratteristiche psicosociali ad essere sempre più rilevanti e riconosciute.
Se vediamo infatti le indagini sui lavori più "felici" e che influenzano la felicità in toto, vediamo che le caratteristiche principali non sono ne il reddito ne la generosità ma sono:
- responsabilità e controllo
- contatti sociali/naturali
- riconoscimento sociale
- utilità sociale

Inoltre non vivono eventuali ansie di necessità, possiamo vedere dal grafico sull'articolo che spendono l'1% in spese sanitarie, quel dato non è un merito ma sostanzialmente una casualità positiva, in caso di necessità possono avere una disponibilità di denaro più che abbondante che non precluderà il loro futuro e le loro scelte, in pratica possono liberarsi di soldi ora, ma:
-  non vivono l'ansia di non avere possibilità
-  non vivono in particolare il dover fare un lavoro poco soddisfacente (perchè l'equivalente del loro stipendio residuo equivale a un lavoro a basso riconoscimento sociale e a bassa capacità intellettuale o caratteriale, in pratica si tratta spesso di lavori di manovalanza) 
-  non avendo un lavoro di basso riconoscimento, la comunità li valuta come persone di rilievo rendendoli integrati e apprezzati
- hanno la possibilità di donare ampie somme di denaro accrescendo il proprio valore sociale e la propria stima di sè

In pratica quello che sto cercando di dimostrare è che sì, vivere con una somma media e una somma alta non cambia di molto la felicità e sì la donazione ha effetti positivi sulla nostra vita come donatori, ci fa sentire bene ma, idealizzare un caso di rinuncia, più o meno temporanea, per quanto molto positivo:
-  non cambierà il fatto che la loro felicità non viene solo dalla donazione o dal basso reddito ma da un insieme di fattori che in realtà sono in gran parte dovuti o collegati proprio al loro reddito
- che una scelta libera non è l'equivalente di una situazione obbligata in cui il pensiero è il contrario, cioè trovare un modo per avere di più per essere tranquilli perchè 15k dollari l'anno non permettono emergenze 
- che la coppia non vive l'ansia dell'emergenza (ad esempio sanitaria) e può cambiare idea in caso di necessità in qualsiasi momento cambiando radicalmente la propria capacità economica 

Questo non per fare il guastafeste della situazione, la storia è bella e non voglio togliere valore al gesto, ma a volte in nome di un'esaltazione del positivo dimentichiamo variabili meno poetiche ma reali.

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