giovedì 26 gennaio 2017

Giornata della Memoria, memoria di cosa?

Nella giornata della memoria si riapre un doloroso capitolo della storia europea e mondiale. O meglio, si tenta di tenerlo aperto perchè è stato riconosciuto come così grave e così enorme, che una grossa parte dell'umanità coinvolta, ha ufficialmente deciso che non si poteva permettere di rischiare di dimenticarlo. Si è deciso, collettivamente di tenere nel presente, la Shoah la strage avvenuta sotto il regima nazista, in primis del popolo ebraico, ma non dimentichiamo che non solo gli ebrei furono perseguiti. Nella lista nera vi furono infatti omosessuali, malati di mente, disabili, oppositori, rom e sinti, testimoni di Geova, slavi e polacchi anche non ebrei, e donne considerate inutili o non conformi, si parla di milioni di vittime che, un po' per ignoranza, un po' per memoria selettiva, si sceglie di bypassare.

In questi giorni di migrazione, in tanti stanno trovando analogie con il trattamento ricevuto dai migranti, inutile girarci intorno, tra foto somiglianti a quelle dei campi di concentramento tedeschi e quelli di "accoglienza" greci, è difficile non trovarci analogie.

Spesso queste analogie hanno però un effetto opposto, afferrano l'estetica della questione ma non colgono la sostanza della realtà, perchè?



Perchè quando paragoniamo un campo di concentramento a un campo di ricezione o i numeri sul braccio per l'identificazione stiamo concentrandoci sull'impatto visivo del nostro immaginario dimenticando che il campo di concentramento tedesco era un buco per morire e lavorare in cui si veniva deportati forzatamente da altri stati dopo essere stati sostanzialmente disconosciuti come esseri umani aventi diritto e da cui non si poteva uscire, i campi di raccolta alla frontiera sono un sistema pessimo per la gestione di un'immigrazione massiva e volontaria di migliaia di persone, che fisicamente impatta su stati non preparati. Questo non è per togliere gravità alla situazione di emergenza, alle condizioni metereologiche e i mezzi scarsi, è vero che i migranti sono in fila nella neve per il cibo, il cibo però è dato per cercare di nutrire non per farli lavorare. gli stati impiegano risorse per tenere in vita le persone non per deportarle e ucciderle, le analogie dei campi hanno più a che vedere con il non sapere (e non volere in termini di costi) gestire la situazione di troppe persone raccolte in uno stesso posto, che con un obbligo di detenzione per razza.

Prima che mi si azzanni alla gola, vorrei precisare che i campi (come era prevedibile) sono pessimi, non vengono rispettate le condizioni base e che l'Europa sta gestendo malissimo la questione, purtroppo il fronte greco è in crisi nera, l'Italia è ancora in recessione e l'Europa è totalmente disgregata al suo interno come istituzione, inoltre i vari stati sono in pieno conflitto sulla questione migrazione, ogni fazione vive la carta immigrazione come jolly politico elettorale, con le destre che incalzano, i soldi che mancano, nessuno che vuole rischiare di rovinarsi la reputazione facendo un salto più lungo della gamba, con il risultato di un classico NIMBY (Not In My Back Yard) rimbalzato tra atti eclatanti di buonismo e rivolte popolari di bassa lega. 
Insomma è una tragedia umana che non solo è terribile ma si trova anche nel momento sbagliato, con il risultato che si sta gestendo molto male la vita di persone già disperate.

Ma vogliamo trovare davvero le analogie tra le migrazioni e l'olocausto? 
Io voglio farlo perchè ci sono e sono molto peggio delle fotografie di persone in fila per il cibo. Partiamo dal fatto che i soggetti prelevati, prima della deportazione, venivano riconosciuti, schedati e privati di cittadinanza per legge, venivano loro confiscati automaticamente tutti i beni di proprietà che passavano allo Stato, ai più fortunati, quindi con appoggi politici o amicizie o quelli che migrarono all'inizio delle legiferazioni contro le categorie sopra citate, venivano lasciati i soldi sufficienti per espatriare.
Il tema della cittadinanza, è un tema che torna, ma mentre nel caso migranti si discute se attribuire una cittadinanza diversa in base a motivazioni specifiche, nel caso della Shoah, la cittadinanza era un diritto negato automaticamente.
Non è nelle immagini seppure forti e toccanti e terribili e drammaticamente vere che dobbiamo guardare, ma è nella banalità del male.
Letteralmente.
Riprendiamo la causa raccontata dalla filosofa tedesca Hannah Arendt nel suo celebre libro "la banalità del male" che racconta la storia della Shoah attraverso gli occhi e le ricostruzioni di documenti di un ex militare che è poco più di un burocrate con l'uniforme, Otto Adolf Eichmann.

Le similitudini sono le seguenti:

- I migranti visti come minaccia, basta vedere l'Italia ma anche il Regno Unito con la May, ma anche gli Stati Uniti di Trump, la Polonia, la Germania ecc...  sempre più parte della popolazione, fomentata dalle destre, vede nei migranti un'unica cosa, non importa la disperazione, non importano le motivazioni, vede nel singolo migrante tutti i migranti, vede una minaccia "diversa", alla propria identità, e ascolta la propria pancia, non a caso salgono sempre di più le destre al potere e vincono i sentimenti meno cooperativi con l'ascesa di personaggi carismatici e iracondi che fondano parte della propria vittoria proprio sulla carta immigrazione

- Vite umane valutate in base al costo, questo è un elemento fondamentale, che più di altri determinò lo schieramento di popoli e governi. Ebrei e migranti visti come costo economico (comportano un costo anche i disabili e i pensionati, non per questo ci facciamo il problema se occuparcene o meno), si riducono a una spesa inutile che grava sulle tasche della popolazione, sia che sia un costo per il mantenimento in vita, sia che sia un costo per la perdita. Si contesta infatti, e questo è un segno indicativo del valore di vita dato, anche la raccolta dei morti in mare, ci si pone più il problema che i pesci che mangiamo abbiano mangiato umani che non il restituire dignità ai corpi perduti da riconsegnare alle famiglie. Un ragionamento del genere fatto su italiani sarebbe semplicemente impensabile, pensare che non vengano recuperati i corpi di italiani caduti in mare sarebbe stato fuori discussione, soprattutto per una questione di costo, basti pensare ai fatidici due Marò, ma anche agli stessi ebrei vittime di strage nazista, di cui ancora si cercano gli oggetti nei campi di concentramento e si recuperano contatti con le famiglie migrate in altri stati.

- Il non curarsi di dove finiranno i migranti vivi, e questo a mio avviso è il punto fondamentale, la Shoah si studia a scuola come sequenza di eventi, si studia per fatti e per leggi, per manovre di guerra, per numeri, non si studia però il comportamento umano e tutto sommato banale degli Stati, comportamenti che hanno reso il comportamento disumano di uno Stato, un fatto di portata mondiale.
Comportamento poi, che è stato estremamente diverso a seconda della nazione, non si approfondisce per esempio, il fatto che la Francia autorizzò i tedeschi a deporttare gli ebrei (considerati un surplus e un costo in vista dei vantaggi di recupero dei beni mobili e immobili degli stessi) senza domandarsi dove finissero, ma dando per scontato che fossero semplicemente portati altrove, a lavorare.
Non si preoccupò di dove sarebbero finiti, bastava non fossero un costo.
Quando si accorse che in realtà venivano deportati per andare a morire (una cosa che non avvenne per gran parte della guerra eccetto che in Polonia, dove la Germania aveva i campi più cruenti e meno controllati), la Francia tentò di ritrattare gli accordi ma era tardi, ne erano già morti centinaia di migliaia.

L'Europa ha stanziato con la Turchia un accordo per bloccare i migranti alle frontiere, non ci si chiede come saranno trattati, nonostante i rapporti di Amnesty abbiano denunciato abusi e maltrattamenti.
- Le persone, soprattutto in Germania, erano troppo prese dalla crisi economica e dalla banalità delle loro ansie quotidiane per preoccuparsi di che fine facessero gli ebrei, venivano indicati come un problema, un costo, avvantaggiati rispetto ai tedeschi sul piano economico (tipo hanno 35 euro al giorno e vivono negli hotel, scherzo ma anche no) che detenevano ingiustamente la ricchezza che spettava al popolo tedesco, questa rabbia banalmente molto economica, andò ad aggiungersi alle differenze culturali tra ebrei, omosessuali, rom e sinti, malati di mente, oppositori e testimoni di geova e popolo tedesco, e se eliminare gli ebrei significava uscire dalla fame, avere più lavoro e così via, tutto sommato andava bene.

Era una questione molto più economica di quanto non vogliamo ricordare.
Si parla infatti di caduta morale di un'intera nazione (infatti in Germania e, anche se pochi lo sanno, in Romania, non ci fu alcuna opposizione o quasi, da parte della popolazione verso le deportazioni, le leggi razziali ecc...).

Ma continuiamo.
Molti magari non sanno che la Germania aveva un campo di concentramento "vip" o anche "civetta", dove venivano internati i personaggi più famosi e non dimenticabili dei vari stati, campo in cui la Croce rossa aveva accesso per verificare che le condizioni di vita dei deportati fossero accettabili, era un campo vetrina a Theresienstadt che poteva essere appunto, visitato.

Le prossime manovre dell'Europa in tema migranti sono principalmente l'investimento di fondi verso la Libia (ironia vuole che i fondi siano quelli per il sostegno dell'Africa) per addestrare gli agenti di frontiera libici a bloccare le barche di trafficanti, ovvero i migranti stessi, impedendogli di uscire dal paese e aumentare le manovre di rimpatrio. Insomma non importa dove andranno o da cosa scappino, basta che non siano in Europa e si chiuderà un occhio come con la Turchia (occhi tuttora chiusissimi) su come verranno trattati, che fine faranno.

Una cosa che abbiamo dimenticato noi italiani però, anche se darebbe al fascismo qualcosa di buono è che l'Italia dall'estero non viene studiata come il posto dei campi, come la studiamo noi, che nel tentativo di rimuovere una sequenza drammatica, attribuiamo ad un periodo storico solo i lati negativi, ma sul tema ebrei, fascisti inclusi, gli italiani adottarono un atteggiamento molto particolare, e molto più interessante di quanto non si studi nelle scuole, dove sarebbe impensabile dichiarare che nel fascismo, ci fosse dell'umanità (ce n'era, questo non significa che andasse bene il fascismo che era comunque una dittatura e anche punitiva, ad esempio con gli oppositori politici).


Infatti tornando a "la banalità del male", durante il processo vengono riesaminati i documenti passati tra i capi nazisti e spiegati dallo stesso Eichmann, gli italiani risultarono particolarmente diversi da come ce la raccontiamo, abili nel cercare di applicare il meno possibile le normative tedesche sul tema, con leggi applicate sotto pressione tedesca e allo stesso tempo facili da evitare (con l'iscrizione di un qualsiasi parente al partito fascista, gli ebrei venivano esentati dalle leggi razziali, le leggi sugli ebrei in Italia si applicavano quindi solo parzialmente e non in modo duro), con frustrazione da parte dei tedeschi, venivano messi in atto trucchi a dir poco creativi che includevano il dire ai tedeschi di aver realizzato una retata di ebrei, indirizzare le truppe tedesche per poi dire che erano fuggiti mentre invece erano stati deliberatamente mandarli nel posto sbagliato (giuro, a Marsiglia) mentre gli ebrei venivano immigrati in Italia, gli venivano dati documenti falsi e venivano fatti imbarcare per l'America a costo dello stato italiano, questo lo facevano gli stessi fascisti. (sì ripeto non voglio riportare il fascismo, ma esistono anche questi fatti).
L'Italia, nel periodo delle grandi deportazioni europee, veniva considerato un porto sicuro anche per il fatto che essendo alleata della Germania, la Germania non poteva comportarsi imponendosi eccessivamente.
Gli italiani non erano buoni, sia chiaro, ma come nazione, sul tema ebrei, e come tendenza generale e decisioni politiche, furono un popolo particolare, innanzitutto gli italiani non sentivano la "questione ebraica" e questo non perchè non ci fossero ebrei in Italia o  non ci fossero differenze socioculturali o problemi economici, ma perchè erano integrati tra gli italiani e la questione era tendenzialmente senza senso, erano semplicemente persone.

L'Italia fu sempre ambivalente, così assurdamente ambivalente che lo stesso Roberto Farinacci, capo del movimento antisemita italiano, aveva come sottosegretario un ebreo.

Il livello di assurdità dei giochi di mano italiani si spinse fino a costruire i campi di concentramento sotto le pressioni dell'alleato tedesco, ma di fatto impedendo alla Germania di accedervi o di deportarne mai gli "ospiti".
Fino al '43 l'Italia resse alle pressioni, fino a quando la Germania non inviò propri funzionari a fare quello che gli italiani di fatto non facevano, liberarsi del "problema". 
Dal '43 al '45 vengono sterminati ebrei e italiani sotto le armi tedesche come sappiamo dalle storie delle nostre strade e dei nostri paesini, gli italiani formano i movimenti partigiani, le staffette, in tanti costituiscono la resistenza al nazismo, sanguinosa e protratta soprattutto nel centro e nord Italia, dove vengono effettuati veri e propri rastrellamenti e più si avvicina la fine, più gli eccidi si fanno efferati e numerosi, con la strage di interi paesi e porzioni di territorio, nonosante questo, ancora gli italiani, attraverso chiese, ospedali, fascisti e resistenti continuano a trasferire gli ebrei dal nord al sud italia liberato dagli americani grazie al passaggio con documenti falsi, in tempi recenti si scopre che persino Bartali, noto ciclista antifascista (ma essendo famoso, non toccato dal regime) fu un membro attivo delle staffette, sì, con la sua bicicletta. (Consiglio la visione del documentario "My italian secret")

Nella giornata della memoria vorrei ricordare quindi non solo lo sterminio, perchè siamo umani, tendiamo a localizzarlo e definirlo a un popolo, a un tempo e a un luogo che non ci coinvolge, che è statico nell'ambra di un immaginario specifico fatto di tute a righe, numeri tatuati sulle braccia e code per il cibo, senza necessariamente vederne il significato e, soprattutto, le cause reali.

Nella giornata della memoria vorrei ricordare l'indifferenza di molti stati (non tutti, infatti Danimarca, Bulgaria e Italia sono citati come casi di opposizione sul tema ebraico) e di tutti i burocrati e di tutti i popoli e la gente che per fame, per paura o per menefreghismo hanno permesso le deportazioni di milioni di esseri umani, di concepirli come meno umani, in nome di un risparmio di costi e un guadagno (Arbeit macht Frei - il lavoro rende liberi, il motto del famoso campo di Auschwitz dove gli ebrei e gli altri prigionieri venivano messi a lavorare per aziende quali Ikea, Thyssen-Krupp, Siemens e altri a costo zero, di fatto erano un vantaggio per il paese, infatti più che crudeli, i tedeschi furono incredibilmente e spaventosamente efficienti)

Nella giornata della memoria, agli italiani vorrei ricordare che in tutto il male qualcosa di cui andare orgogliosi ce l'avevamo ed era qualcosa di molto più importante dell'eccellenza nella moda o nell'alimentare, la nostra umanità, erano le staffette, erano il pensare che una vita valesse, perchè semplicemente valeva, non c'era da discuterne, non c'era da discutere sul perchè tenere in cantina una famiglia ebrea mentre volavano volantini che annunciavano che chiunque fosse trovato ad aiutare un ebreo sarebbe stato ucciso, non c'era da pensarci sul farsi anche 60 km al giorno in bicicletta nelle strade sterrate delle terre di palude per portare messaggi e documenti falsi. Noi italiani se proprio vogliamo avere un orgoglio nazionale, noi che siamo il popolo di dominazioni e scorribande e secoli di migrazioni e regioni e paesini ognuno con la sua cultura, noi come spirito nazionale dovremmo andare fieri della nostra umanità storica, riporto in proposito alcuni dei pezzi riportati nel libro della Harendt quando descrive l'Italia sulla questione ebraica.

"E quando la questione divenne una questione di vita o di morte, gli italiani, col pretesto di salvaguardare la propria sovranità, si rifiutarono di abbandonare questo settore della propria popolazione ebraica; li internarono invece in campi, lasciandoli vivere tranquillamente finchè i tedeschi non invasero il paese. (ovviamente tranquillamente è inteso per la situazione dell'epoca, i campi erano comunque campi quindi con condizioni igieniche scarse e cibo sufficiente, ma rispetto alle direttive tedesche imposte o gli stati che lasciavano deportare, i campi italiani erano più fatti per tenere in vita chi ci entrava che non per ucciderlo, e questo ci sembra poco ma all'epoca era sostanziale) Questa condotta non si può spiegare con le sole condizioni oggettive (l'assenza di una questione ebraica), poichè naturalmente questi stranieri costituivano in Italia un problema così come lo costituivano in tutti gli altri Stati europei, Stati nazionali fondati sull'omogeneità etnica e culturale delle rispettive popolazioni. Quello che in Danimarca fu il risultato di  una profonda sensibilità politica, di un'innata comprensione dei doveri e delle responsabilità di una nazione che vuole essere veramente indipendente - "per i danesi...la questione ebraica fu una questione politica, non umanitaria" (Leni Yahil) - in Italia fu il prodotto della general, spontanea umanità di un popolo di antica civiltà.
L'umanità italiana resistè inoltre alla prova del terrore che si abbattè sulla nazione nell'ultimo anno e mezzo di guerra.
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L'ufficio di Eichmann diramò alle sue varie branche una circolare in cui si avvertiva che di dovevano subito prendere le "necessarie misure" contro gli "ebrei di nazionalità italiana". La prima azione doveva essere sferrata contro gli ottomila ebrei di Roma, al cui arresto avrebbero provveduto reggimenti di polizia tedesca dato che sulla polizia italiana non si poteva fare affidamento. Gli ebrei furono avvertiti in tempo, spesso da vecchi fascisti, e settemila riuscirono a fuggire.
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Così circa trentacinquemila ebrei furono catturati nell'Italia settentrionale e sistemati in campi di concentramento nei pressi del confine austriaco. Nella primavera del 1944, quando ormai l'Armata rossa aveva occupato la Romania e gli alleati stavano per entrare a Roma, i tedeschi violarono la promessa e cominciarono a trasportarli ad Auschwitz: ne portarono via circa settemilacinquecento, di cui poi ne tornarono appena seicento. Tuttavia gli ebrei che scomparvero non furono nemmeno il dieci per cento di tutti quelli che vivevano allora in Italia."

Forse è questo che dovremmo ricordarci, servirebbe un'altra parola per memoria che non sia solo immaginario e numeri ripetuti ma sia comprensione del fenomeno e dei suoi elementi.

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